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“Così il lievito di birra può produrre farmaci antitumorali e antidiabetici”: il nuovo studio dell’Università di Stanford

Molecole estratte dalle piante, come morfina, armepavina e noscapina, sono molto utili in ambito medico ma la loro produzione è da sempre difficile perché non esistono processi industriali a costi contenuti se non l’estrazione diretta dalle piante.
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L’editing genetico – tecnologia premiata con il Nobel per la Chimica nel 2020 – potrebbe contribuire a una svolta nella produzioni di farmaci. Il comune lievito di birra, grazie al copia-incolla genetico Crispr, può essere trasformato in una fabbrica di medicine. Un gruppo di ricercatori dell’università di Stanford negli Usa è riuscito a produrre alcuni importanti medicinali, tra cui degli antitumorali e antidiabetici, usando questi microrganismi.

Lo studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas) dimostra la possibilità di usare i lieviti per realizzare farmaci di difficile produzione. Molecole estratte dalle piante, come morfina, armepavina e noscapina, sono molto utili in ambito medico ma la loro produzione è da sempre difficile perché non esistono processi industriali a costi contenuti se non l’estrazione diretta dalle piante.

Un metodo che presenta comunque una serie di difficoltà in quanto non garantisce sempre una buona qualità del prodotto finale, deve far fronte alle sempre crescenti difficoltà dovute ai cambiamenti climatici e inoltre può danneggiare gli ecosistemi di alcune piante selvatiche. Ingegnerizzando il genoma del comunissimo Saccharomyces cerevisiae, il cosiddetto lievito di birra usato in moltissime lavorazioni alimentari, i ricercatori californiani sono ora riusciti a rendere questi microrganismi appartenenti al regno dei funghi in piccole fabbriche di farmaci

Usando la ormai fondamentale tecnica CRISPR-Cas9 i lieviti sono in grado di produrre alcune tipologie di alcaloidi con una concentrazione migliaia di volte più elevata di quanto viene fatto oggi con le piante. Tutte molecole con importanti applicazioni mediche ad esempio come antitumorali, analgesici o antidiabetici. L’obiettivo raggiunto segna un importante passo in avanti per il settore farmacologico perché questo nuovo metodo apre finalmente le porte alla possibilità di produrre in laboratorio e in forma controllata molecole finora prodotte solo a attraverso l’estrazione dalle piante e potrebbe essere esteso a molte altri farmaci di difficile produzione.

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