Stop ai No Vax tra i banchi di scuola. Da mercoledì 15 dicembre maestri, professori, collaboratori scolastici e presidi per mettere piede in aula dovranno aver fatto il vaccino o averlo già prenotato nei successivi venti giorni. Il green pass rilasciato a seguito dei tamponi non varrà più. Le regole sono chiare e stabilite dal Decreto Legge 172/2021: gli unici a poter usare ancora la certificazione verde saranno i lavoratori esterni; gli esperti invitati a scuola, gli assistenti agli alunni disabili e gli operatori delle refezioni scolastiche.

Una stretta voluta dal governo Draghi che riguarda gli insegnanti, i bidelli, i dirigenti scolastici che non ne vogliono sapere di fare l’iniezione: stiamo parlando del 6% (60-70 mila) del personale della scuola. Solo nel Lazio sono circa 6.100. Di questi, una parte sono dipendenti esentati con tanto di certificato medico mentre il resto sono maestri, professori, collaboratori e pochi capi d’istituto che per motivi diversi hanno deciso di non fare alcuna dose.

Molti di loro in queste ore stanno pensando a ogni strategia possibile per evitare la sospensione dal lavoro e dello stipendio prevista dalla norma. A difendere quest’ultimi è l’Anief che ha annunciato un ricorso al Tar del Lazio. Il Comilva, coordinamento del movimento italiano per la libertà di vaccinazione ha suggerito – come riporta “La Repubblica” – di pretendere dal preside una raccomandata di richiesta di regolarizzazione, ritirarla dopo un mese per poi avere cinque giorni di tempo per rispondere, altri venti per presentare la prenotazione del vaccino, più tre per comunicare di averlo fatto. Un’altra strada è quella delle diffide: sulle scrivanie di molti presidi stanno arrivando da parte dei legali dei no vax.

Infine c’è chi pensa di farla franca almeno per qualche settimana: sulle pagine de “La Repubblica” di Napoli un professore No vax, mantenendo l’anonimato, ha spiegato come funzionerà il “giochino” per beffare la norma. Prendendo un appuntamento per il 22, non presentarsi dichiarandosi magari in malattia, il posto di lavoro è garantito almeno fino al ritorno dalle vacanze che quest’anno sarà lunedì 10 gennaio: una scorciatoia che – ci confermano molti presidi – hanno già messo in atto alcuni docenti. Se verranno fatti i controlli così come previsto, se viene individuato un soggetto non vaccinato o senza prenotazione, i dirigenti devono invitare l’inadempiente a presentare entro cinque giorni la documentazione comprovante l’effettuazione della vaccinazione o il differimento della stessa o ancora la richiesta di vaccinazione da fare entro venti giorni.

Il ministero in una nota del 7 dicembre ha chiarito che il personale in questi cinque giorni può lavorare, ma portando in tasca il Green pass dato dal tampone. Dopo i cinque giorni, se il docente o il bidello, si presentano a mani vuote il preside deve invitare il proprio dipendente a trasmettere entro tre giorni la certificazione che dimostra di aver fatto il vaccino. Pena: l’immediata sospensione da scuola e della retribuzione compreso l’assegno “alimentare”. In più è prevista una multa – fatta dal prefetto – che va dai quattrocento ai mille euro; sanzione che viene raddoppiata in caso di reiterazione dell’inadempienza.

Il lavoratore resterà a casa fino a quando comunicherà l’avvio del ciclo vaccinale primario o la somministrazione della dose di richiamo, e comunque non oltre sei mesi a decorrere dal 15 dicembre. Intanto ieri pomeriggio sul sito del ministero è arrivata la nota a cura del dipartimento per le risorse che illustra la nuova funzionalità Sidi per la verifica dell’obbligo vaccinale del personale scolastico. Questa funzionalità, che si affianca a quella già operante per il controllo del green pass, prevede una interazione tra Sidi e piattaforma nazionale Digital Green Certificate e consente al dirigente scolastico di verificare quotidianamente lo stato vaccinale del personale in servizio. Troppo tardi, secondo l’associazione nazionale presidi. “Dispiace – ha spiegato il presidente Antonello Giannelli – che la super app per il controllo delle certificazioni verdi e ricalibrata sul nuovo scenario normativo di obbligo vaccinale al personale scolastico sia arrivata all’ultimo momento e che i colleghi hanno potuto vederla solo oggi pomeriggio”. I dirigenti scolastici prevedono il caos e in queste ore di fronte ad una norma definita “vaga” da loro, stanno confrontandosi per prendere delle decisioni in merito ad alcuni problemi.

