Palestina, non si parla mai delle aspirazioni e dei bisogni dei giovani. In primis quelli culturali
di Claudia De Martino
Spesso quando si parla della società palestinese, ci si focalizza sulla deprimente situazione politica in stallo ormai dal 2009, oppure su sterili attacchi terroristici “all’arma bianca” perpetrati da giovani palestinesi tanto privi di una prospettiva politica che di una generica speranza di cambiamento. L’ossessione dei media per il conflitto israelo-palestinese è evidente dalla copertura di un solo omicidio a Gerusalemme come un attentato di interesse internazionale (e non un incidente di ordine pubblico), mentre altri conflitti molto più letali, come le guerre civili in corso in Etiopia e Yemen, vengono ignorati ogni giorno. Tuttavia, quello di cui non si parla abbastanza è del lato luminoso della resistenza palestinese: una società che non accetta di essere cancellata dalla storia, né di sprofondare nel nichilismo, ma che elabora costantemente forme di resistenza collettiva.
Quello di cui non si parla mai, in altri termini, sono i bisogni, i progetti e le aspirazioni dei giovani palestinesi che vanno al di là della sopravvivenza, che bramano un contatto culturale con quella dimensione globale da cui l’occupazione israeliana vorrebbe segregarli, cercando di individuare una terza via tra l’accettazione passiva della colonizzazione e la rivolta militare sterile e fine a sé stessa, e tra l’interiorizzazione delle immutabili regole patriarcali delle società arabe e le possibilità aperte dal futuro. La società palestinese, come quelle di molti Paesi arabi, è infatti prevalentemente giovane: secondo i dati forniti dall’Ufficio centrale di statistica palestinese (Pcbs), il 30% degli oltre 5 milioni di Palestinesi di Cisgiordania e Gaza ha un’età compresa tra i quindici e i ventinove anni. Questa nuova generazione, numericamente influente, è però completamente marginalizzata sulla scena pubblica e nel mondo del lavoro, con un tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 41.1% e che dolorosamente riguarda soprattutto i laureati.
È proprio perché molti giovani palestinesi non hanno il permesso di viaggiare ed esplorare liberamente il mondo come i loro coetanei che essi hanno ancora più bisogno che idee e influssi globali arrivino loro dall’estero attraverso un’ampia e diversificata programmazione culturale. Quella locale, infatti, così come promossa dal teatro nazionale palestinese el-Hakawati di Gerusalemme est, è ancorata a modelli tradizionali – come la danza palestinese, il teatro classico europeo e il folklore popolare – mentre, sempre di più, grazie alla cooperazione culturale promossa da alcuni consolati europei, vengono alimentate nuove forme di sperimentazione teatrale. Queste produzioni, oltre a fornire ai giovani un impulso a esprimersi a livello creativo, offrono loro uno spazio sicuro per costruire una comunità che resista in maniera costruttiva e coesa all’occupazione, senza timore di un confronto critico interno alla società palestinese.
Ne è un esempio il Freedom Theatre (Masrah al-Hurriyya), inaugurato nel 2006 nel campo profughi di Jenin, ispirato all’opera dell’ebrea Arna Mer Khamis, che durante la prima Intifida aveva aperto un teatro per bambini nello stesso campo e che è madre di quel Juliano Mer Khamis che ne sarebbe stato il suo primo direttore. Questo teatro, finanziato – tra gli altri – dal governo svedese, costituisce oggi una delle tante istituzioni che si è assunta il compito – lavorando a fianco di organizzazioni come l’Ashtar Theatre di Ramallah e l’al-Rowwad Cultural and Theatre Training Center di Betlemme – di soddisfare la fame di cultura delle comunità locali, mettendo in scena produzioni che spaziano da Alice nel Paese della meraviglie di Lewis Carroll a opere di giganti della letteratura palestinese come Ghassan Kanafani.
