I giovani sono mammoni, viziati, rassegnati, sfiduciati, apatici. Non hanno voglia di mettersi in gioco, non studiano, non lavorano e non si formano. Questa è la narrazione che i media e l’opinione pubblica dà generalmente sul mondo giovanile.

Poi ci sono loro: Davide, Laura, Beatrice, Mattia, Luccio, Entello, Francesco, Focena, Gabriele. Tutti giovani tra i 20 e i 30 anni che hanno deciso di vivere insieme in un progetto di vita comunitario basato sulla condivisione, sull’ecologia e sulla crescita personale e spirituale.

Il tutto è nato perché “sentivo il bisogno di diventare parte attiva del cambiamento che volevo vedere nel mondo, quindi smettere di deresponsabilizzarmi da quello che sta accadendo e iniziare a fare delle scelte concrete per portare questo cambiamento che volevo portare nel mondo”, mi dice uno degli abitanti, Davide, 25 anni. Oppure Focena, 26 anni, compagna di Davide con cui ha un bambino Nyel di 2 anni, mi dice che:” Ho scelto di vivere in questa comunità perché mi rendo conto che lavoro su me stessa”.

Tra di loro ci sono studenti in sociologia, ingegneri, naturopati, grafici, insegnanti. Nessuno di loro è “un giovane mantenuto” da papà notaio o da mamma avvocato, sono tutti giovani lavoratori: camerieri, chi ha aperto un’attività ristorativa, chi fa l’agente immobiliare, chi il grafico. Questi giovani insomma si fanno il mazzo per essere degli attori del cambiamento.

Oltre ad essere giovani, la particolarità di Assamil, questo il nome di questa realtà, è che sono situati di fianco a un grande parco di una città, Rimini. All’interno della Rive (Rete Italiana Villaggi Ecologici) è in atto un dibattito su come definire un ecovillaggio: una realtà per definirsi ecovillaggio deve essere necessariamente immersa nella natura oppure no? Loro si definiscono “una comunità urbana, ma con il sogno di un ecovillaggio in natura” (tant’è che stanno cercando un casolare con queste caratteristiche in Emilia Romagna).

La quotidianità è quindi scandita da studio, lavoro, pranzo, cene tutti insieme e da momenti di svago e convivialità. Inoltre vengono suddivise le varie responsabilità: dalle pulizie fino alla cucina, passando per la comunicazione con l’esterno o l’economo.

Ogni abitante versa una quota fissa al mese – quota uguale per tutti – che serve a pagare l’affitto, le bollette e il cibo, e una buona fetta di questa cifra viene messa in alcuni fondi: il fondo solidarietà, in cui gli “assamiliani” possono accedere nel momento del bisogno (ad esempio la perdita del lavoro); il fondo figli, dove tutti insieme partecipano alle spese dei figli della comunità; il fondo sogno, dove confluiscono più soldi possibili per l’acquisto della nuova casa; il fondo manutenzione.

Questa è la storia di Assamil. Questa è la storia dei tanti giovani italiani di cui non si parla. Sono i giovani che invece di lamentarsi, di rassegnarsi e isolarsi, si mettono in gioco, insieme, per creare e sperimentare un nuovo mondo più in armonia con se stessi, le persone e la Terra. Questa è la Generazione Speranza.

Questo è il mio video con la storia completa

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