Ambiente & Veleni

Transizione energetica, l’Italia si prende 5 anni in più su furgoni e veicoli commerciali. Ambientalisti: “Ministri si inventano rinvii senza speranza”

Entro il 2035 non sarà più possibile vendere automobili nuove con motore a combustione interna “in linea con la maggior parte dei paesi avanzati” scrive il ministero dei Trasporti in una nota stampa, ma per i furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri il phase out è previsto entro il 2040. Critiche dalle associazioni ambientaliste e da Europa Verde: "Cingolani non sembra avere capito l'urgenza"

Fissati i tempi italiani del phase out (eliminazione graduale, ndr) di auto a combustione interna, furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri. Ma la velocità decisa da Roma non è esattamente la stessa prevista nel piano proposto dalla Commissione Ue ‘Fit for 55’, ora al centro di un negoziato che terrà impegnati Consiglio Ue ed Europarlamento per un paio di anni. Tempi diversi, quelli italiani, almeno per quel che riguarda i furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri. Entro il 2035 non sarà più possibile, infatti, vendere automobili nuove con motore a combustione interna “in linea con la maggior parte dei paesi avanzati” scrive il ministero dei Trasporti in una nota stampa, ma per i furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri il phase out è previsto entro il 2040, così come per i van. Nella proposta della Commissione, invece, è fissato al 2035 anche lo stop alla vendita di furgoni e veicoli da trasporto commerciale leggeri a combustione interna.

“La data dell’abbandono dei motori termici prevista dal pacchetto europeo ‘Fit for 55’, ossia il 2035 è già in ritardo di sette anni sul percorso per una efficace decarbonizzazione del settore trasporti” commenta a Ilfattoquotidiano.it Federico Spadini, campagna trasporti di Greenpeace Italia, secondo cui per questo è “ancora più preoccupante la direzione che sembra voler prendere il governo italiano, spostando la data in avanti al 2040 per lo stop alla vendita dei veicoli commerciali leggeri alimentati a benzina, diesel e gas”.

Il phase out in Italia – Nel corso della quarta riunione del Cite, il Comitato interministeriale per la Transizione ecologica, i ministri della Transizione ecologica Roberto Cingolani, delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili Enrico Giovannini e dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, hanno così definito le date. Tra l’altro, sottolinea il dicastero, “in tale percorso occorre mettere in campo tutte le soluzioni funzionali alla decarbonizzazione dei trasporti” valorizzando “non solo i veicoli elettrici ma anche, aggiunge il Mite “le potenzialità dell’idrogeno, nonché riconoscendo – per la transizione – il ruolo imprescindibile dei biocarburanti, in cui l’Italia sta costruendo una filiera domestica all’avanguardia”, ma la cui sostenibilità è da sempre messa in discussione dalle ong.

Appena un mese fa, il Tar del Lazio si è pronunciato sul ricorso di Eni contro la sentenza del 15 gennaio 2020 che l’aveva condannata per ‘greenwashing’ e pubblicità ingannevole in riferimento al biodiesel ‘Enidiesel+’, prescrivendo una ammenda a 5 milioni. Il Tar ha respinto il ricorso, confermando che “non è consentito nella comunicazione pubblicitaria considerare ‘green’ un gasolio per autotrazione, ovvero un carburante che per sua natura è un prodotto altamente inquinante, né dichiarare che attraverso il suo utilizzo è possibile prendersi cura dell’ambiente”. Neppure un gasolio con una elevata componente di olio di palma, causa di deforestazione nel mondo.

Per i furgoni cinque anni di gap con il piano Fit for 55 – Per raggiungere il taglio del 55% delle emissioni di gas serra entro il 2030, il piano della Commissione Ue prevede invece che dal 2035 potranno essere immatricolati solo veicoli elettrici ricaricabili o alimentati a idrogeno con tecnologia delle celle a combustibile. La proposta, infatti, punta già entro il 2030 a far scendere del 55% (rispetto ai livelli del 2021) i valori emissivi per le auto (95g Co2/km) e per i furgoni (147 g CO2/km), per arrivare a emissioni zero entro il 2035, con una modifica al regolamento 2019/631 che oggi, invece, fissa la riduzione delle emissioni auto e veicoli leggeri entro il 2030 al 37,5%.

Entro il 2050, indica la Commissione, quasi tutte le auto e i furgoni sulle strade dovranno essere veicoli a emissioni zero. “Persino i ministri italiani prendono atto della necessità elettrificazione trasporto leggero, ma si inventano ancora possibili rinvii (sui van, biocarburanti e idrogeno), senza speranza, con l’unico risultato di non fare una coerente politica industriale per difendere il settore (con la fine del costruttore nazionale, rimane il settore della componentistica con difficoltà a riconvertirsi)” spiega a ilfattoquotidiano.it Andrea Poggio, responsabile Mobilità di Legambiente, che ricorda, invece, la sostanza della proposta europea: “Il phase out deve servire per dare un orizzonte strategico a Stati e industria per convertirsi. Cercare le vie di mezzo per difendere Eni e petrolieri non serve all’occupazione e all’Italia. Ma solo all’Eni”.

Ribadita la posizione assunta alla Cop26 – “La decisione del ministro Cingolani di rinviare al 2040 lo stop alle vendite di furgoni commerciali a combustione, invece di rispettare la data del 2035 indicata dalla Commissione europea, è un ulteriore tassello nel mosaico di rinvii e inadempienze di questo ministro, che sembra non aver compreso fino in fondo né la crucialità del suo ruolo, né l’urgenza di attuare immediate ed efficaci misure di contrasto all’emergenza climatica” commenta l’europarlamentare Eleonora Evi, co-portavoce di Europa Verde, che affronta il tema della riconversione.

“Il bando dei veicoli a combustione è fondamentale – spiega a Ilfattoquotidiano.it – ma è necessario usare i fondi messi a disposizione dall’Europa per riconvertire la filiera produttiva, riqualificando i lavoratori del settore dei veicoli a combustione affinché possano impiegarsi in quello della produzione di veicoli puliti. Il passaggio ai veicoli a basse e zero emissioni ha il potenziale di creare oltre 52mila nuovi posti di lavoro in Italia”. Ma la posizione assunta da Roma finisce per essere, più che quella indicata da Ursula von der Leyen, quella mostrata nel corso della Cop 26, con la mancata firma dell’accordo per azzerare le emissioni delle nuove auto e dei furgoni entro il 2040 a livello globale ed entro il 2035 nei principali mercati. Un accordo con il quale le case automobilistiche avrebbero dovuto impegnarsi a vendere solo veicoli a zero emissioni entro il 2035 (o anche prima), ma firmato solo da Volvo, Ford, GM, Mercedes-Benz, la cinese BYD e Jaguar Land Rover.