FATTO FOOTBALL CLUB - I blucerchiati sono un po’ il simbolo, seppur estremo, di questa Serie A che naviga a vista, tira a campare tra trucchi, deroghe, plusvalenze, architetture societarie fantasiose. Servirebbero controlli seri, invece si va avanti di deroga in deroga
La Sampdoria vince il derby contro il Genoa, Massimo Ferrero esulta a San Vittore. Benvenuti in Serie A, il campionato più bello del mondo, dove gioca una squadra con un presidente arrestato. Ha scritto la Suddeutsche Zeitung che “ci sono personaggi che esistono solo in Italia. Figure dell’eterna commedia dell’arte, strepitosi funamboli sull’abisso. La dirigenza del calcio italiano in particolare è sempre stata piena di avventori, ebbri degli applausi dei tifosi, barcollanti tra megalomania e satira vera e propria”. I difensori del pallone italico diranno che è la solita protervia tedesca, che Ferrero è un’eccezione e il suo caso limite non rappresenta il nostro calcio. Ma è proprio il contrario: la sua Samp è un po’ il simbolo, solo un po’ estremo, di questa Serie A che naviga a vista, tira a campare tra trucchi, deroghe, plusvalenze, architetture societarie fantasiose.
Er Viperetta è accusato di aver svuotato e mandato al macero alcune compagnie su cui era costruita la sua holding, per distrarre fondi e accumulare debiti. Ciò che in gergo tecnico si chiama bancarotta fraudolenta. Non è questa la sede per entrare nel merito della vicenda giudiziaria, quanto di esaminare la questione dal punto di vista calcistico. Si è detto che lo scandalo non riguarda la squadra: questo è vero in senso stretto, ma solo in parte. Il club non è coinvolto nell’inchiesta, ma è chiaro che le ripercussioni ci saranno. Bisogna ricordare che da circa un anno la Sampdoria non era più sotto la diretta gestione della famiglia Ferrero: la capogruppo “Holding Max” aveva trasferito le quote della “Sport e spettacolo”, la scatola che detiene il club, al “Rosan trust”, affidato al commercialista Gianluca Vidal con lo scopo dichiarato di vendere la squadra per ripianare i debiti della holding. Un’operazione discutibile sul piano sportivo, avallata dalla Federcalcio tra dubbi e critiche. Col senno di poi, meno male che sia andata così: proprio grazie al trust oggi la Samp è “isolata” dall’inchiesta. Certo, questo non vuol dire che non sia successo nulla. Vidal potrà garantire l’ordinaria amministrazione ma non spingersi oltre. Basti dire che Ferrero fino a pochi giorni fa era presidente del club, ed è stato fermato mentre era a Milano per trattare Stankovic come possibile nuovo allenatore al posto di D’Aversa. Ora chi deciderà se esonerarlo o meno? Di fatto oggi la Sampdoria è una società con la proprietà “decapitata” e non è normale trovarsi in queste condizioni.
Con le dovute differenze, torna alla mente il caso del Pisa di qualche anno fa, travolto a metà stagione dalle vicissitudini del suo patron Petroni. In Serie B, quasi nessuna squadra è autosostenibile e dunque il Pisa, oltre che senza presidente, si era ritrovato senza risorse. La Samp invece era probabilmente l’unico asset sano (più o meno, pure il club ha accumulato debiti), comunque di valore della galassia Ferrero. Tanto da volerlo proteggere col trust. Il fiduciario Vidal, con i soldi dei diritti tv e le altre risorse sicure, dovrebbe essere in grado di traghettare il club fino a giugno e in questo senso vanno anche le indicazioni che filtrano dall’ambiente: l’indice di liquidità all’ultima rilevazione era positivo, gli stipendi alla scadenza di novembre sono stati onorati, il prossimo termine è a febbraio, con eventualmente di mezzo anche una sessione di mercato per rimediare. Per il futuro la cessione è inevitabile, anzi è l’unica salvezza. Ma considerato il blasone della società, gli acquirenti non mancano e i guai di Ferrero potrebbero quasi facilitare il processo, considerando che anche dalle intercettazioni sembra emergere come fosse proprio la sua scarsa volontà di vendere l’ostacolo principale alle trattative. Per il presente, invece, non resta che in incrociare le dita e sperare che la situazione non precipiti ulteriormente.
Resta l’assurdità della vicenda, l’enorme danno d’immagine per la Serie A. E il tema dei controlli di onorabilità e sostenibilità sui club di calcio. Si dirà: ma cosa poteva fare la Federazione, non si può prevedere se un proprietario finirà indagato, arrestato o fallito fra qualche mese. Vero, anche se nel caso specifico non si può dire sia stata una sorpresa assoluta. Il punto è che se questo genere di situazioni continua a verificarsi, vuol dire che i controlli non ci sono, o comunque non bastano. Un campionato che si rispetti non può permettersi di avere società senza una proprietà trasparente. Soprattutto, non può permettersi di correre il rischio di perdere una squadra a metà stagione. Serva un sistema di verifiche e garanzie che assicuri che ogni club abbia le risorse per finire il campionato, qualsiasi cosa accada. Se l’obbligo di una maxi-fideiussione non è percorribile, almeno quel processo di pelo e contropelo fatto (giustamente) ad esempio in estate ai conti della Salernitana. Controlli pesanti, invasivi, anche a costo di tagliare qualche ramo secco. Invece negli ultimi mesi si sono viste solo deroghe, aiuti dallo Stato, allentamento dei controlli. Si va esattamente nella direzione opposta. Quella del calcio dell’io speriamo che me la cavo. Della nostra Serie A, di cui la Samp di Ferrero è degna partecipante.