I no-vax non sono una novità. Già nel XIX secolo, infatti, decine di migliaia di persone, soprattutto in Inghilterra, scendevano in piazza contro la vaccinazione antivaiolosa e ci furono arresti, multe, qualcuno finì anche in gattabuia: “meglio una cella di prigione che un bambino avvelenato!”, urlavano gli antenati degli attuali no-vax, appoggiati persino dal clero che si poneva “preoccupazioni dottrinali”, tanto che, in Francia, al vescovo di Versailles fu chiesto, nel 1803: ma il vaccinarsi contrasta con lo “spirito della religione”?
Altri temevano, stavolta in Gran Bretagna, che vaccinarsi contro il vaiolo (un vaccino sperimentato da Edward Jenner attraverso un siero bovino) potesse tramutare la testa dell’inoculato in quella di una mucca! E anche la Restaurazione si oppose alla vaccinazione, proibendola, visto che che “univa materia animale ed umana”. Al medico e patriota Michele Francesco Buniva, pioniere in Piemonte del vaccino jenneriano, venne tolta non solo la cattedra universitaria, ma fu persino radiato dall’Accademia delle Scienze e gli fu negato ogni incarico pubblico. Alla faccia della privazione di libertà sbandierata dagli attuali no-vax ai quali farebbe bene la illuminante lettura di Edoardo Bertarelli, Edoardo Jenner e la scoperta della vaccinazione, Istituto Sieroterapico Milanese, 1932, reperibile anche su Internet, visto che la storia serve a capire meglio il presente. Infatti Buniva e Jenner avevano ragione. Basti pensare che nel 1753 a Parigi morirono di vaiolo 20.000 persone; a Napoli, nel 1768, 60.000 (in poche settimane) e in Inghilterra, in quel periodo, finivano sottoterra 40.000 persone l’anno.
Grazie alla somministrazione del vaccino, poi reso obbligatorio quasi ovunque, le ultime manifestazioni al mondo della malattia si sono verificate in Somalia (una) nel 1977 e nel 1978 a Birmingham, nel Regno Unito (due). In Italia, l’obbligo di antivaiolosa, che i meno giovani fra noi hanno “subito” (e che ad alcuni ha lasciato soltanto un segnetto sul braccio…) è stato abolito nel 1981, dopo che nel maggio 1979 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha eradicato il vaiolo dalla faccia della Terra.
Eppure, più di quarant’anni dopo, c’è ancora chi si ostina a credere che i vaccini non servano. Mi viene in mente il bel film argentino di Sebastián Borensztein, Un cuento chino (2011), da noi Cosa piove dal cielo? con il grande Ricardo Darín. Il termine un cuento chino, infatti, si rifà a un’espressione tipica dei Paesi di lingua spagnola che sta per una cosa falsa, folle. Proprio come la mucca piovuta dal cielo uccidendo una ragazza che stava su una barca insieme con uno dei protagonisti, il cinese Jun.
Folle racconto, dunque, come quelli che, quotidianamente, ci propinano i no-vax odierni, salvo poi rinnegare le proprie farneticazioni come hanno fatto certi “leader” del movimento, alcuni finiti in terapia intensiva (come Lorenzo Damiano, già capopolo di “Norimberga 2”), oppure la romana Franca Petrucci, o la maestra trevigiana Sabina Pattarello che era pure no-mask, o ancora il “capo” dei negazionisti, il medico Pasquale Bacco che oggi proclama, come molti altri “pentiti” che ci hanno tartassato in Rete con il refrain della «dittatura sanitaria», di aver sbagliato tutto. Eppure c’è ancora chi ci opprime con fanfaluche tipo “il vaccino genera autismo e omosessualità”, “ci imprime microchip” (anche se è noto a chi è del settore che «la versione più piccola di un microchip “è troppo grande per passare attraverso un ago”). Persino Facebook e You Tube hanno annunciato che non accetteranno annunci a pagamento anti-vaccinazione Covid.
Eppure fra i no vax girava addirittura la credenza che la foto diffusa in Rete di un signore di nome Lee Kum Kee fosse quella dell’ideatore del temuto vaccino anti Covid, finché si è scoperta la vera identità di quella persona: l’attore Sung Kang (fra gli interpreti di Fast and Furious 5, 6 e 9).
Fino a quando sentiremo parlare di “inquisizione sanitaria”, di slogan come “meglio morire liberi che vivere da schiavi”, di sorbirci vergognosi fotomontaggi come quello del cancello di Auschwitz con su scritto “il vaccino rende liberi” al posto di Arbeit macht frei, o immagini dei sacchi neri con dentro i morti di Covid in America latina che, secondo i negazionisti, erano pieni di spazzatura? Oppure quella del barbone che, poveraccio, in uno di quei sacchi neri sta fumandosi una sigaretta, spacciato per “finto morto di Covid che resuscita”? Per non citare le scritte a pennarello su cartoni da imballaggio: “scienziati, giornalisti, politici, opinionisti, governi sono tutti in mano al gruppo Bildelberg della trilaterale del gruppo Aspen della banca Goldaman Sachs che hanno l’obbiettivo della dittatura del nuovo ordine mondiale”… o a osservare impotenti le testate in faccia alla provocatoria e coraggiosa Selvaggia Lucarelli che fa domande ai no-vax in raduno a Roma (meno letale, per fortuna, di quella presa dal cronista investigativo Daniele Piervincenzi da parte del mafioso Roberto Spada).
Del resto, il filosofo Umberto Galimberti afferma che i no-vax vivono un delirio da angoscia, ricordando che Sigmund Freud e Martin Heidegger, che pure non s’erano mai conosciuti, sostenevano entrambi che “l’angoscia è il nulla a cui aggrapparsi”.