In un quadro così privo di sbocchi come la situazione corrente, che affligge tutti ma in particolare i giovani, il lavoro di queste organizzazioni teatrali è fondamentale. Lo staff di al-Rowwad, in Cisgiordania, ad esempio, lavora con i giovani del Campo Aida per creare quella che chiamano la “bella resistenza”: scegliendo ogni giorno di promuovere cultura, arte e istruzione per offrire modelli alternativi e non violenti di risposta all’oppressione quotidiana dell’occupazione israeliana e all’inerzia dell’Autorità Nazionale Palestinese, sua complice. Una delle attività offerte ai bambini del Campo Aida è quella della formazione professionale, con l’opportunità per molti giovani di essere assunti da compagnie teatrali dopo essersi esibiti amatorialmente.
La strada è tutta in salita e non sono pochi gli attacchi mediatici e fisici contro l’attività critica e di testimonianza condotta da questi centri culturali: ne è un esempio quello avvenuto qualche anno fa al teatro e centro culturale Said al-Mishal a Gaza, raso al suolo da un raid aereo israeliano.
La società palestinese, però, non si lascia irretire e reagisce cercando di intensificare le proprie collaborazioni con il mondo esterno: proprio in questi giorni, ad esempio, il consolato generale francese a Gerusalemme ha sponsorizzato una tournée franco-palestinese in giro per i villaggi palestinesi mettendo in scena la commedia classica di Aristofane Le donne all’assemblea, rivisitandola, però, in chiave contemporanea. La commedia narra di un gruppo di donne di Atene che, scontente della corruzione nella gestione degli affari pubblici dei loro uomini, rubano i vestiti dei loro mariti e li sostituiscono nell’assemblea della polis. Sul palco, durante la prima dello spettacolo a Gerusalemme Est, le attrici palestinesi Iman, Fatima, Shadeen, Amina e Mays indossano abiti maschili e cravatte, barbe finte, cappelli e berretti, sormontando un tabù ancestrale della società palestinese, dove i ruoli tra i generi sono invalicabili e ben distinti.
Aldilà del canovaccio teatrale, è facilmente intuibile come la messa in scena di una commedia di questo tipo possa avere un valore simbolico fondamentale: le donne di Aristofane di 2.500 anni fa, così come le donne palestinesi di oggi, hanno un ruolo marginale nella loro società e non possono prendere mai ufficialmente la parola né ricoprire incarichi istituzionali di primo piano, e non perché non siano in grado di farlo, ma perché regole patriarcali e gerarchie sociali millenarie non glielo consentono. Il potere sovversivo della cultura è tutto qui: esorcizzare le paure, rivoluzionare le tradizioni, per ipotizzare nuovi modelli di governance persino sotto un regime di occupazione permanente. Proprio per questo motivo la cultura fa paura: un teatro pensato per i giovani che aspirano ad avere un loro ruolo nella società, un teatro pensato per le donne non solo per intrattenere e divertire, ma per far riflettere e criticare la società palestinese dall’interno, attiva e valorizza le forze più vive della società palestinese, rimettendo in discussione i ruoli tradizionali su cui essa poggia.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha invitato gli Stati Uniti a fornire "una garanzia di sicurezza" in Ucraina, affermando che è "l'unico modo" per dissuadere la Russia dall'attaccare nuovamente il Paese.
"Sono pronto a prendere in considerazione un impegno delle forze britanniche sul terreno insieme ad altri se si raggiungerà un accordo di pace duraturo", ha dichiarato il leader, dopo un incontro di emergenza a Parigi con i suoi omologhi europei. “Ma deve esserci il sostegno degli Stati Uniti, perché una garanzia di sicurezza da parte degli Stati Uniti è l’unico modo per scoraggiare efficacemente la Russia dall’attaccare nuovamente l’Ucraina”, ha aggiunto.
Milano, 17 feb. (Adnkronos) - Luca Tomassini, ex rappresentante legale della Vetrya, che si era aggiudicata l'incarico per lo sviluppo dei servizi digital delle Olimpiadi e Paraolimpiadi Milano-Cortina 2026, si è presentato in procura a Milano e si è riservato di tornare per spiegare alcuni aspetti dell'inchiesta per turbativa d'asta e corruzione. Accompagnato dal difensore Giordano Balossi, l'indagato ha interloquito con i titolari dell'indagine - l'aggiunta Tiziana Siciliano e coi pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis - e si è riservato su un possibile interrogatorio più approfondito. Confronto atteso a breve e comunque prima della scadenza del termine delle indagini che è previsto per metà marzo.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di voler creare un'agenzia speciale per la "partenza volontaria" dei residenti di Gaza, dopo l'impegno del primo ministro a rispettare il piano del presidente americano di prendere il controllo del territorio palestinese e di sfollarne gli abitanti.
