Sono cresciuta in Molise, dove Antonio Di Pietro era una specie di istituzione (e non solo per il suo inconsapevole impegno nella promozione del dialetto locale sulla tv generalista). Eppure, Silvio Berlusconi ha saputo ritagliarsi anche lì la sua fetta di fedele elettorato per molti anni, una fetta così grossa a livello nazionale da avergli permesso di non scomparire mai dalla scena. Come una di quelle canzoni pluripremiate che ogni tanto ricicciano con prepotenza in versione remix, anche l’ex Cavaliere sta attraversando un nuovo momento di gloria: qualcunə lo propone come Presidente della Repubblica.
La memoria corta non basta a giustificare uno scenario del genere. Mi viene da pensare che – alla fin fine – per tantə gli “sbagli” commessi da Berlusconi non siano poi così gravi… e questo mi sembra surreale! Per me non serve nemmeno citare la compravendita di senatori, la frode fiscale, i legami di Dell’Utri con Cosa Nostra, il mancato premio Oscar alla sceneggiatura quando Karima El Marough (alias Ruby) era diventata la nipote di Mubarak. Per rendermi conto che non abbiamo bisogno di un individuo del genere a rappresentare il Paese, mi basta ricordare tutte le volte in cui è stato l’emblema del maschilismo.
Non per fare l’avvocata del diavolo, ma nel 2005 dichiarò con fermezza di non essere affatto sessista come moltə insinuavano… come? Dicendo “sono il primo a volere la presenza delle donne, carine e anche brave, in Parlamento“. Forse credeva di farci un favore concedendoci spazio politico in cambio di competenza, certo, ma anche bella presenza.
Qualche anno dopo, a una ragazza che al Tg2 gli chiedeva con quali mezzi potesse costruirsi una famiglia se il precariato non le concedeva un lavoro stabile, l’allora premier trovò subito la soluzione: basta sposare un milionario e il gioco è fatto! Senso dell’umorismo, dicono alcunə… beatə loro, evidentemente non sentono il bisogno impellente di farsi teletrasportare su Marte.
L’anno dopo, ospite da Vespa, insultò Rosy Bindi dicendole “lei è più bella che intelligente”, tra il silenzio degli altri ospiti in studio. Sai che novità. Solo la stessa Bindi riuscì a tenergli testa, rispondendo “evidentemente io sono una donna che non è a sua disposizione”. E poi, quella volta a Roma in cui propose una serie di doppi sensi di fronte a una rappresentante di un’azienda che lo aveva ospite per parlare di energie rinnovabili. “Ma lei viene a costo zero? E quante volte viene?” (intanto la invita a girarsi per poterla osservare nel suo vestito attillato) e giù scroscianti applausi dal pubblico, come fosse la sagra della porchetta.
Nel 2016 disse in radio che Giorgia Meloni non era adatta a fare la sindaca di Roma. Perché è bigotta, pensavo io. No no, perché stava per diventare mamma, pensava lui. E si sa, le mamme hanno troppo da fare per mettersi in testa di poter gestire un lavoro così impegnativo.
Lo scorso anno in Calabria aprì il comizio di Jole Santelli così: “la conosco da ventisei anni e non me l’ha mai data“. Insomma, è pure troppo semplice sentirsi giullari di corte se a ridere del tuo sessismo c’è una manica di leghisti calabresi. È comico anche solo l’ossimoro.
Insomma, le uscite maschiliste di Berlusconi sono più delle carte dei Pokémon, ma non altrettanto divertenti. Mi preme ricordare forse la più meschina delle affermazioni di quest’omuncolo. Era il 2009 e la storia di Eluana Englaro e della battaglia di suo padre Bettino per il rifiuto dell’accanimento terapeutico era al suo apice. Da diciassette anni Eluana sopravviveva in stato vegetativo, nonostante la delicatezza della faccenda, per propagandare il suo rifiuto al diritto di morire di Englaro, Berlusconi scelse queste parole: “Eluana è una persona viva (…) potrebbe anche avere un figlio“. Mi chiedo come si possa anche solo elaborare un pensiero del genere di fronte a una donna priva di coscienza, figuriamoci dirlo.
Provo vergogna e rabbia per ognuno di questi episodi, però non mi fraintendete: Berlusconi al Colle non sarebbe un’offesa per le donne. Sarebbe un’offesa per chiunque. Spero che queste righe siano utili solo a lasciare completamente in bianco la colonna dei pro.