I ministri fanno sapere in una nota che "occorre mettere in campo tutte le soluzioni funzionali alla decarbonizzazione dei trasporti in una logica di 'neutralità tecnologica', non solo i veicoli elettrici, ma anche le potenzialità dell’idrogeno"
“Il phase out (cioè l’eliminazione graduale, ndr) delle automobili nuove con motore a combustione interna dovrà avvenire entro il 2035, mentre per i furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri entro il 2040″. Lo rende noto il Ministero della Transizione ecologica in un comunicato, al termine della quarta riunione dei Cite, il Comitato interministeriale per la Transizione ecologica. A partecipare i ministri della Transizione ecologica Roberto Cingolani, delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Enrico Giovannini e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che nel corso della riunione, spiega una nota, “hanno definito le tempistiche di sostituzione dei veicoli con motore a combustione interna”.
Il comunicato prosegue scrivendo che “occorre mettere in campo tutte le soluzioni funzionali alla decarbonizzazione dei trasporti in una logica di ‘neutralità tecnologica’, valorizzando, pertanto, non solo i veicoli elettrici, ma anche le potenzialità dell’idrogeno, nonché riconoscendo – per la transizione – il ruolo imprescindibile dei biocarburanti, in cui l’Italia sta costruendo una filiera domestica all’avanguardia”. “Per quanto riguarda i costruttori di nicchia – conclude il comunicato -, misure specifiche potranno essere eventualmente valutate con la Commissione europea all’interno delle regole comunitarie”. L’’addio ai motori a combustione interna a partire dal 2035 potrebbe avere impatti notevoli sul settore della produzione automobilistica, che in Italia, soprattutto nel secondo dopoguerra, è stato trainante per l’intera economia nazionale, ma che negli ultimi 20 anni ha vissuto alti e bassi, culminati con la profonda crisi provocata dalla pandemia.
I numeri di Anfia, l’associazione della filiera automobilistica italiana, raccontano di una produzione nazionale cresciuta dal 2014 al 2017, passando da 698mila unità a 1,14 milioni, fase seguita da un calo nel 2018 del 7% a 1,06 milioni di autoveicoli e nuovamente nel 2019 del 14% a 915mila. Poi, nel 2020 il Covid ha portato a un crollo del 15,1% rispetto al 2019, per un totale di 777mila volumi, destinati per il 67% ai mercati esteri. In particolare nel 2020 la produzione domestica di autovetture è ammontata a 452mila unità, il 16,6% in meno rispetto al 2019. A pesare, anche il progressivo addio al gasolio con un numero di auto diesel prodotte in Italia che dal 2016 al 2020 è diminuito di ben 18 punti percentuali, passando dal 33% al 15% sul totale della produzione domestica, pari ad un calo dei volumi del 70,8% nel quinquennio.