"Il ministro della Difesa Israel Katz ha tenuto una riunione oggi sulla partenza volontaria dei residenti di Gaza, dopo di che ha deciso di creare un'agenzia speciale per la partenza volontaria dei residenti di Gaza all'interno del Ministero della Difesa", si legge in una nota del ministero.
Almaty, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Sette persone sono rimaste intrappolate in una miniera di rame nel Kazakistan centrale a causa di un crollo. Lo hanno reso noto le autorità locali, aggiungendo che sono in corso le operazioni di soccorso. Secondo quanto riportato dai media kazaki, l'incidente è avvenuto a una profondità di circa 640 metri.
"A causa della rottura dei cavi, al momento non c'è comunicazione con i lavoratori", ha affermato in una nota il gestore della miniera, Kazakhmys. Non è stato specificato quando è avvenuto l'incidente, ma si è verificato presso lo stabilimento "Zhomart" dell'azienda, inaugurato nel 2006 nella regione centrale di Ulytau.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni ha lasciato il vertice di Parigi senza alcuna dichiarazione all'uscita. Per il momento non c'è una valutazione in chiaro da parte della presidente del Consiglio. Ma a Roma, a Montecitorio, le opposizioni incalzano e chiedono alla premier di venire in aula a chiarire in Parlamento cosa sta accadendo e quale è la linea dell'Italia nello sconquasso provocato dalle mosse dell'amministrazione Trump in Europa e sul fronte del conflitto ucraino. Pd, Movimento 5 Stelle e Avs si fanno portatori della richiesta. I 5 Stelle chiedono comunicazioni in aula con un voto.
"La presidente Meloni deve venire in aula a riferire su quanto sta accadendo. Su quella -dice Nicola Fratoianni- che potrebbe diventare la road map per una pace, per un cessate il fuoco, per un accordo in Ucraina. Si annuncia a Riad l'incontro tra la delegazione americana e quella russa. Un incontro in cui l'Europa non esiste e penso che questo sia un problema di cui il Parlamento, tutto il Parlamento, dovrebbe discutere. Non c'è tempo da perdere".
A nome del Pd parla il responsabile Esteri, Peppe Provenzano: "Giorgia Meloni deve venire in Aula, perché siamo alla fine del mondo di ieri", esordisce. "Gli alleati che ci avevano aiutato a liberarci dall'abisso del nazifascismo, oggi spalleggiano gli estremisti di destra, nostalgici del nazismo, in Germania. L'idea di escludere l'Europa dal negoziato per la pace in Ucraina è un attacco diretto al nostro continente". Di fronte a tutto questo, incalzano i dem, la premier "deve dirci da che parte vuole stare". Provenzano richiama "l'improvvida solitaria presenza della premier alla cerimonia giuramento di Trump", modo per sottolineare un "rapporto privilegiato" con la nuova amministrazione. Ma "in pochi giorni si è aperta una voragine nell'Atlantico" E "l'Italia deve scegliere da che parte stare. Il governo deve dirci da che parte vuole stare. Se partecipare al rilancio di un necessario protagonismo dell'Europa o continuare a stare dalla parte di chi vuole picconare la nostra costruzione comune".
E se il Pd conferma la linea del supporto a Kiev insieme alla richiesta di uno sforzo diplomatico europeo, i 5 Stelle rivendicano di sostenere "da tempo che andava trovata una soluzione diplomatica". Fino "a pochi mesi fa la premier Meloni diceva che con Putin era inutile parlare. Mi chiedo se ora direbbe lo stesso anche a Trump. Vogliamo delle comunicazioni del governo sulle novità della situazione ucraina, e le vogliamo con voto. Vorremmo sentire almeno per una volta Giorgia Meloni. La aspettiamo''.