Il primo potrebbe essere quello di trovare i supplenti, in sostituzione dei No vax, proprio nei giorni prima di Natale: nella primaria non è per nulla facile. La seconda questione riguarda la sospensione o meno dal lavoro di quei lavoratori che da domani o nei prossimi giorni si metteranno in malattia. Infine, c’è il tema di coloro che sono esentati: nella nota del capo dipartimento Stefano Versari c’è critto “in tal caso, il dirigente scolastico adibisce detto personale, per il periodo in cui la vaccinazione è omessa o differita, a mansioni anche diverse, senza decurtazione della retribuzione, in modo da evitare il rischio di diffusione del contagio”. Una soluzione che crea qualche problema perché i capi d’istituto non sanno quali mansioni affidare a queste persone.

Particolarmente critico e attento è Ludovico Arte, preside dell’istituto “Marco Polo” di Firenze: “Ho parlato e dialogato con i miei docenti che non si sono finora vaccinati, circa una decina. Qualcuno ha deciso di fare un passo indietro, altri hanno scelto di farsi sospendere. Alcuni stanno cercando strade per arrivare a terminare le vacanze natalizie senza rinunciare ad un mese di stipendio”. Arte ha fatto una scelta in controtendenza rispetto ad altri suoi colleghi: “Se un docente si assenta perché ammalato, non posso sospenderlo se non si è vaccinato. Per me la partita si riapre il 10 gennaio. C’è da dire che tra l’altro la nota di Versari è ambigua e lascia la possibilità a noi dirigenti di scegliere per gli esentati un’altra mansione che non sempre esiste”.

Critica anche Laura Biancato, preside dell’ “Einaudi” di Bassano del Grappa che ha a che fare con tre no vax su 140 docenti: “Non sappiamo cosa ci attende. Ho già pronte le diffide. Tuttavia se un docente è malato, non viene a lavorare e non gli si può controllare il green pass. Spero che i medici siano responsabili. Per quanto riguarda gli esentati ho deciso di lasciarli al loro posto e semmai di dare loro maggiori dispositivi di sicurezza”.

Su quest’ultima questione è chiara anche Fabiola Martini, dirigente della media “Diaz” di Olbia: “Che altre mansioni ci sono nella scuola per chi dev’essere esentato? Non ho una biblioteca e non posso pensare di mandare un docente dall’oggi al domani in segreteria”. Stessa musica da parte di Lucio Bontempelli a capo dell’istituto comprensivo “Niccolò Pisano”: “Questa delle mansioni diverse per i non vaccinabili è una bella gatta da pelare”. Il collega Giacomo Vescovini di Collecchio (Parma) sceglie la strada del buon senso con i quindici non vaccinati della sua scuola: “Farò rispettare la legge ma non sarò così rigido sulla questione dei giorni entro i quali fare il vaccino perché comprendo che le Asl sono intasate. Se qualcuno sarà sospeso dovremo fare i conti con la difficoltà di trovare supplenti: è un terno al lotto soprattutto quando la durata dei loro contratti è indefinita visto che i no vax potrebbero decidere da un momento all’altro di fare l’iniezione e tornare a scuola”. Intanto Danilo Vicca, guida del liceo artistico “Enzo Rossi” di Roma, pensa anche al futuro: “Sulle terze dosi il problema lo avremo tra qualche mese, fino a febbraio sarà coperto. Le modalità di controllo sono solo annunciate per ora”.

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