La Giunta per le immunità del Senato ha approvato la relazione della senatrice Fiammetta Modena (Forza Italia) che nella seduta del 16 novembre aveva concluso per “l’opportunità che la Giunta proponga all’Assemblea la proposizione nei confronti della competente autorità giudiziaria di un conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte costituzionale” rispetto al caso Renzi-Open. A favore si è espresso tutto il centrodestra insieme a Italia viva (14 senatori), mentre i quattro membri di Pd e Movimento 5 stelle si sono astenuti, sostenendo di non avere abbastanza materiale a disposizione per esprimersi. “Non è serio deliberare senza conoscere i documenti su cui bisogna esprimersi. C’era evidentemente una volontà politica precostituita“, spiegano i componenti pentastellati. Ma in serata il leader Giuseppe Conte chiarisce – rispondendo a una domanda del fattoquotidiano.it – che “è stata un’astensione tecnica, perché mancavano decreti vari del tribunale. Il fascicolo, a detta dei parlamentari, era incompleto: di qui l’astensione, che significa non entrare nel merito. Posso preannunciare che in Aula potremo esprimere pienamente un voto politico contrario a che questo conflitto arrivi alla Corte costituzionale”.

Contrari soltanto in due, l’ex M5s Gregorio De Falco (ora nel gruppo Misto) e il senatore di Liberi e uguali Pietro Grasso. L’Aula di Palazzo Madama si esprimerà probabilmente a marzo 2022. “Sono soddisfatta. Avrei preferito sicuramente una valutazione unanime, in quanto la documentazione presentata dal senatore Renzi è stata oculatamente selezionata”, ha dichiarato la senatrice Modena. Nella stessa seduta, con 12 voti contro 7 astenuti (tra cui anche Lucio Malan di FdI), l’asse centrodestra-renziani ha respinto anche la richiesta del gip di Napoli Nord di sottoporre agli arresti domiciliari il senatore Luigi Cesaro, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Le richieste di Renzi al Senato – Il 7 ottobre scorso Renzi si era rivolto per lettera alla presidente dell’assemblea Elisabetta Casellati chiedendo di tutelare le proprie “prerogative costituzionali” che considera violate dai pm di Firenze che lo indagano per finanziamento illecito ai partiti: secondo l’ex premier, che ha deposto davanti alla Giunta nella seduta del 24 novembre, i magistrati avrebbero dovuto chiedere l’autorizzazione preventiva al Senato per sequestrare la corrispondenza telematica di altre persone (non coperte dall’immunità parlamentare) che hanno avuto scambi con lui. In particolare Renzi ha citato le chat Whatsapp con l’imprenditore Vincenzo Manes nel giugno 2018 (in cui si parla del volo Roma-Washington da 135mila euro pagati dalla fondazione Open), quattro mail scambiate con Marco Carrai nell’agosto 2019 e il proprio estratto conto bancario acquisito dai pm, che l’ex premier paragona a corrispondenza con l’istituto di credito. Renzi sostiene che il sequestro della corrispondenza a Manes e Carrai fosse un modo indiretto per intercettare lui: una tesi sposata dalla relatrice, che ha scritto che il sequestro “non è stato mai autorizzato dal Senato, al quale l’autorità giudiziaria avrebbe dovuto rivolgere preventivamente una richiesta di autorizzazione”.

L’esultanza del leader Iv: “I pm hanno violato la Costituzione” – “Oggi al Senato la Giunta per il regolamento riconosce a larghissima maggioranza (14-2) che esiste una violazione della Costituzione da parte dei pm fiorentini Turco e Nastasi. Si tratta di una decisione fondamentale per la battaglia di civiltà che sto combattendo”, esulta il leader di Italia viva in una nota. “In altri casi alcuni colleghi parlamentari hanno chiesto di utilizzare l’articolo 68 della Costituzione per evitare il processo. Io no. Io non chiedo di evitare il processo: chiedo solo che si sanzioni il comportamento illegittimo e incostituzionale del dottor Turco e del dottor Nastasi. Io non ho violato la legge, gli inquirenti hanno violato la Costituzione: questo è ciò che dimostrerò in tutte le sedi istituzionalmente preposte. Io non scappo dalla giustizia, io chiedo giustizia”, scrive. E manda una frecciata agli ex compagni di partito: “In questa bella giornata dispiace per l’atteggiamento del Pd che finisce per astenersi inseguendo il Movimento cinque stelle. Quello che era un partito riformista e garantista insegue oggi Conte e i suoi adepti nel peggior populismo, quello giudiziario. Sono curioso di vedere come voteranno in aula a scrutinio palese i colleghi del Pd, ricordando i principi sui quali sono stati eletti. Per il momento ringrazio la Giunta, il Presidente, la relatrice e in particolare modo i colleghi commissari di Italia viva che stanno combattendo – non da soli – una battaglia di civiltà giuridica e di dignità per la politica”.

