Ad Atreju, la convention di Fratelli d’Italia, è il giorno di Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva viene accolto da Giorgia Meloni e alza subito la palla al centrodestra per la corsa al Quirinale: “Oggi la destra ha dei numeri in maggioranza, da FdI a Forza Italia rappresenta il 45% dei grandi elettori. Il punto è se il centrodestra prende un’iniziativa insieme o no”. E’ l’ennesimo, definitivo, assist alla coalizione di Giorgia Meloni e Matteo Salvini: Italia viva è ormai alleata degli ex nemici? “Assolutamente no – sostiene Renzi – Stavolta o la destra si incarica di fare una proposta complessiva o, se non lo fa, dal 20 gennaio in poi si deve cercare le ragioni migliori per cercare tutti insieme un arbitro”.

E se il nome proposto dovesse essere quello di Silvio Berlusconi? Incalzato dalle telecamere del fattoquotidiano.it Renzi non risponde, ma fa un ragionamento che sembra essere identico a quello tracciato in mattinata da Enrico Letta. Il segretario del Pd si è detto “sicuro che il nostro Paese avrà a fine gennaio un presidente o una presidente eletto a larga maggioranza e rapidamente dalle Camere riunite in seduta comune, e non con vecchi modelli come capitò in passato con lunghe settimane di votazione”. Parole quasi identiche a quelle di Renzi dal palco di Atreju: “Se vuole una previsione, secondo me sarà un presidente della Repubblica eletto a larga maggioranza – ha dichiarato – Per me il presidente della Repubblica bisognerebbe eleggerlo tutti insieme, da Meloni ai Cinquestelle, da Letta a Salvini. Ma penso che sia difficile”.

Se Letta ha inserito la clausola per un Capo dello Stato che non sia “antieuropeo”, il leader di Iv si rifiuta di commentare i nomi usciti negli scorsi mesi: “Continuare a discutere di nomi è un gioco che non porta da nessuna parte”, ha spiegato. Mentre per quanto riguarda la figura dell’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha detto: “Innanzitutto è un tema che dovrà essere chiesto alle forze politiche e a Mario Draghi a metà gennaio. Mario Draghi ha salvato questo Paese da un governo guidato da un persona che non era all’altezza. Draghi è un grandissimo presidente del Consiglio e se farà il presidente della Repubblica farà molto bene anche quello. Ma fino al 15 gennaio ogni discussione è prematura. L’importante è dire che il presidente della Repubblica va scelto insieme perché al prossimo giro si vada tutti insieme a scrivere delle regole che aiutino la democrazia ad essere decidente”. E a questo proposito, a chi gli chiede se è intende aderire alla petizione di Fdi sul presidenzialismo, risponde rilanciando la vecchia storiella del “sindaco d’Italia: “Io non ho il desiderio di proporre più una mia riforma costituzionale. Ma per me c’è un solo modello possibile, quello del sindaco d’Italia“.

Letta spinge per la proroga dello stato d’emergenza – Intanto Letta interviene su un altro tema delicato sul quale si giocheranno i futuri equilibri all’interno della maggioranza di governo e anche la partita per il Colle, almeno dal punto di vista dell’attuale premier. Con lo stato d’emergenza in scadenza al 31 dicembre, dice che “per mantenere la situazione migliore degli altri Paesi Ue è necessario prorogare lo stato di emergenza, noi siamo a favore della proroga. Appoggeremo il governo nelle scelte che farà. Se valuterà, dati alla mano, che è necessario prorogare lo stato d’emergenza, avrà sicuramente il nostro sostegno, proprio perché non vogliamo raggiungere con due settimane di ritardo gli altri Paesi nella crisi nella quale si trovano. Vogliamo rimanere nella situazione migliore rispetto agli altri”, ha detto. Draghi, però, al momento non ha sciolto i dubbi su ciò che intende fare, ben consapevole che un’ulteriore proroga, alla quale potrebbe essere favorevole per poter prendere iniziative rapide in caso di nuove crisi sanitarie, potrebbe provocare scompiglio tra le forze di destra, in special modo Lega e Fratelli d’Italia.

Suppletive, Calenda ritira la candidatura di Grippo e tenta di ricucire con Pd e Iv- Un altro passaggio cruciale in chiave Colle è rappresentato anche dalle suppletive alla Camera nel collegio di Roma 1. Dopo il rifiuto di Giuseppe Conte all’offerta del Pd, i dem devono decidere chi candidare. E soprattutto con chi: proporranno un nome insieme ai 5 stelle? O apriranno ai renziani? Il nome dell’ex premier, infatti, aveva scatenato le proteste di Carlo Calenda che, così, aveva risposto avanzando la candidatura separata di Valentina Grippo. Oggi però, con il presidente del Moviemnto 5 Stelle ufficialmente fuori dalla corsa al seggio, invoca l’unità del centrosinistra: “Il Pd potrebbe candidare Cecilia D’Elia, Italia Viva Elena Bonetti, noi abbiamo raccolto le firme per Valentina Grippo. Tre donne di grande valore – ha scritto su Twitter il leader di Azione – Andare così vorrebbe dire essere tutti sconfitti. Abbiamo deciso di ritirare la nostra candidatura come gesto di responsabilità”. E per sottolineare il peso dei propri voti ricorda che “in questo collegio alle ultime elezioni abbiamo preso il 32% e anche per questo rinunciare a una candidatura di partito non è una scelta facile. La nostra proposta è semplice, troviamo una candidata insieme. Ringrazio Valentina Grippo per la grande generosità”.

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