L'ultimo Report integrale dell’Istituto superiore di Sanità sulla pandemia in Italia conferma che l'efficacia vaccinale torna a salire con il booster, sia per quanto riguarda la malattia grave che per il contagio. L'aumento dei casi tra fine ottobre e fine novembre è comunque da attribuire in larga parte a chi è senza protezione: l'incidenza è stata di 1.228 casi ogni 100mila
Il rischio di morire a causa del Covid per un non vaccinato è 16,6 volte maggiore rispetto a quello di un vaccinato con tre dosi. È il dato che emerge dall’ultimo Report integrale dell’Istituto superiore di Sanità (Iss) sulla pandemia in Italia e che conferma l’efficacia del vaccino, in particolar modo per quanto riguarda la prevenzione da un decorso grave della malattia. Lo stesso rapporto evidenzia però che dopo 5 mesi dal completamento del primo ciclo vaccinale (le due dosi), l’efficacia nel prevenire il contagio, sia nella forma sintomatica che asintomatica, scende dal 74% ad appena il 39%. Resta elevata la “copertura” da una malattia severa che dopo i 5 mesi cala dal 93 all’84%. Dopo la dose aggiuntiva/booster, l’efficacia nel prevenire la diagnosi e casi di malattia severa risalgono rispettivamente al 77% e al 93%.
Anche per chi è vaccinato con le prime due dosi il rischio di morire per il coronavirus è comunque molto più basso rispetto a chi è senza protezione. Un non vaccinato, infatti, ha un rischio 11,1 volte maggiore di un vaccinato da meno di 5 mesi e di 6,9 volte superiore a quello di un vaccinato da più di 5 mesi. Ovviamente l’aumentato rischio riguarda anche i ricoveri in terapia intensiva, così come le ospedalizzazioni e i contagi, come dimostrano i dati raccolti dall’Iss tra il 22 ottobre e il 21 novembre. I ricoverati in rianimazione tra i non vaccinati sono 11,4 ogni 100mila, mentre tra i vaccinati da più di 5 mesi sono 1,2 e scendono addirittura sotto il valore di 1 tra i vaccinati da meno di 5 mesi e tra chi ha effettuato anche il booster. Le ospedalizzazioni tra i non vaccinati sono state 84 per 100mila, ovvero 5 volte di più anche di chi ha una protezione dal vaccino bassa per chi sono passati più di 5 mesi dalla seconda somministrazione. Anche l’aumento dei contagi è da attribuire in larga parte ai non vaccinati: l’incidenza per loro nel periodo considerato è stata di 1.228 casi ogni 100mila.
È una tendenza che si riscontra anche guardando alla fascia degli over 80: il tasso di ospedalizzazione per i non vaccinati (325 ricoveri per 100mila) è circa sette volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da meno di cinque mesi (43 ricoveri) e sei volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi (53 ricoveri). Analizzando il numero dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi negli over 80, si osserva che nel periodo dal 22 ottobre al 21 novembre il tasso dei non vaccinati (19 per 100mila) è circa nove volte più alto di quello dei vaccinati con ciclo completo da oltre di cinque mesi (2 ricoveri) e sei volte rispetto ai vaccinati con ciclo completo entro cinque mesi (3 ricoveri). Nel periodo dal 15 ottobre al 14 novembre, il tasso di decesso nei non vaccinati (127,5 per 100mila) è circa nove volte più alto rispetto sia ai vaccinati con ciclo completo da oltre cinque mesi che entro i cinque mesi (14 per 100mila).