A una ventina d'anni dai fatti, l'imprenditore e influencer bolognese è stato assolto "perché il fatto non sussiste" dall'accusa di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione nel processo 'Parmatour', uno dei filoni del crac Parmalat. Ecco le sue dichiarazioni al Corriere della Sera
Gianluca Vacchi assolto dopo 18 anni “perché il fatto non sussiste”. A deciderlo è stato il tribunale di Parma il 10 dicembre scorso. Il noto imprenditore e influencer era stato accusato di bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione nel processo ‘Parmatour’, uno dei filoni relativi all’inchiesta sul crac Parmalat. “Il lungo percorso processuale dà atto a Gianluca Vacchi della sua assoluta onestà”, ha commentato l’avvocato Guido Magnisi, legale del volto noto di Instagram. I fatti – ha ricostruito l’Ansa – si riferivano all’operazione Last Minute Tour, tra il 2001 e il 2002, quando la società Last Minute – di cui Vacchi era detentore della partecipazione azionaria – fu ceduta alla Hit, galassia del turismo del gruppo di Calisto Tanzi, per 29 milioni di euro. Una cifra “esorbitante” e determinata in modo arbitrario, per la Procura, secondo cui l’importo venne distratto da Vacchi in concorso con Tanzi e altri soggetti allo scopo di creare pregiudizio ai creditori.
Dopo una condanna a tre anni e sei mesi in primo grado, in appello a Bologna la decisione su Vacchi, nel 2014, era stata annullata, per essere il fatto ritenuto in sentenza diverso da quello contestato e gli atti rimandati al tribunale parmigiano per un nuovo giudizio, che si è concluso appunto con l’assoluzione. Al Corriere della Sera, Vacchi ha raccontato: “Last Minute Tour era la prima compagnia di vendita di prodotti turistici ultimo minuto, una tipologia di prodotto che, a distanza di vent’anni, è la più importante nel turismo ed è diventata di uso comune anche in altri settori, dai biglietti dei concerti ai posti al ristorante. Un’idea la cui bontà e genialità è stata confermata non da me, ma dalla storia. Con l’attentato alle Torri gemelle e un mercato che rallentava in attesa di assorbire lo shock, decisi di vendere”.
E ancora ha detto: “Il gruppo Parmalat era già attivo nel turismo e aveva a sua volta bisogno di collocare pacchetti comprati e invenduti. Io non li conoscevo neanche, in principio, mi aveva contattato la banca d’affari americana Merrill Lynch. Poi, c’è il crac Parmalat e vengo chiamato in mezzo a questa burrasca: il Pm sosteneva che il prezzo era privo di fondamento, basandosi su una perizia di poche pagine. 120 milioni sequestrati, che nel 2012 erano tutto il mio patrimonio”. A questi si aggiunsero poi altri 50 milioni in Appello. Infine l’assoluzione: “Se sono l’uomo che sono, è anche perché ho passato questo grande dolore e l’ho sconfitto prima dentro me stesso e poi in tribunale. Ho avuto la forza di reinventarmi, lavoro con grandi marchi globali, faccio il deejay a livello internazionale, ed è stato solo per mia forza, la mia tenacia“.
“A lungo, non ho più potuto fare l’imprenditore, l’accesso al credito era chiuso. Mi era rimasta solo la partecipazione nell’Ima di famiglia. Mi sono inventato una vita su Instagram, ho creato l’azienda di me stesso, perché la vita reale era talmente opprimente che me ne sono inventato una virtuale. Instagram è nato come distrazione, nel 2013, nel momento più cruento dell’iter processuale”, ha concluso Gianluca Vacchi.