Si sta per compiere un delitto ambientale e sociale”. Una frase, quella riportata da un volantino, in grado di riassumere i motivi che hanno visto numerose persone, provenienti dal quartiere milanese di Crescenzago e dintorni, aggregarsi nel loro quartiere. Tutti riuniti sotto un edificio storico della zona, l’ex Comune di Crescenzago, su cui è stato appeso uno striscione: “Casa Crescenzago non palazzo privato”. Sabato pomeriggio si è tenuto il corteo organizzato da Casa Crescenzago, un’associazione dell’omonimo quartiere, che comprende al suo interno altre otto associazioni, tra cui Anpi, Legambiente e Banda musicale di Crescenzago.

Tra slogan contro la cementificazione, e un enorme struzzo di cartapesta a rappresentare coloro che “nascondono la verità pur di non cambiare sistema economico”, il corteo è partito da Piazza Costantino, sfilando poi per Via Berra, Via Padova, Via Vittorelli, Lungo Martesana, e concludere il suo giro in Via Meucci. Un giro simbolico, i cui due punti di partenza e di arrivo del corteo sono l’oggetto del malcontento dei membri delle associazioni, e ciò a cui puntano: fermare il cantiere nell’area di Via Meucci, e impedire che il Comune di Milano metta in vendita l’edificio dell’ex Comune di Crescenzago, in Piazza Costantino.

La diatriba tra Comune e Casa Crescenzago, riguardo la situazione del quartiere, ha radici remote. La zona di Via Meucci fa parte di un PRG (Piano Regolatore Generale) del 1980 del Comune di Milano, nel quale sarebbe dovuta essere destinata a verde pubblico. Tuttavia, i progetti e i solleciti dei cittadini, approvati dal Consiglio di Zona 2 (oggi Municipio 2), che desideravano l’acquisizione della zona al Demanio e la sua conversione in area verde (mozioni presentate nel 2000, 2002, 2015), sono rimasti inascoltati dai vertici di Palazzo Marino. Nel 2012, inoltre, il PGT (Piano di Governo del Territorio) ha deciso di destinare la zona da verde pubblico a spazio edificabile, che ha poi portato alla situazione attuale, nella quale l’area verde è totalmente sparita.

Attualmente, l’area di Via Meucci è stata rilevata dalla società immobiliare Uniabita, aderente alla Lega Coop Lombardia, con l’obbiettivo di edificare un nuovo complesso abitativo, il “Residence Lumiere”, che ha già provveduto a recintare la zona e a introdurre escavatori assieme ad altri mezzi cantieristici. “Qui siamo in un’area di salvaguardia ambientale, un’area ad alta sensibilità paesistica – ha dichiarato Maurizio Bucchia, architetto e membro del movimento ecologista “Extinction Rebellion” – Un palazzo come quello voluto da Uniabita non si può fare poiché, quando si parla di alta sensibilità paesistica, è necessario tenere in considerazione il rapporto con i dintorni. Il palazzo che dovrebbe sorgere al posto del parco è di tutt’altra fattezza rispetto alle abitazioni della zona”. Un elemento, quello della paesistica, che riguarda anche l’inquinamento della zona, nella quale Casa Crescenzago denuncia l’intenso traffico nel tratto tra Via Adriano e Via Padova; un polmone verde nell’area di Via Meucci, che si trova adiacente all’intersezione tra le due vie, sarebbe per l’associazione di enorme importanza.

Un desiderio poi manifestatosi con il lancio – ideato da Extinction Rebellion – di semi sul terreno del cantiere, successivo all’intervento di Giuseppe Natale, presidente di Casa Crescenzago e della sezione Anpi del quartiere: “Invocheremo una commissione d’inchiesta. Stiamo raccogliendo tutti i documenti necessari per dimostrare l’illegalità di questo cantiere, rivolgendoci a un giudice, e ribadendo le nostre richieste agli assessori, sia comunali che di zona, continuando con ricorsi e manifestazioni”. Se il delitto ambientale riguarda la riqualificazione di Via Meucci, quello sociale è concentrato sulla possibile vendita dell’edificio ex Comune di Crescenzago, sede dell’associazione Casa Crescenzago, dichiarato bene storico e artistico dalla Sovrintendenza. “L’ex municipio di Crescenzago ospita attività culturali e sociali. Siamo uno dei pochissimi enti del quartiere che promuovono questo genere di iniziative. – ha commentato a ilfattoquotidiano.it Giuseppe Natale – Ora stiamo raccogliendo le firme affinché il sindaco e i suoi assessori provvedano alle nostre richieste, tra cui la restituzione dell’edificio al Demanio in qualità di bene pubblico”.

Sulla questione è intervenuto anche Simone Locatelli, Presidente del Municipio 2, per fare chiarezza sulla situazione: “Lo spazio di Via Meucci, nonostante il PRG del 1980, è sempre stato uno spazio privato – ha detto a ilfattoquotidiano.it – nel quale è successivamente stato presentato un concorso per rendere edificabile l’area. La richiesta di Casa Crescenzago della permuta sull’area, spostando il cantiere di Uniabita, riguarderebbe l’edificazione del Residence Lumiere in un’area di Viale Monza che, tuttavia, è stata dichiarata area verde dall’ultimo PGT. Il Municipio 2 non ha purtroppo potere riguardo la revoca delle concessioni sui terreni ai privati; nonostante ciò – ha aggiunto – la nostra posizione con l’associazione sarà sempre di dialogo, come il patto di collaborazione per il giardino di Via Amalfi che stipuleremo con loro tra qualche giorno. Riguardo all’edifico dell’ex Municipio di Crescenzago – ha continuato Locatelli – l’origine della controversa ha radici più remote. Nel 2007 è stata la giunta Moratti a inserirlo nei fondi immobiliari da vendere (che ne ha ceduto la proprietà nel 2008), dandolo in gestione al fondo immobiliare “Comune di Milano II”, che ha sempre provveduto alla sua gestione e all’organizzazione di aste immobiliari alla ricerca di un acquirente (che è riuscito a trovare nell’estate di quest’anno, senza far trapelare il nome). Anche qui, il Municipio 2 non ha avuto potere di ricompera sull’immobile, così come Palazzo Marino si è trovato impossibilitato a rilevarlo una seconda volta. Tuttavia, il bene è vincolato in quanto patrimonio storico, e la Sovrintendenza ha l’obbligo di autorizzare ogni tipo di intervento strutturale su di esso, con l’esclusione tassativa di un suo abbattimento”.

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