Sul punto è poi tornato anche il capogruppo M5S, Riccardo Ricciardi, quando tutta l'aula si è alzata per una standing ovation in solidarietà al presidente Sergio Mattarella per gli attacchi subiti da parte del governo russo. Ricciardi nel dare solidarietà sottolinea però che il passaggio fatto dal capo dello Stato a Marsiglia, "che sicuramente è stato male interpretato, è un passaggio che noi non avremmo fatto perché dà la leva alla narrazione che da più due anni si sta facendo in Italia e in Europa, che giustifica il continuo invio di armi per continuare una guerra che ora si rendono tutti conto dovrà arrivare a una trattativa".
A stretto giro la replica in aula del capogruppo Fdi, Galeazzo Bignami: "Sono maldestri i tentativi di qualcuno di aprire, anche su questo, una distinzione che non ha ragione d’essere perché ci sarà tempo e modo di poter discutere se la trattiva di pace” sull’Ucraina “si aprirà grazie magari all’invio delle brigate del reddito di cittadinanza o grazie al fatto che qualcuno è stato al fianco di Kiev, grazie alla postura di questo governo, in continuità anche rispetto a quando voi avevate votato a favore dell’invio di armi".
Riad, 7 feb. (Adnkronos/Afp) - La delegazione russa, tra cui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, è arrivata in Arabia Saudita per colloqui di alto livello con funzionari statunitensi. Lo ha riferito la televisione di Stato russa.
Il canale di notizie Rossiya 24 ha mostrato i funzionari sbarcare da un aereo nella capitale saudita Riad. "La cosa principale è iniziare una vera normalizzazione delle relazioni tra noi e Washington", ha detto Ushakov a un giornalista dopo l'atterraggio.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - "La Lega, da sempre sincera sostenitrice della pace, confida che in Europa prevalga il buonsenso, anche grazie all’azione di un governo italiano forte e compatto. Incomprensibili gli attacchi di certa sinistra contro il Presidente Trump, che in poche settimane ha fatto - per la pace e la stabilità dell’intero Occidente - più di Biden in anni interi. Dopo troppi morti è l’ora di voltare pagina: il nemico non è Trump ma chi non vuole mettere fine ai conflitti". Così fonti della Lega.
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Politica, economia e cultura del Grande Mediterraneo
Mondo - 10 Dicembre 2021
Palestina, non si parla mai delle aspirazioni e dei bisogni dei giovani. In primis quelli culturali
di Claudia De Martino
Spesso quando si parla della società palestinese, ci si focalizza sulla deprimente situazione politica in stallo ormai dal 2009, oppure su sterili attacchi terroristici “all’arma bianca” perpetrati da giovani palestinesi tanto privi di una prospettiva politica che di una generica speranza di cambiamento. L’ossessione dei media per il conflitto israelo-palestinese è evidente dalla copertura di un solo omicidio a Gerusalemme come un attentato di interesse internazionale (e non un incidente di ordine pubblico), mentre altri conflitti molto più letali, come le guerre civili in corso in Etiopia e Yemen, vengono ignorati ogni giorno. Tuttavia, quello di cui non si parla abbastanza è del lato luminoso della resistenza palestinese: una società che non accetta di essere cancellata dalla storia, né di sprofondare nel nichilismo, ma che elabora costantemente forme di resistenza collettiva.
Quello di cui non si parla mai, in altri termini, sono i bisogni, i progetti e le aspirazioni dei giovani palestinesi che vanno al di là della sopravvivenza, che bramano un contatto culturale con quella dimensione globale da cui l’occupazione israeliana vorrebbe segregarli, cercando di individuare una terza via tra l’accettazione passiva della colonizzazione e la rivolta militare sterile e fine a sé stessa, e tra l’interiorizzazione delle immutabili regole patriarcali delle società arabe e le possibilità aperte dal futuro. La società palestinese, come quelle di molti Paesi arabi, è infatti prevalentemente giovane: secondo i dati forniti dall’Ufficio centrale di statistica palestinese (Pcbs), il 30% degli oltre 5 milioni di Palestinesi di Cisgiordania e Gaza ha un’età compresa tra i quindici e i ventinove anni. Questa nuova generazione, numericamente influente, è però completamente marginalizzata sulla scena pubblica e nel mondo del lavoro, con un tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 41.1% e che dolorosamente riguarda soprattutto i laureati.
