“Non è giusto che possa cascare un licenziamento come una tegola dal tetto sulla testa di chi passa”. Anche il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, interviene sul caso di Alessandra Cielidoni, dipendente della sede di Grugliasco, vicino a Torino, della Yazaki, big che produce e commercializza cablaggi e sistemi di distribuzione elettrica per autoveicoli, licenziata con una semplice chiamata vocale su Teams senza alcun preavviso. La storia, raccontata dal Corriere, è solo l’ultimo episodio di licenziamenti comunicati per mail o attraverso le piattaforme di teleconferenza, spesso con effetto immediato e senza alcun preavviso. “Oggi c’è la notizia di un’azienda collocata nella cintura di Torino nella quale i lavoratori sono stati licenziati su Teams. Non è possibile che questo avvenga, non corrisponde alle indicazioni della nostra Costituzione e soprattutto butta via un patrimonio che si è costruito con la fatica. Non possiamo diventare un Paese dove si viene a fare le vacanze, ma un Paese che deve mantenere un patrimonio industriale”, ha concluso il ministro.
La donna, che per 18 anni ha lavorato nello stabilimento Yazaki, ha ricostruito il giorno del licenziamento che ha coinvolto tutto il suo reparto (altre due persone), tranne il responsabile che è stato ricollocato: “Ci hanno trattato come se fossimo trasparenti. Capisco che le multinazionali licenzino, ma almeno un incontro, la possibilità di darmi del tempo per cercare un’altra occupazione”, si è lamentata. Ma le cose sono andate diversamente: “Venerdì scorso ero a lavorare in smart working e mi arriva una telefonata, non una videochiamata, ma una telefonata via Teams – racconta – Mi dicono ‘per scelta aziendale il vostro ente viene chiuso con effetto immediato pertanto tutta l’attività verrà trasferita in Portogallo, siete esonerati dal prestare preavviso e non vi è richiesto di lavorare oggi, riceverà la raccomandata di fine lavoro’. Nel giro di un’ora mi hanno disattivato la rete aziendale, l’accesso al pc e alla posta. Ormai lavorando da casa possono fare di tutto. Il mio collega ha avuto la prontezza di chiedere se c’era la possibilità di essere ricollocato, e gli hanno risposto di no”.
Cielidoni adesso si trova senza un impiego a 50 anni, con due figli a carico e separata da sei anni. E subito il pensiero è andato al futuro, a come poter andare avanti adesso che, di punto in bianco, si ritrova senza un lavoro: “Ho iniziato a piangere e ho pianto tutto il giorno – continua – È stato uno choc dopo 18 anni di lavoro. Io ero anche Rsu in azienda e rappresentante al Comitato Aziendale Europeo. A settembre avevamo incontrato l’azienda chiedendo se c’erano ipotesi di ristrutturazione. I sentori sono quelli, sono anni che faccio questo lavoro e non sono stupida”. Ma come successo, ad esempio, anche nelle settimane precedenti al licenziamento collettivo annunciato ieri alla Caterpillar di Jesi, in provincia di Ancona, dall’azienda erano arrivate rassicurazioni: “Ci avevano tranquillizzato, quindi non mi aspettavo quello che è successo. Avrei gradito un incontro di persona, che mi dicessero ‘ragazzi dobbiamo ridurre personale’. Mi puoi chiamare e dirmi ‘troviamo una ricollocazione, ti diamo tempo per guardarti intorno’, insomma più umanità. Poi capisco le scelte delle multinazionali, ma c’è modo e modo. Gli altri colleghi hanno lavorato qui 28 e 11 anni, non si fa così”.