Nei minuti successivi alla morte del manager Mps, avvenuta nel 2013, la scena sarebbe stata “inquinata” dai pm che effettuarono un primo sopralluogo, di cui non si sapeva sostanzialmente nulla. Il paradosso è che a raccontarlo è un ufficiale dell'Arma che non si sapeva fosse lì, e infatti il suo nome non compare in alcun rapporto di polizia giudiziaria. Si chiama Pasquale Aglieco ed è stato sentito Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso. In passato era stato sentito a Genova che indagava su presunti depistaggi legati a festini sessuali avvenuti a Siena. Ad accusarlo, in forma anonima alle Iene, l'ex moglie e un escort
Nella stanza dell’ex manager Mps David Rossi, nei minuti successivi alla sua morte, è successo un po’ di tutto. La scena, si scopre dopo 8 anni, sarebbe stata “inquinata” dai pm che effettuarono un primo sopralluogo, di cui non si sapeva sostanzialmente nulla. Il paradosso è che a raccontarlo è un ufficiale dei carabinieri che non si sapeva fosse lì, e infatti il suo nome non compare in alcun rapporto di polizia giudiziaria: il colonnello Pasquale Aglieco, 59 anni, ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena.
A raccontare questi dettagli inediti, tutti da verificare, è stato lo stesso Aglieco, sentito giovedì sera dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Rossi. La morte del manager, avvenuta il 6 marzo del 2013, è stata archiviata per due volte come un suicidio dalla Procura di Siena, una versione a cui la famiglia non ha mai creduto. Aglieco, per la prima volta, ha detto di “essere entrato nella stanza di Rossi, insieme ai tre pm Nicola Marini, Aldo Natalini e Antonino Nastasi”, molte ore prima dell’arrivo della polizia scientifica, intervenuta solo a mezzanotte. “Nastasi si è seduto sulla sedia di Rossi – ha ricordato l’ufficiale – e ha acceso il computer”, manovrando il mouse “con una penna”. Uno dei tre pm, inoltre, “ha preso il cestino e lo ha svuotato sulla scrivania”. Dentro “erano contenuti i fazzolettini sporchi di sangue” (poi distrutti senza che ne venisse mai analizzato il Dna) e “i bigliettini” che sembrerebbero ricondurre il fatto a un suicidio. Quegli stessi biglietti verranno trovati in un altro punto della stanza. E ancora: sul telefono di Rossi arrivò una chiamata di Daniela Santanché, a cui rispose uno dei pm. “Mi sembra Nastasi”, dice Aglieco. Infine, qualcuno chiuse la finestra. Difficile pensare che possa averlo fatto un suicida.
Aglieco aveva giustificato la sua presenza nel vicolo davanti alla banca perché era andato “a comprare le sigarette”: “Abitavo in un alloggio accanto al comando provinciale. Terminato il servizio tornai a casa, da buono scapolo avevo il frigo vuoto e avevo finito le sigarette. Mi sono cambiato e sono uscito per andare a comparle e a cercare del cibo. Rocca Salimbeni dista circa due chilometri e mezzo, a chi si è chiesto perché ho fatto quella strada, è perché erano già le 20.30, il distributore accanto casa era già chiuso, e cercavo anche da mangiare”. Dopo questa premessa, Aglieco è tra i primi ad arrivare sulla scena. “Ho incontrato un poliziotto delle volanti, il sovrintendente Marini, mi sono qualificato e abbiamo chiuso la scena. Mi ha detto che era caduta una persona e stavano cercando di capire cosa fosse successo. Ho riconosciuto David Rossi perché lo conoscevo. A quel punto ho chiamato i magistrati, quello di turno e anche quelli che si occupavano delle inchieste sul Monte dei Paschi, oltre ad altre personalità, tra cui il questore. Tutto in quei momenti, per la mia impressione, faceva pensare a un suicidio”.
L’ex comandante dell’Arma era già stato sentito come testimone dai pm di Genova, che su Siena aveva aperto una terza indagine per presunti depistaggi legati a festini sessuali. A tirarlo in mezzo a quella storia erano stati l’ex moglie e un presunto escort, Matteo Bonaccorsi, intervistati dalle Iene in modo anonimo: “Non ho spiegazioni sul perché questa persona dica o faccia certe cose, basta che non venga a influenzare la mia vita, cosa che fa da quattro anni”. E ancora: “È un mitomane” “prezzolato”.
Ci sono sue aspetti su cui la Commissione ha incalzato Aglieco. La prima riguarda un primo incontro con Bonaccorsi, avvenuto in un ristorante quando l’identità dell’escort non era stata ancora svelata: “Come faceva a conoscere la sua identità”, chiedono i commissari. La risposta, dopo vari tentennamenti, porta a una sorta di “indagine difensiva”, spiega il colonnello. Versione che però non chiarisce come facesse ad essere in possesso degli atti della Procura di Genova.
C’è poi un episodio di pochi giorni fa. Il 2 dicembre la Commissione parlamentare ha convocato l’ex presunto escort in forma segreta. Ma, con sorpresa, Bonaccorsi davanti a Palazzo San Macuto si è trovato davanti proprio Aglieco, il quale ha ammesso quel giorno di essersi messo in ferie per scendere a Roma. Come faceva a sapere dell’audizione? E perché era lì? “Una soffiata”, si è limitato a dire il militare. La compagna di Aglieco, fa poi notare la commissione, ha pubblicato su Facebook la foto di Bonaccorsi e la notizia della sua audizione, uscita in seguito anche sulla Gazzetta di Siena. “Io non ho nemmeno Facebook”, ha tagliato corto Aglieco. E ai commissari che hanno contestato la “diffusione di dati sensibili del Bonaccorsi”, il collonnello ha aggiunto: “Arrivati a questo punto la pubblicità a questo punto è l’unica medicina di questa storia. E ognuno farà i conti con quello che afferma”.