Attualità

Michele Merlo, primo indagato per la morte del cantante di Amici: omicidio colposo in merito a condotte mediche

La notizia arriva sei mesi dopo la morte del cantautore, stroncato all'ospedale Maggiore di Bologna da un'emorragia cerebrale scaturita da una leucemia fulminante

C’è il primo indagato per la morte di Michele Merlo, il reato contestato è quello di omicidio colposo in merito a condotte mediche. La notizia arriva sei mesi dopo la morte del cantautore di “Amici di Maria De Filippi“, stroncato all’ospedale Maggiore di Bologna da un’emorragia cerebrale scaturita da una leucemia fulminante. La notizia è stata resa nota dal Corriere Veneto, a Vicenza il fascicolo è stato assegnato al pm Barbara De Munari.

Ci sarebbe almeno un nome indagato ma non sarebbe emersa alcuna responsabilità in capo ai medici degli ospedali bolognesi, dove la morte è avvenuta, per gli inquirenti le eventuali responsabilità sono da ricercare nelle fase precedente: sulle condotte del medico di famiglia di Rosà, dove il cantante abitava, del Pronto soccorso di Cittadella, Padova (strutture, queste, dove sono stati già inviati gli ispettori della Regione Veneto).

Per i periti che hanno svolto l’autopsia quando Merlo si presentò a Vergato era già troppo tardi: “Qualora la terapia fosse stata somministrata a partire dal 27-28 maggio (…) avrebbe avuto una probabilità di sopravvivenza compresa tra il 79 e l’87 per cento“, è la conclusione che “assolve” i camici bianchi emiliani.

“Hanno ucciso mio figlio, voglio tutta la verità. Bastava un emocromo per salvarlo”, ha dichiarato Domenico Merlo al Resto del Carlino: “Mi aspettavo che la Procura di Bologna andasse avanti, che i Nas accertassero eventuali responsabilità di quei sanitari che hanno visitato Michele. Oggi mi si dice che una volta arrivato all’ospedale di Vergato tutto era già compromesso. Bene, allora perché un dirigente medico del decimo piano del Maggiore, davanti al sottoscritto e a tutti i miei parenti, chiese scusa a nome suo e di tutta la categoria? Di cosa si scusò se non è venne sbagliato niente? Io e la mia famiglia non cerchiamo vendette, nemmeno soldi, ma la verità sì. Se qualcuno ha sbagliato dovrà pagare e noi andremo fino in fondo”.

Il papà di Michele assicura che saranno gli atti a stabilire che il figlio si poteva salvare: “Invece è stato rimbalzato da un posto all’altro quando bastava un emocromo per capirne il problema. È tutto un sistema sanitario che è sbagliato, questo va condannato“, ha concluso Merlo.