“Affinché la legge in discussione alla Camera sia davvero utile, e non sia un passo indietro, deve essere emendata con l’introduzione di scadenze precise per la risposta ai malati e l’estensione del diritto all’aiuto al morire anche a chi non è tenuto in vita da trattamenti sanitari ma che è ugualmente in condizioni di sofferenza insopportabile e malattia irreversibile”. Sono le parole di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, che ricorda anche come “per una riforma più complessiva della materia, verso la legalizzazione dell’eutanasia, ci sarà invece il voto referendario“. Inoltre, aggiunge Cappato, “l’interruzione delle terapie salvavita con sedazione profonda è già legale da 4 anni in Italia (ed era già riconosciuta dalla giurisprudenza dei 10 anni precedenti), ma anche il cosiddetto aiuto al suicidio è già legale da due anni, proprio in base alla sentenza della Corte costituzionale. Quello di cui c’è bisogno, dunque, non è una legge purché sia, ma il miglioramento delle regole attuali per dare tempi certi alla procedure e eliminare la discriminazione contro persone come i malati di cancro, che non sono attaccate a una macchina”
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