Economia & Lobby

Divieto di vendere o affittare edifici che non rispettano standard di efficienza energetica: il piano Ue per la svolta green dell’immobiliare

Non sono ancora chiari i particolari di una proposta che dovrebbe essere presentata il 14 dicembre, scrive Il Messaggero, ma da ciò che emerge da una prima bozza è chiaro che la volontà di Bruxelles è quella di rispettare la road map che porti l'Unione ad avere edifici ad "emissioni zero" entro il 2050

La rivoluzione green che l’Unione europea ha intenzione di mettere in atto colpirà anche il settore immobiliare. Il piano della Commissione guidata dalla presidente Ursula von der Leyen, che già ha fissato al 2035 lo stop alla vendita di auto a diesel o benzina, è quello di impedire la vendita o l’affitto di edifici che non abbiano uno standard minimo di efficienza energetica. Non sono ancora chiari i particolari di una proposta che dovrebbe essere presentata il 14 dicembre, scrive Il Messaggero, ma da ciò che emerge da una prima bozza è chiaro che la volontà di Bruxelles è quella di rispettare la road map che porti l’Unione ad avere edifici ad “emissioni zero” entro il 2050. Un provvedimento che, però, rischia di sconvolgere il mercato immobiliare dell’intero continente, visto che in Italia, ad esempio, un’ampia fetta degli immobili sul mercato appartiene alla classe energetica G, la più bassa.

Per farlo, Palazzo Berlaymont chiederà ai singoli Stati di definire gli standard minimi di prestazione energetica per gli immobili che avranno applicazione dal 2027 e che dovranno essere rispettati entro il 2035. Un piano ambizioso, vista la massiccia presenza di edifici con un livello di efficientamento energetico datato, tenendo anche conto che il boom di ristrutturazioni e opere volte a migliorare la classe energetica degli edifici è destinato a ridimensionarsi con la diminuzione degli incentivi legati al Superbonus al 110%. Si tratterebbe, inoltre, di una spesa enorme: basti pensare che, secondo i dati Enea presentati dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, nel corso dell’audizione sulla manovra di bilancio, “a fronte di 9,6 miliardi di lavori, gli oneri ammontano a 10,5 miliardi, e siamo allo 0,5% del patrimonio immobiliare italiano”.

Anche perché lo sforzo che l’Ue ha intenzione di chiedere ai proprietari degli immobili non è da poco: entro il 2027 dovrà essere garantita la classe energetica E, passando poi alla D nel 2030 e, infine, alla C dal 1 gennaio 2033. Deadline per le quali si potrà però ottenere una deroga, per quanto riguarda il diritto di affitto o di vendita, che consiste nell’impegno di adeguarsi agli standard richiesti entro tre anni dalla stipula dell’atto di vendita o del contratto di affitto.

Un provvedimento che, secondo fonti di Confedilizia sentite dal Messaggero, rischia però di avere gravi ripercussioni sul mercato immobiliare e anche dal punto di vista sociale. Da una parte l’obbligo di riqualificazione rischia di far pesare sulle spalle dei cittadini la svolta green sugli edifici, dall’altro tutti gli immobili che non si adegueranno usciranno di fatto dal mercato, facendo lievitare i costi di acquisto e affitto per chi cerca casa, e saranno fortemente svalutati.