Il mondo della cultura italiana è governato da parametri sfuggenti, leggi non scritte e contraddittorie, comandamenti capricciosi e promesse ingannevoli.
Puoi sparare sentenze a caso, sostenere per vent’anni governi fallimentari, difendere a spada tratta figure condannate dalla storia e sbagliare ogni lettura del presente, eppure essere considerato una voce autorevole; puoi imbastire un sistema industriale di propaganda dichiaratamente faziosa fondata su dati falsi e slogan in malafede, eppure essere invitato ogni sera in televisione come opinionista libero; puoi ripetere le stesse banalità per tutta la tua carriera, sfornando ogni anno un bignami per studenti svogliati su qualsiasi aspetto dello scibile, eppure essere considerato un punto di riferimento ineludibile.
C’è solo un errore da non commettere, un peccato intollerabile, che non merita perdono: fare qualcosa che funziona. Ovvero, realizzare qualcosa che buchi le cortine dell’accademia, che esca dai soliti circoli, che spezzi gli equilibri consolidati da anni, che crei coinvolgimento, entusiasmo, passione. Se poi ciò che si realizza è anche di qualità… si diventa i nemici pubblici dello status quo.
Questo è il caso di Tlon, progetto filosofico di Maura Gancitano e Andrea Colamedici, tra le realtà più interessanti, feconde e versatili degli ultimi anni. Alla galassia Tlon sono collegati una casa editrice, più librerie, innumerevoli corsi, podcast, festival, conferenze e pubblicazioni. Un’attività imponente e dai ritmi serrati, che ha meritato ai due filosofi non solo la scalata alle classifiche dei podcast più ascoltati e dei libri più venduti, ma la stima di filosofi dal prestigio internazionale e il fedele seguito di centinaia di migliaia di fruitori dei loro contenuti.
Questo, chiaramente, ha scatenato le dinamiche accennate sopra: da alcuni mesi il progetto è al centro del fuoco incrociato di due propagande, eguali e contrarie, unite dal comun denominatore del livore. C’è chi ha reagito all’ironica provocazione antisessista di Gancitano, che in un video ha “osato” parlare di filosofia truccandosi (confermando la persistenza di tutti gli stereotipi che l’operazione voleva denunciare); c’è chi ha espresso rabbia o delusione quando Colamedici ha preso le distanze dalle periodiche gogne social (confermando anche in questo caso che chi non si allinea a quel modus operandi viene considerato immediatamente un “nemico” o un “traditore”).
Da un lato il baccano del pollaio di chi gioca a impersonare il ruolo del Solženicyn nostrano contro “il pensiero unico”, mentre di fatto non fa che ripetere i luoghi comuni più stantii della maggioranza, ahinoi, non più silenziosa; dall’altro l’ottusità talebana di alcuni militanti digitali, coloro che si credono Angela Davis perché passano le giornate a cercare col lanternino frasi interpretabili in senso equivoco per scatenare ondate d’indignazione pavloviana sui social.
Non sto dicendo che si debba per forza essere d’accordo con loro, al contrario uno degli aspetti più interessanti del “metodo Tlon” è proprio il recupero dell’esercizio sofistico dell’antilogia, nel quale si deve sostenere con convinzione il punto di vista opposto al proprio su temi divisivi. Il problema è che larga parte delle critiche che gli vengono rivolte sono fondate sulla malafede. Come nel 90% delle polemiche quotidiane aizzate sui social.
A questo punto, molti potrebbero obiettare: “tu li difendi perché sono tuoi carissimi amici”. Obiezione che si smonta da sé: sono diventato amico, e collaboratore, di Gancitano e Colamedici solo dopo averne scoperto il valore e riconosciuto la profonda comunanza di visione filosofica. Valore e vicinanza che sono confermati dal loro ultimo libro, il citato L’alba dei nuovi dei, probabilmente il testo più elevato e profondo della coppia di filosofi. Dopo la trilogia pubblicata per Edizioni Tlon (Tu non sei Dio, Lezioni di meraviglia e La società della performance) Gancitano e Colamedici avevano pubblicato per Harper Collins due manuali di fioritura personale, dal carattere divulgativo e, a tratti, giocoso (Liberati della brava bambina e Prendila con filosofia).
L’alba dei nuovi dei è, invece, un volume denso, ponderato, che alterna momenti di vis dialettica da pamphlet a pagine di speculazione filosofica pura, un riuscito compendio delle due personalità, diverse e complementari, degli autori: Gancitano eccelle nell’esposizione rigorosa e nella sintesi divulgativa, Colamedici (mon frère) è vulcanico, provocatorio, paradossale.
Due filosofi in grado di conciliare Calasso e Judith Butler, Giorgio Colli e Cioran. E di aiutare le persone, attraverso la filosofia, a comprendere il presente. Alla faccia di chi, come insegna Dante, ha gli occhi cuciti dal fil di ferro della propria malevolenza.