È proprio perché molti giovani palestinesi non hanno il permesso di viaggiare ed esplorare liberamente il mondo come i loro coetanei che essi hanno ancora più bisogno che idee e influssi globali arrivino loro dall’estero attraverso un’ampia e diversificata programmazione culturale. Quella locale, infatti, così come promossa dal teatro nazionale palestinese el-Hakawati di Gerusalemme est, è ancorata a modelli tradizionali – come la danza palestinese, il teatro classico europeo e il folklore popolare – mentre, sempre di più, grazie alla cooperazione culturale promossa da alcuni consolati europei, vengono alimentate nuove forme di sperimentazione teatrale. Queste produzioni, oltre a fornire ai giovani un impulso a esprimersi a livello creativo, offrono loro uno spazio sicuro per costruire una comunità che resista in maniera costruttiva e coesa all’occupazione, senza timore di un confronto critico interno alla società palestinese.
Ne è un esempio il Freedom Theatre (Masrah al-Hurriyya), inaugurato nel 2006 nel campo profughi di Jenin, ispirato all’opera dell’ebrea Arna Mer Khamis, che durante la prima Intifida aveva aperto un teatro per bambini nello stesso campo e che è madre di quel Juliano Mer Khamis che ne sarebbe stato il suo primo direttore. Questo teatro, finanziato – tra gli altri – dal governo svedese, costituisce oggi una delle tante istituzioni che si è assunta il compito – lavorando a fianco di organizzazioni come l’Ashtar Theatre di Ramallah e l’al-Rowwad Cultural and Theatre Training Center di Betlemme – di soddisfare la fame di cultura delle comunità locali, mettendo in scena produzioni che spaziano da Alice nel Paese della meraviglie di Lewis Carroll a opere di giganti della letteratura palestinese come Ghassan Kanafani.
In un quadro così privo di sbocchi come la situazione corrente, che affligge tutti ma in particolare i giovani, il lavoro di queste organizzazioni teatrali è fondamentale. Lo staff di al-Rowwad, in Cisgiordania, ad esempio, lavora con i giovani del Campo Aida per creare quella che chiamano la “bella resistenza”: scegliendo ogni giorno di promuovere cultura, arte e istruzione per offrire modelli alternativi e non violenti di risposta all’oppressione quotidiana dell’occupazione israeliana e all’inerzia dell’Autorità Nazionale Palestinese, sua complice. Una delle attività offerte ai bambini del Campo Aida è quella della formazione professionale, con l’opportunità per molti giovani di essere assunti da compagnie teatrali dopo essersi esibiti amatorialmente.
La strada è tutta in salita e non sono pochi gli attacchi mediatici e fisici contro l’attività critica e di testimonianza condotta da questi centri culturali: ne è un esempio quello avvenuto qualche anno fa al teatro e centro culturale Said al-Mishal a Gaza, raso al suolo da un raid aereo israeliano.
La società palestinese, però, non si lascia irretire e reagisce cercando di intensificare le proprie collaborazioni con il mondo esterno: proprio in questi giorni, ad esempio, il consolato generale francese a Gerusalemme ha sponsorizzato una tournée franco-palestinese in giro per i villaggi palestinesi mettendo in scena la commedia classica di Aristofane Le donne all’assemblea, rivisitandola, però, in chiave contemporanea. La commedia narra di un gruppo di donne di Atene che, scontente della corruzione nella gestione degli affari pubblici dei loro uomini, rubano i vestiti dei loro mariti e li sostituiscono nell’assemblea della polis. Sul palco, durante la prima dello spettacolo a Gerusalemme Est, le attrici palestinesi Iman, Fatima, Shadeen, Amina e Mays indossano abiti maschili e cravatte, barbe finte, cappelli e berretti, sormontando un tabù ancestrale della società palestinese, dove i ruoli tra i generi sono invalicabili e ben distinti.
