di Marcella Loporchio *
E poi alla fine le soft skills, le capacità relazionali, si prendono la loro rivincita. Per decenni relegate a completare degli spazi del curriculum vitae quasi senza alcun significato, oggi assurgono a ruoli di rilievo e risultano essere indispensabili nel lavoro.
Bisogna necessariamente chiarire da dove parte tutto questo cambiamento e come mai, in un sistema che ha sempre puntato verso le hard skills prettamente tecniche e che non è mai riuscito a valorizzare le competenze trasversali, ora si cercano internamente ed esternamente persone che abbiano la capacità di “andare oltre”.
Le aziende stanno registrando la volontà, da parte dei loro dipendenti, di avere ambienti nei quali potersi esprimere liberamente e dove la loro creatività sia considerata un valore aggiunto e non un limite al raggiungimento degli obiettivi. Il sistema centrale organizzato in maniera verticistica è miseramente crollato con l’avvento del lavoro ibrido (da noi non si può ancora parlare di smart working puro) e del cambio di paradigma da controllo a fiducia/gestione da remoto/obiettivi. Da un lato aziende che hanno saputo adeguarsi ai tempi. Puntando da subito a seguire, oltreché la formazione tecnica e digitale, anche lo sviluppo di conoscenze e competenze su gestione dei tempi, organizzazione degli spazi di vita lavoro, comunicazione interna ed esterna. Dall’altro un mondo bloccato su convinzioni di potere-sfiducia che sta minando non solo il lavoro interno (da qui anche il numero di dimissioni volontarie che si stanno registrando anche in Italia), ma anche un blocco esterno; infatti anche chi cerca lavoro, specialmente la popolazione giovanile, non tollera più un sistema che non investe veramente sulle persone.
Le possibilità per formare i dipendenti vengono dalla Formazione 4.0, attraverso un credito d’imposta, per far acquisire e consolidare le conoscenze tecnologiche previste dal Piano Nazionale Industria 4.0; e anche dal Fondo nuove competenze, istituito nel 2020 con il cosiddetto “Decreto Rilancio” con cui si sono previsti rimborsi ai datori di lavoro per i costi del personale, comprensivi di contributi assistenziali e previdenziali, per la partecipazione dei dipendenti ai corsi di formazione. Il Ministero ha già annunciato, per tale misura, il rifinanziamento per il 2022 e questo ha permesso e permetterà, per tutte le aziende che presenteranno dei progetti, di poter destinare parte dell’orario di lavoro alla formazione. Il tutto mediante accordi previsti di rimodulazione dell’orario di lavoro ricevendo direttamente dall’Inps sul conto corrente il rimborso di quanto dovuto.
Ma effettivamente di cosa hanno bisogno le aziende? Di persone con una spiccata capacità di problem solving, adattabilità al cambiamento, capacità di ascolto e tanta creatività, il tutto completato da digitalizzazione e gestione dei tempi.
C’è da domandarsi però se, nell’ottica di selezione e assunzione di nuovo personale, le aziende siano veramente così pronte ad andare oltre ad un semplice cv, nel quale le esperienze e le competenze sicuramente non vengono valorizzate e non garantiscono la vera scoperta e selezione di talenti. Sì perché la sfida è anche questa, riuscire a rimanere o diventare attrattivi in un mercato che corre e che sta cercando di cambiare anche i paradigmi culturali, spingendo verso una scelta di percorsi di studio volti agli ITS che, ad oggi, sono gli unici ad essere vicini alle aziende e al passo con i tempi. Scardinare i vecchi pregiudizi che relegavano questi istituti a “coloro i quali non volevano studiare” è difficile ma non impossibile se, con l’esempio e la condivisione, si dimostra come tutto questo sia cambiato in maniera sostanziale.
A riprova dell’importanza di quanto detto non possiamo che concludere parlando poi del programma Gol, Garanzia Occupabilità Lavoratori, che è una nuova misura di politica attiva del Lavoro collegata ai progetti del Pnrr. Arrivato con 10 mesi di ritardo prevede, nell’arco di 4 anni, che 3 milioni di persone siano coinvolte nella garanzia di occupabilità oltre al coinvolgimento delle Regioni, Centri per l’Impiego e la necessità di una rete dei servizi e comunicabilità tra pubblico e privato. Inoltre sono previsti cinque percorsi, a seconda dei beneficiari (che vanno dai percettori di ammortizzatori sociali ai disoccupati senza sostegno al reddito), che puntano a costruire un abito su misura rispetto alle competenze necessarie e per le quali il 40% dei percorsi di formazione sarà rivolto in ambito digitale.
Ma esiste la competenza cardine? Sì ed è la responsabilità.
* Consulente del Lavoro e trainer, da oltre 25 anni affianco le aziende e gli enti, pubblici e privati, in ambito di soft skills e benessere organizzativo. Speaker radiofonica e televisiva, da sempre sostenitrice della valorizzazione delle differenze sono Coordinatrice della Commissione Pari Opportunità all’interno dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Bari. Napoletana trapiantata a Bari sono cultrice della materia in Organizzazione del Personale e Gestione delle Risorse Umane alla Facoltà Luigi Vanvitelli della Campania https://www.linkedin.com/in/marcellaloporchio/