Stavolta l’impresa non riesce: l’Atalanta perde 3 a 2 al Gewiss Stadium contro il Villareal e saluta la Champions League. Che fosse difficile era palese, ma la debacle nerazzurra, che pure nelle precedenti edizioni della manifestazione aveva messo a segno colpi incredibili e ben più difficili probabilmente di passare un girone con Young Boys, Villareal e uno United non irresistibile, forse fa più rumore dei miracoli compiuti. Un incidente di percorso? Sembrerebbe di sì, visto che i nerazzurri dopo essere scomparsi dal campo si svegliano. Tardi, ma si svegliano.
Ma si intuisce subito che non è la miglior serata per la squadra di Gasperini. Incredibile dopo soli tre minuti l’errore dei nerazzurri: palla a metà tra Demiral e De Roon che danno vita a un improbabile “Prego, si accomodi”, dello scambio di cortesie approfitta Dani Parejo che lancia Danjuma solo contro Musso per l’uno a zero degli spagnoli. È un messaggio abbastanza chiaro di quella che sarà la partita: non una passeggiata, con il redivivo Albiol che guida con la consueta saggezza la difesa del Villareal, Parejo che detta i tempi e Danjuma che si rivela un gran bel giocatore, mandando ai matti puntualmente Demiral. E in generale il Villareal è un pessimo cliente: pressing non asfissiante, ma fastidioso, e ripartenze sempre pericolose.
Ma al netto dei meriti del Villareal, che sono tanti, non è la solita Atalanta quella che per un’ora si è vista in campo al Gewiss Stadium: non quella straripante e generosa che fa a fette il campo e spesso anche gli avversari. E infatti sul finire del primo tempo il “sottomarino giallo” trova il secondo gol: Capouè caparbio si prende l’ennesimo pallone della partita, lo gira sulla destra e poi si fa trovare pronto al centro sul cross basso del compagno, mettendo il pallone alle spalle di Musso.
Non cambia nulla nei primi venti minuti del secondo tempo: l’Atalanta prova ad attaccare ma ancora in maniera confusa e poco concreta, mentre il Villareal con lo splendido asse tra Gerard Moreno e Danjuma confeziona il terzo gol, ancora col gioiello olandese che si gira in un niente e segna. Impossibile a quel punto, anche per l’Atalanta, sfoderare la solita verve e quello spirito che ha speso reso possibili anche le imprese più impossibili. Impossibile? Lo sarebbe ancora quando arriva il solito sinistro bomba di Malinovsky che da fuori trova il 3 a 1.
Un po’ meno impossibile sembrerebbe quando Ilicic manda dentro Zapata che fa il 3 a 2 a dieci minuti dalla fine. Ma il destino fornisce il suo verdetto quando Muriel all’85esimo prende il palo e sulla ribattuta a porta vuota Toloi la spedisce fuori da due passi. Il resto sono gli applausi, giusti e generosi dei tifosi atalantini.
La terza qualificazione consecutiva agli ottavi su tre partecipazioni alla Champions avrebbe impreziosito ulteriormente la già preziosissima storia recente dell’Atalanta, è chiaro. Ma la squadra di Gasp in Europa ci resta, seppur non nella principale competizione. E una squadra forte, in grado di mettere in difficoltà chiunque, può fare dell’Europa League una sfida entusiasmante e non un fastidio.