Lo scorso 23 novembre il gip di Marsala, Sara Quittino, si è riservata di decidere sulla richiesta della Procura di Marsala di archiviare le nuove indagini sul rapimento di Denise Pipitone dopo che Giacomo Frazzitta, legale di Piera Maggio, madre di Denise, aveva fatto opposizione alla richiesta di archiviazione sulla base di importanti elementi. Tra questi, alcune intercettazioni ambientali dello scorso 25 maggio nelle quali si udirebbe Anna Corona, principale sospettata secondo la famiglia di Denise, parlare con la figlia Alice e dire abbassando la voce: “Lo vuoi sapere chi è stato quella volta? Lo vuoi sapere? Io con Giuseppe”. E ancora: “Alice! Non ne devi fare parola con nessuno altrimenti con te poi non ci parlo più…”.
Come ho evidenziato in questo blog, le intercettazioni del 25 maggio 2021 che ai carabinieri di Trapani paiono chiare e inequivocabili, per il consulente della Procura di Marsala sarebbero incomprensibili e per i pm Roberto Piscitello e Giuliana Rana non possono assumere “rango di prova o mero indizio circa la responsabilità dell’indagata Corona né di altri soggetti” e quindi non rivestono alcun rilievo penale.
A questo proposito, l’ingegner Michele Vitiello, consulente informatico dei legali di Piera Maggio, intervistato da Milo Infante nella trasmissione “Ore 14”, ha rivelato che dal suo intenso lavoro, in cui si è avvalso di uno scrupoloso team di esperti e di strumentazioni di ultima generazione, emerge la perfetta corrispondenza con quello che hanno ascoltato e riportato i carabinieri di Trapani in merito alle intercettazioni del nuovo filone di indagine sul rapimento di Denise.
Sempre l’ingegner Vitiello ha tenuto a precisare che il consulente della Procura di Marsala è un semplice trascrittore che si è avvalso di un software obsoleto risalente a più di vent’anni fa per analizzare, in soli 15 giorni, intercettazioni ambientali di cruciale rilevanza, frasi pronunciate in dialetto e in circostanze tali da richiedere un meticoloso lavoro di ascolto, decifrazione, traduzione e trascrizione. Nella relazione fatta dal consulente della Procura, sempre secondo l’ingegner Vitiello, non ci sarebbe neppure traccia della paventata collaborazione con i Ris di Messina dei quali il consulente si sarebbe dovuto avvalere per un’analisi di assoluta precisione.
Di fronte a queste valutazioni che conducono a conclusioni diametralmente opposte, il gip Sara Quittino dovrà decidere se archiviare le indagini, continuarle ed eventualmente disporre altre perizie o addirittura procedere con un’imputazione coatta anche se l’indirizzo dato dalle valutazioni dei pm sembrerebbe aver già tracciato la strada. Ma il destino del proseguimento delle indagini sul rapimento di una bambina che all’epoca dei fatti non aveva neppure quattro anni non sarà solo nelle mani del gip, ma anche nelle decisioni che prenderà la Commissione d’Inchiesta Parlamentare presentata dai deputati del Pd Alessia Morani e Carmelo Miceli e condivisa da tutte le forze parlamentari, che ha preso il via lo scorso 2 dicembre anche grazie alla spinta che il giornalista Milo Infante ha voluto dare, attraverso la sua trasmissione, con la richiesta diretta alla Commissione Affari Costituzionali del Senato.
La Commissione d’Inchiesta ha molte carte da giocare per far sì che venga fatta finalmente luce su una vicenda che è stata caratterizzata da molte ombre, omissioni, errori e depistaggi, perché potrà interagire con la Procura e chiedere di ripetere l’inchiesta, disporre suggerimenti ai pm, operare nuove investigazioni, sequestri, perizie e – qualora ravvisi particolari criticità, incompatibilità ambientali, legittimo sospetto – addirittura richiedere alla Cassazione di spostare di sede il processo.
La chiarezza e la certezza che tutto il possibile sia stato fatto per stabilire la responsabilità di chi ha strappato una bambina alla sua famiglia e di chi potrebbe aver impedito che si giungesse all’individuazione dei colpevoli è qualcosa che si deve a Piera Maggio e a Piero Pulizzi che da 17 anni, oltre al dolore di essere stati privati della loro figlia, stanno vivendo l’angoscia e la consapevolezza di essere stati lasciati da soli nella ricerca della verità.