Aldilà del canovaccio teatrale, è facilmente intuibile come la messa in scena di una commedia di questo tipo possa avere un valore simbolico fondamentale: le donne di Aristofane di 2.500 anni fa, così come le donne palestinesi di oggi, hanno un ruolo marginale nella loro società e non possono prendere mai ufficialmente la parola né ricoprire incarichi istituzionali di primo piano, e non perché non siano in grado di farlo, ma perché regole patriarcali e gerarchie sociali millenarie non glielo consentono. Il potere sovversivo della cultura è tutto qui: esorcizzare le paure, rivoluzionare le tradizioni, per ipotizzare nuovi modelli di governance persino sotto un regime di occupazione permanente. Proprio per questo motivo la cultura fa paura: un teatro pensato per i giovani che aspirano ad avere un loro ruolo nella società, un teatro pensato per le donne non solo per intrattenere e divertire, ma per far riflettere e criticare la società palestinese dall’interno, attiva e valorizza le forze più vive della società palestinese, rimettendo in discussione i ruoli tradizionali su cui essa poggia.
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Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il primo ministro britannico Keir Starmer ha invitato gli Stati Uniti a fornire "una garanzia di sicurezza" in Ucraina, affermando che è "l'unico modo" per dissuadere la Russia dall'attaccare nuovamente il Paese.
"Sono pronto a prendere in considerazione un impegno delle forze britanniche sul terreno insieme ad altri se si raggiungerà un accordo di pace duraturo", ha dichiarato il leader, dopo un incontro di emergenza a Parigi con i suoi omologhi europei. “Ma deve esserci il sostegno degli Stati Uniti, perché una garanzia di sicurezza da parte degli Stati Uniti è l’unico modo per scoraggiare efficacemente la Russia dall’attaccare nuovamente l’Ucraina”, ha aggiunto.
Milano, 17 feb. (Adnkronos) - Luca Tomassini, ex rappresentante legale della Vetrya, che si era aggiudicata l'incarico per lo sviluppo dei servizi digital delle Olimpiadi e Paraolimpiadi Milano-Cortina 2026, si è presentato in procura a Milano e si è riservato di tornare per spiegare alcuni aspetti dell'inchiesta per turbativa d'asta e corruzione. Accompagnato dal difensore Giordano Balossi, l'indagato ha interloquito con i titolari dell'indagine - l'aggiunta Tiziana Siciliano e coi pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis - e si è riservato su un possibile interrogatorio più approfondito. Confronto atteso a breve e comunque prima della scadenza del termine delle indagini che è previsto per metà marzo.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha annunciato di voler creare un'agenzia speciale per la "partenza volontaria" dei residenti di Gaza, dopo l'impegno del primo ministro a rispettare il piano del presidente americano di prendere il controllo del territorio palestinese e di sfollarne gli abitanti.
"Il ministro della Difesa Israel Katz ha tenuto una riunione oggi sulla partenza volontaria dei residenti di Gaza, dopo di che ha deciso di creare un'agenzia speciale per la partenza volontaria dei residenti di Gaza all'interno del Ministero della Difesa", si legge in una nota del ministero.
Almaty, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Sette persone sono rimaste intrappolate in una miniera di rame nel Kazakistan centrale a causa di un crollo. Lo hanno reso noto le autorità locali, aggiungendo che sono in corso le operazioni di soccorso. Secondo quanto riportato dai media kazaki, l'incidente è avvenuto a una profondità di circa 640 metri.
"A causa della rottura dei cavi, al momento non c'è comunicazione con i lavoratori", ha affermato in una nota il gestore della miniera, Kazakhmys. Non è stato specificato quando è avvenuto l'incidente, ma si è verificato presso lo stabilimento "Zhomart" dell'azienda, inaugurato nel 2006 nella regione centrale di Ulytau.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni ha lasciato il vertice di Parigi senza alcuna dichiarazione all'uscita. Per il momento non c'è una valutazione in chiaro da parte della presidente del Consiglio. Ma a Roma, a Montecitorio, le opposizioni incalzano e chiedono alla premier di venire in aula a chiarire in Parlamento cosa sta accadendo e quale è la linea dell'Italia nello sconquasso provocato dalle mosse dell'amministrazione Trump in Europa e sul fronte del conflitto ucraino. Pd, Movimento 5 Stelle e Avs si fanno portatori della richiesta. I 5 Stelle chiedono comunicazioni in aula con un voto.
