“Julian Assange rischia di finire nelle mani dello stesso Stato che, secondo un’inchiesta giornalistica di Yahoo News sostenuta da ben 30 fonti diverse, ha progettato di rapirlo e ucciderlo. Il suo caso dimostra inoltre che la stampa mondiale può essere considerata libera solo fino a quando opera entro i limiti stabiliti dai governi, altrimenti in ogni parte del mondo è difficile sfuggire alla repressione degli apparati statali”. Ѐ duro il commento di Stefania Maurizi, giornalista d’inchiesta collaboratrice del Fatto Quotidiano e tra i massimi esperti al mondo del caso riguardante il fondatore di Wikileaks, dopo la decisione dell’Alta Corte di Londra di ribaltare la sentenza in primo grado che negava l’estradizione negli Usa del giornalista d’inchiesta australiano, dove rischia fino a 175 anni di carcere, motivando la propria scelta con la convinzione che Washington sia in grado di offrire tutte le garanzie per eliminare il pericolo di suicidio durante la sua detenzione. Nell’intervista rilasciata a Ilfattoquotidiano.it Maurizi, autrice del libro Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e WikiLeaks, non ha dubbi nel paragonare l’operato di Stati Uniti e Gran Bretagna nei confronti di un giornalista a quello dei peggiori regimi mondiali: “Sono solo meno brutali, non usano la violenza fisica o la tortura, ma attraverso una fortissima e incessante pressione psicologica possono indurre un uomo come Assange a togliersi la vita”.
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