Da circa trent’anni la Repubblica vive una grave crisi politica. Essa non dà segni di regressione poiché la crisi del sistema democratico è, prima di tutto, dovuta al vuoto di politica registrato dalla scomparsa dei partiti e la conseguente espulsione della gente dai processi di partecipazione alla vita delle istituzioni e alla dinamica valoriale della società.

Il populismo, seminato dal berlusconismo, ha trovato facile sviluppo dalla scomparsa delle identità che alimentavano le culture politiche della democrazia italiana e animavano una lotta politica che, nell’azione dei corpi intermedi, sviluppava, in un Paese difficile, complesso e pure fragile come il nostro, il senso di un destino comune secondo il principio fondante della libertà e la ricerca di uno sviluppo collettivo improntato al bene comune.

Dall’inizio degli anni 90 il concetto di politica è stato sostituito da quello di potere e il governismo ha rappresentato il profilo caratterizzante del nostro sistema democratico.

La scomparsa dei partiti, considerati non come soggetti in sé, ma quali strumenti fondamentali per il funzionamento della democrazia, ha fatto perdere alla Repubblica il proprio senso identitario e, di conseguenza, ha ridotto la politica a una mera prassi per la conquista e l’esercizio del potere. Ma una democrazia non nutrita da grandi ideali è destinata a irretirsi in forme che poi degenerano nell’antipolitica e nello smarrimento istituzionale.

La pandemia, inoltre, genera rilevanti conseguenze politico-sociali e segna un passaggio storico di cui la riflessione politica deve tener conto con consapevole attenzione. Le vecchie culture politiche talora sopravvivono in piccoli segmenti autoreferenziali e reducistici, incapaci di cogliere nel suo insieme la crisi che viviamo.

Per la ripresa della democrazia repubblicana occorre ben altro; occorre alimentare, nel segno della libertà e della giustizia sociale, una cultura politica che, consapevole dei tempi della storia, sappia costruire un percorso di incivilimento che, riscoprendo il valore del conflitto e la bellezza della lotta, garantisca uguaglianza di opportunità per scelte libere. Occorre consapevolezza della crisi che viviamo e il coraggio di proporre una democrazia nuova nel quadro dei principi costituzionali.

Per tali ragioni l’alleanza giellista e critica liberale, convergenti moralmente, culturalmente e politicamente nel ritenere di quanto il Paese necessiti di una rivoluzione democratica, si uniscono in un’intesa politico-culturale per la quale liberalismo e socialismo costituiscono i pilastri fondamentali per la ricostruzione di un’Italia che si proietti nel futuro, dentro il naturale quadro europeo, con alto senso morale, spirito pratico e coscienza di una tradizione di cui vogliono essere non solo testimonianza, ma soggetto attivo di creatività politica.

Questo numero di Nonmollare è particolarmente importante perché contiene un’inedita intervista con Noam Chomsky che fa una panoramica sulla politica estera degli Stati Uniti

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