"La presidente Meloni deve venire in aula a riferire su quanto sta accadendo. Su quella -dice Nicola Fratoianni- che potrebbe diventare la road map per una pace, per un cessate il fuoco, per un accordo in Ucraina. Si annuncia a Riad l'incontro tra la delegazione americana e quella russa. Un incontro in cui l'Europa non esiste e penso che questo sia un problema di cui il Parlamento, tutto il Parlamento, dovrebbe discutere. Non c'è tempo da perdere".
A nome del Pd parla il responsabile Esteri, Peppe Provenzano: "Giorgia Meloni deve venire in Aula, perché siamo alla fine del mondo di ieri", esordisce. "Gli alleati che ci avevano aiutato a liberarci dall'abisso del nazifascismo, oggi spalleggiano gli estremisti di destra, nostalgici del nazismo, in Germania. L'idea di escludere l'Europa dal negoziato per la pace in Ucraina è un attacco diretto al nostro continente". Di fronte a tutto questo, incalzano i dem, la premier "deve dirci da che parte vuole stare". Provenzano richiama "l'improvvida solitaria presenza della premier alla cerimonia giuramento di Trump", modo per sottolineare un "rapporto privilegiato" con la nuova amministrazione. Ma "in pochi giorni si è aperta una voragine nell'Atlantico" E "l'Italia deve scegliere da che parte stare. Il governo deve dirci da che parte vuole stare. Se partecipare al rilancio di un necessario protagonismo dell'Europa o continuare a stare dalla parte di chi vuole picconare la nostra costruzione comune".
E se il Pd conferma la linea del supporto a Kiev insieme alla richiesta di uno sforzo diplomatico europeo, i 5 Stelle rivendicano di sostenere "da tempo che andava trovata una soluzione diplomatica". Fino "a pochi mesi fa la premier Meloni diceva che con Putin era inutile parlare. Mi chiedo se ora direbbe lo stesso anche a Trump. Vogliamo delle comunicazioni del governo sulle novità della situazione ucraina, e le vogliamo con voto. Vorremmo sentire almeno per una volta Giorgia Meloni. La aspettiamo''.
Sul punto è poi tornato anche il capogruppo M5S, Riccardo Ricciardi, quando tutta l'aula si è alzata per una standing ovation in solidarietà al presidente Sergio Mattarella per gli attacchi subiti da parte del governo russo. Ricciardi nel dare solidarietà sottolinea però che il passaggio fatto dal capo dello Stato a Marsiglia, "che sicuramente è stato male interpretato, è un passaggio che noi non avremmo fatto perché dà la leva alla narrazione che da più due anni si sta facendo in Italia e in Europa, che giustifica il continuo invio di armi per continuare una guerra che ora si rendono tutti conto dovrà arrivare a una trattativa".
A stretto giro la replica in aula del capogruppo Fdi, Galeazzo Bignami: "Sono maldestri i tentativi di qualcuno di aprire, anche su questo, una distinzione che non ha ragione d’essere perché ci sarà tempo e modo di poter discutere se la trattiva di pace” sull’Ucraina “si aprirà grazie magari all’invio delle brigate del reddito di cittadinanza o grazie al fatto che qualcuno è stato al fianco di Kiev, grazie alla postura di questo governo, in continuità anche rispetto a quando voi avevate votato a favore dell’invio di armi".
Riad, 7 feb. (Adnkronos/Afp) - La delegazione russa, tra cui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov, è arrivata in Arabia Saudita per colloqui di alto livello con funzionari statunitensi. Lo ha riferito la televisione di Stato russa.
Il canale di notizie Rossiya 24 ha mostrato i funzionari sbarcare da un aereo nella capitale saudita Riad. "La cosa principale è iniziare una vera normalizzazione delle relazioni tra noi e Washington", ha detto Ushakov a un giornalista dopo l'atterraggio.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - "La Lega, da sempre sincera sostenitrice della pace, confida che in Europa prevalga il buonsenso, anche grazie all’azione di un governo italiano forte e compatto. Incomprensibili gli attacchi di certa sinistra contro il Presidente Trump, che in poche settimane ha fatto - per la pace e la stabilità dell’intero Occidente - più di Biden in anni interi. Dopo troppi morti è l’ora di voltare pagina: il nemico non è Trump ma chi non vuole mettere fine ai conflitti". Così fonti della Lega.