Un intervento di manutenzione fatto 5 giorni prima dell’esplosione e che non aveva rivelato criticità. Questo è quanto risulta ai carabinieri di Agrigento dai primi accertamenti avviati all’indomani della tragedia di Ravanusa. La procura guidata da Luigi Patronaggio ha dato disposizione di acquisire le mappe di Italgas, l’elenco di tutti gli interventi fatti sulla rete, ma nono solo: la procura vuole vederci chiaro pure sulla possibilità che ci fossero allacci abusivi.
Poco dopo l’esplosione, già ieri mattina, Patronaggio è stato sul luogo delle macerie per un primo sopralluogo ed è stata aperta un’inchiesta per disastro ed omicidio colposo. Per fare chiarezza sulle voci che si rincorrono dal giorno dell’esplosione, i militari stanno, invece, acquisendo a verbale tutte le testimonianze utili. Mentre sono ancora in corso le ricerche dei due dispersi rimasti, col già pesantissimo bilancio di 7 vittime, che potrebbe aggravarsi nelle prossime ore, sono infatti tante le persone che sostengono di avere sentito l’olezzo tipico del gas (quello che viene aggiunto perché venga avvertito dalla popolazione, perché allo stato naturale è un elemento inodore). Al momento soltanto voci tra le quali i militari stanno cercando di fare chiarezza per ricostruire con concretezza i momenti precedenti all’esplosione.
Ma bisognerà far luce anche sul tipo di manutenzione che cinque giorni prima è stata fatta sulla rete. Si dovrà capire che tipo di intervento è stato esattamente fatto e in che parte del metanodotto installato sotto le palazzine è esplosa all’improvviso sabato scorso. Inquirenti e investigatori stanno lavorando a tamburo battente ma le indagini vere e proprio avranno un avvio concreto solo dopo il rinvenimento degli ultimi dispersi e il sequestro dell’area dell’esplosione. Una vera e propria deflagrazione quella di sabato sera che ha avuto un epicentro di mille mq ma ha interessato un’area di diecimila. Un’estensione molto ampia sulla quale si concentreranno le indagini nelle prossime settimane. Nel frattempo il materiale acquisito verrò consegnato al collegio di periti nominati dalla procura.
Mentre anche Italgas, la società che gestisce l’impianto, ha avviato un’indagine interna per capire le cause della tragedia. Già ieri è stato evidente che l’esplosione è partita dall’impianto a metano gestito da Italgas: “Di certo riguarda la rete comunale di metano, con quali responsabilità, se ce ne sono, è tutto ancora da verificare”, ha detto ieri al fattoquotidiano.it, Salvo Cocina, capo della Protezione civile siciliana. L’impatto è stato troppo potente perché potesse avere un’origine diversa da questa. Cosa lo abbia causato e di chi siano le responsabilità sono domande alle quali dovranno rispondere i periti nominati dalla procura. L’ipotesi al momento è che nel tempo si sia accumulata una perdita di gas, tanto da avere creato una bolla, esplosa d’improvviso alle 20 e 30 di sabato. Dopo l’esplosione le perdite di metano hanno provocato incendi nelle palazzine rimaste in piedi. E per chiudere tutta la rete di gas ci sono volute addirittura delle ore, come testimoniato dai soccorritori. Una rete risalente al 1983 sulla quale erano stati aggiunti degli innesti per collegare le palazzine più recenti. Alcuni degli stabili divelti dall’esplosione erano disabitati. Una delle ipotesi è che la perdita venisse da lì, dove quindi non c’era nessuno che potesse sentire il tipico olezzo del gas e lanciare l’allarme.