La pregiudiziale Rossomando – Alla base dell’astensione di Pd e 5 stelle c’è la bocciatura della questione pregiudiziale istruttoria della senatrice del Pd Anna Rossomando, che chiedeva l’acquisizione di ulteriori atti: i verbali relativi alle perquisizioni presso terzi nel corso delle quali sono state sequestrate mail e i messaggi, nonché i verbali e gli atti relativi al sequestro stesso. “Senza tali indispensabili elementi conoscitivi – aveva sostenuto – l’istruttoria della Giunta sarebbe assolutamente incompleta e inadeguata, atteso che i profili di complessità del caso in questione sono evidenti. Occorre capire se sia stato scaricato tutto il contenuto dal cellulare, oppure se ci sia stata una ricerca con delle “parole-chiave” come sostenuto dal senatore Renzi” per avvalorare la tesi dell’intercettazione indiretta. “Inoltre – aggiungeva Rossomando – occorre comprendere se le mail ed i messaggi siano stati sequestrati attraverso perquisizioni effettuate in locali nella esclusiva disponibilità di terzi o, viceversa, in locali nella disponibilità del senatore“. Una posizione a cui si è associato il Movimento 5 stelle: “Avevamo chiesto un supplemento di istruttoria per acquisire il decreto di sequestro, il decreto di perquisizione e le ordinanze del tribunale del riesame, prima di esprimerci sulla documentazione depositata da Matteo Renzi e sulla proposta della relatrice Modena. Il nuovo fronte Lega-Forza Italia-Italia Viva ha bocciato la nostra richiesta e quindi la Giunta ha ritenuto di proporre il conflitto di attribuzione senza le carte in mano. Per questo ci siamo astenuti”, spiegano in una nota le senatrici pentastellate Grazia D’Angelo, Elvira Evangelista e Agnese Gallicchio.

Le pregiudiziali Grasso – Prima di approvare la relazione Modena, la Giunta aveva respinto una nuova pregiudiziale sollevata da Grasso. L’ex presidente del Senato sosteneva che la Giunta non fosse competente a esprimersi sull’istanza del leader di Italia viva perché la legge prevede un’interlocuzione tra l’organo e il gip, mentre in questa fase gli atti d’indagine sono stati compiuti soltanto dai pm, “senza alcun provvedimento da parte del giudice per le indagini preliminari sui profili in questione”. Grasso, pur non escludendo “che possa essere attivato un conflitto una volta che il Giudice per le indagini preliminari avrà emesso la propria ordinanza in ordine al mezzo di prova in questione”, ricordava che “attualmente si versa ancora in una fasepreliminare“, nella quale non è ancora attivabile la competenza della Giunta e del Senato”. Nella prima seduta, lo scorso 16 novembre, Pietro Grasso aveva posto un’ulteriore questione pregiudiziale, sostenendo che Renzi, in base alla legge, avrebbe potuto rivolgersi al Senato “solo rispetto alla prerogativa dell’insindacabilità delle opinioni espresse di cui all’articolo 68, primo comma, della Costituzione. Invece, rispetto alle prerogative di cui al secondo e terzo comma (l’immunità da intercettazioni e sequestro di corrispondenza, ndr) l’attivazione del procedimento parlamentare spetta esclusivamente all’autorità giudiziaria, che ha l’onere di chiedere l’autorizzazione a procedere”. Anche questa pregiudiziale era stata bocciata dall’organo, con quello che Grasso aveva definito al fatto.it un atto di “dispregio della legge”.

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