Sul suo conto circolano tante altre esagerazioni e inesattezze. Per capirne di più, abbiamo chiesto alcuni chiarimenti alla dottoressa Stefania Ruggeri, ricercatrice Crea (il più importante ente italiano di ricerca sull'agroalimentare) e docente alla facoltà di medicina dell’università di Roma Tor Vergata
Ha conquistato per quel suo colore rosa antico, l’origine esotica e le sue presunte e mirabolanti proprietà benefiche. È il sale rosa del’Himalaya che in questi anni si è diffuso dapprima sulle tavole dei salutisti per poi allargarsi ai consumatori più in generale. Siamo però di fronte a una vera e propria mitizzazione di un prodotto che già nel suo nome rivela la tendenza alla mistificazione. Il sale rosa infatti più che dalla catena dell’Himalaya proviene dalle fatiche dei lavoratori (spesso lavoratrici) delle miniere di Kewra (Pakistan), una delle più grandi miniere di sale del mondo. E poi sul suo conto circolano tante altre esagerazioni e inesattezze. Per capirne di più, abbiamo chiesto alcuni chiarimenti alla dottoressa Stefania Ruggeri, ricercatrice Crea (il più importante ente italiano di ricerca sull’agroalimentare) e docente alla facoltà di medicina dell’università di Roma Tor Vergata.
Dottoressa Ruggeri, partiamo da un primo dato che spesso si legge nel web: è vero che il sale himalayano contiene molti più minerali del comune sale da cucina?
“Il sale rosa contiene effettivamente alcuni minerali in più rispetto al sale comune da cucina, in particolare il ferro, presente come ossido (che gli conferisce il colore rosato), il rame e lo zinco. Ma, contrariamente a quello che viene raccontato in alcuni siti, non è per noi una vera fonte di questi microelementi”.
Come mai?
“Innanzitutto perché per questo sale valgono le stesse raccomandazioni che ci sono per il sale comune, ossia non dovremmo consumarne più di 5 g al giorno. Anche il sale rosa, come quello comune che consumiamo, contiene sodio che, se assunto in elevate quantità, aumenta il rischio di ipertensione, tumori e patologie a carattere cronico-degenerativo. Purtroppo, noi italiani ancora oggi consumiamo troppo sale, in parte perché ne utilizziamo in eccesso per condire e in parte perché lo assumiamo inconsapevolmente da alcuni alimenti, ad esempio, da salumi e formaggi: è quello che comunemente viene chiamato ‘sale nascosto’. Se ci atteniamo allora a questa raccomandazione le quantità di minerali che assumiamo con il sale rosa sono davvero irrisorie. Facciamo un esempio con il ferro. In 5 g di sale rosa – il massimo consentito – sono presenti circa 0,001- 0,2 milligrammi di ferro, una quantità davvero insignificante per il nostro organismo. Se ci nutriamo bene con un’alimentazione sana e varia, con alimenti freschi e di ottima qualità non incorriamo in carenze nutrizionali e non abbiamo alcuna necessità di spendere tanto per il sale rosa. Quest’ultimo può essere utilizzato come vezzo culinario, per guarnire preparazioni di carne o di pesce, ma sempre senza esagerare.
Un’altra caratteristica del sale rosa che viene messa in risalto è il suo essere incontaminato: quando viene estratto, risulta puro proprio come quando si era depositato nel suolo migliaia di anni prima…
“Non credo che il sale che arriva nelle nostre case sia tutto quello depositato migliaia di anni fa e il modo con cui viene pubblicizzato – ‘incontaminato e puro’ – non ci deve trarre in inganno. Il sale rosa non è raffinato ed è privo di contaminazioni ambientali, ma questo è vero anche per altri sali nostrani. Inoltre non dobbiamo farci ingannare dal concetto di ‘purezza’ che non è assimilabile al concetto di ‘sano’. Il sale comune che utilizziamo è sicuro, sempre tenendo presenti le appropriate quantità di consumo. Se siamo dei puristi possiamo scegliere i sali nostrani integrali prodotti con evaporazione naturale”.
Del sale rosa si vantano numerose proprietà salutistiche. Gliene segnalo solo alcune: promuove l’equilibrio del pH all’interno delle cellule, riduce i segni dell’invecchiamento, migliora il sonno, rafforza le ossa, riduce la pressione sanguigna. E tanto altro ancora. Che c’è di vero?
“Purtroppo, non c’è nessuna ricerca scientifica che attesti le proprietà di questo sale né sull’equilibrio del pH cellulare, né sulla riduzione dei processi di invecchiamento, né sul rafforzamento delle ossa. Assimilando un’inezia dei suoi microelementi non riusciamo certo a migliorare la nostra salute. Ricordiamoci che è un‘alimentazione a base prevalentemente vegetale a ridurre il rischio delle patologie a carattere cronico degenerativo”.
In chiave anche km0, quali valide alternative possiamo trovare tra i sali integrali nostrani in termini di ricchezza di minerali e purezza?
“Se vogliamo dare un tocco particolare alle nostre pietanze possiamo comprare alcuni sali di Sicilia, della Puglia, della Toscana, della Romagna e della Sardegna: sono gourmet, particolari nel loro sapore, ma non dimentichiamoci che sono pur sempre sali”.