“Non accetteremo compromessi, vogliamo un patriota“. Dall’alto della leadership sul centrodestra, dal palco di Atreju Giorgia Meloni ha dettato il requisito perché il prossimo capo dello Stato ottenga i suoi voti: “La pacchia è finita“, avverte la presidente di Fratelli d’Italia, “nelle prossime elezioni del Quirinale il centrodestra ha i numeri per essere determinante e noi vogliamo un presidente eletto per fare gli interessi nazionali e non del Pd”. Un uomo, chiarisce Giorgia, “che abbia a cuore la difesa della nazione per la sua grandezza”, perché “non siamo una colonia di tedeschi, francesi, cinesi. Siamo l’Italia”. L’equazione dunque è semplice: “patriota è chi l’interesse della nazione fa”. Un’accezione povera, quasi sporcata, di un termine nobile. Che però consente di dribblare la domanda inevitabile: ma quindi è patriota pure Silvio Berlusconi? “Berlusconi è stato mandato a casa dalle consorterie europee perché non firmava trattati poi firmati da Mario Monti, quindi ha difeso l’interesse nazionale”, approva Meloni. E Mario Draghi, lui è patriota? “Non ho ancora elementi per rispondere”, soppesa. “Ci sono dei dossier che per me sono fondamentali per fare questa valutazione: Tim, Autostrade, Borsa. Una serie di tematiche che raccontano più delle parole quanta disponibilità ci sia a difendere l’interesse nazionale italiano”.

Un patriottismo su misura, dunque, tanto più autentico quanto più in linea con le posizioni di Meloni, Gasparri, La Russa e compagnia. Eppure il vero significato del termine non c’entra nulla con il nazionalismo o la difesa della sovranità: secondo il dizionario Treccani, semplicemente, un patriota è una “persona che ama la patria e mostra il suo amore lottando o combattendo per essa”. E il peggio, per la Meloni, arriva subito dopo: “Durante la seconda guerra mondiale, furono così chiamati i partigiani, specialmente nel primo periodo della lotta per la Resistenza”. Proprio loro, i partigiani antifascisti, quelli che in certi ambienti di estrema destra – da cui Fratelli d’Italia fatica a prendere le distanze – si fa a gara a disonorare e delegittimare, sono citati dall’Enciclopedia italiana come i patrioti per antonomasia. Altro che Monti, le consorterie europee e il dossier Tim. Il primo tra gli esempi d’uso citati dalla Treccani, poi, è “i patrioti del Risorgimento“. Anche loro, come i partigiani, erano tutt’altro che un monolite ideologico: Mazzini era repubblicano, Garibaldi aveva simpatie socialiste, Cavour era un liberale anticlericale, Rosmini e Gioberti monarchici cattolici.

Un po’ come i presidenti della Repubblica succedutisi finora, di cui però nessuno è arrivato a mettere in discussione l’amor di patria. Un concetto sviluppato da molti nello scagliarsi contro le parole di Meloni: “Che vuol dire un presidente patriota? Mattarella non è un patriota? Fino a ora i presidenti che sono stati, traditori della patria? Se uno dice che Berlusconi è meglio, può dirlo. Ma se dice “serve un presidente patriota” è insultante verso il presidente della Repubblica in carica”, ha attaccato il leader di Azione Carlo Calenda. “Il patriottismo è il senso della nazione, le idee e i valori che porta avanti. Mattarella questa cosa l’ha rappresentata molto bene, ce l’abbiamo un presidente patriota”. Mentre il segretario Pd Enrico Letta si limita a twittare una foto di Sandro Pertini, socialista, partigiano e antifascista: “Un presidente #patriota”, scrive. Anche Stefano Fassina, deputato di Liberi e uguali, ricorda che i patrioti “sono stati innanzitutto i partigiani comunisti, socialisti, cattolici, repubblicani, liberali che hanno liberato l’Italia da quella corrente della destra nazionalista che è stata il fascismo. Al Quirinale deve andare un o una patriota, quindi per dettato costituzionale non un nazionalista“.

E pure sui social si sprecano gli sfottò, legati soprattutto all’accostamento del patriottismo alla figura di Berlusconi. Che, ricordano in molti, è quello della “culona inchiavabile“, delle cene eleganti, di Noemi Letizia, della P2, della condanna per frode fiscale… insomma, non il profilo più specchiato dell’italica virtù. Anche se Maurizio Gasparri non ha dubbi: “Chi è più patriota di Berlusconi che ha fondato un partito che si chiama Forza Italia? In quanto a patriottismo non lo batte nessuno“. Meloni però insiste, anzi mostra un po’ di risentimento per non essere stata presa sul serio: “La sinistra pubblica la foto di Pertini, che un po’ sembra dire che non abbiano un patriota vivente da votare… non capisco la levata di scudi di fronte a quello che in un altro contesto sarebbe stata una banalità”, dice al Corriere. “In Italia, se parli di difesa di interesse nazionale, vieni scambiato per un pericoloso sovranista. Abbiamo una classe politica che ha interesse più a difendere certe consorterie che l’interesse italiano. Si cerca un campo largo per il Colle? Un patriota è una proposta da campo largo”, rivendica. E non molla il “sogno” Berlusconi: “È un’ipotesi che sicuramente prendiamo in seria considerazione“. Per chiudere con un avvertimento: “Nessuno pensi di eleggere il prossimo capo dello Stato senza di noi“. I patrioti si tengano pronti.

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