Non siamo in Afghanistan, Arabia Saudita o Iran ma in Italia. Da qualche giorno i maggiori quotidiani nazionali riportano la notizia di una petizione che richiede una carrozza, quella di testa, riservata esclusivamente alle donne sui treni di Trenord. La petizione è stata lanciata dopo la duplice aggressione sessuale subita il 3 dicembre da due ragazze, una a bordo di un treno della linea Milano-Varese e una seconda, poco dopo, all’interno della stazione ferroviaria di Vedano Olona (Varese).

Con il titolo “Vogliamo viaggiare sicure” su change.org la petizione è stata lanciata dalla signora Greta Carla Anchini Malnate (Varese), proprietaria di un negozio di ottica. “Abbiamo il diritto di usare i mezzi pubblici a qualsiasi ora del giorno senza paura. In altri paesi, sui mezzi di trasporto anche locale esistono carrozze dedicate alle sole viaggiatrici. Con questa petizione chiediamo a Trenord di dedicare, su tutte le sue linee, la carrozza di testa alle donne. In questo modo, a qualsiasi ora, si potrà viaggiare sicure”, si legge nella petizione che al momento in cui scrivo ha raggiunto quasi 8mila firme.

Personalmente ho trovato la proposta alquanto bizzarra se non offensiva nei confronti di tutte le donne. L’idea stessa della creazione di una carrozza rosa, la prima, quella di testa per sole donne non elimina il problema della sicurezza a bordo dei treni così come su ogni mezzo di trasporto. Avendo vissuto per anni in Iran e in molti paesi del Medioriente, in cui la divisione di genere è ben evidenziata, l’idea della signora Anchini mi ha fatto pensare a quanto la nostra civiltà occidentale stia andando verso una regressione, soprattutto sul tema della donna.

Forse avremmo dovuto pensare a una petizione per chiedere maggiore sicurezza o forse dovremmo pretendere che nei confronti di chi violenta, stupra o commette qualunque reato nei confronti di una donna ci siano pene severe. Non possiamo di certo pensare che la ghettizzazione della donna sia la soluzione. Se ogni volta che accade un fatto di cronaca ci rifugiamo in una campana di vetro, per sentirci al sicuro il problema non verrà mai risolto alla radice.

Per avere maggiori informazioni sulla petizione ho contattato la signora Anchini che gentilmente mi ha spiegato le motivazioni della sua decisione: “Su un gruppo Facebook locale, Sei di Malnate se…, – mi spiega – alcune pendolari si stavano organizzando autonomamente per trovarsi tutte sulla prima carrozza per viaggiare più sicure, a seguito dei fatti di cronaca appena successi. Lì ho proposto l’idea di fare questa petizione perché venisse indicata la carrozza di testa come carrozza ‘rosa’”. Ho chiesto alla signora se davvero crede che questa decisione possa essere utile all’eliminazione della violenza sui treni e lei ha così risposto: “Non credo che questa iniziativa possa essere la soluzione. Ma può essere il primo di una serie di interventi che Trenord può mettere in pratica. Servono più controlli, più personale, ma invece ci troviamo con le stazioni senza ormai personale nemmeno in biglietteria. Questa iniziativa può essere attuata subito ed essere soprattutto a costo zero”.

A questo punto incalzo: e non la trova discriminatoria? “No, non la ritengo discriminatoria – risponde – né che ci porti indietro di anni. È un’opportunità in più per noi donne. In un momento in cui ci dovessimo trovare a viaggiare da sole o in orari strani ci sentiremmo, secondo me, più sicure potendo scegliere di viaggiare in un vagone vicino al personale ferroviario a cui chiedere aiuto in caso di necessità. È una iniziativa già da anni usata in altri Stati come Giappone, Germania, Brasile e Messico”.

Un’operazione adottata anche in altri paesi come l’Afghanistan, l’Arabia Saudita, l’Iran… peccato che in nessuno di questi paesi, così come in Occidente, la violenza nei confronti delle donne sia diminuita grazie a queste divisioni di genere. Anzi.

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