Quattro ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dalla polizia, oggi 15 dicembre a Novara, nell’ambito di quella che gli inquirenti definiscono “la prima inchiesta sul caporalato in ambiente urbano“. Tre cittadini pakistani e un italiano sono accusati di avere reclutato all’estero stranieri, per lo più pakistani, costringendoli a dormire “in condizioni di sovraffollamento e promiscuità con rischi igienici in periodo di pandemia”, per poi distribuire volantini in strada, in Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta, anche per 17 ore consecutive dietro pagamenti irrisori. Sono stati inoltre sequestrati i furgoni utilizzati per trasportarli.

L’operazione è partita dalla scoperta di vaste comunità nel quartiere novarese di Sant’Agabio. Alle indagini della squadra mobile di Novara ha collaborato la polizia locale di San Pietro Mosezzo, località alle porte di Novara dove avevano sede alcune delle ditte coinvolte. “Nel corso dell’indagine – sottolinea il dirigente della mobile Massimo Auneddu – ci si è trovati di fronte a persone prive di mezzi alternativi di sussistenza per sé e per i propri familiari dimoranti nel Paese d’origine e, pertanto, in stato di bisogno oggettivo”. Le vittime sono state “reclutate dall’estero o da diverse zone d’Italia e portate a Novara dove erano costrette a vivere in condizioni precarie”. Dalla città piemontese, spiega ancora Auneddu, “venivano portati a lavorare in lontane località a bordo di furgoni obsoleti e spesso fatiscenti, scaricati in vari punti delle città, e costretti, a piedi, a distribuire migliaia di volantini, anche in presenza di avverse condizioni climatiche senza l’uso dei dispositivi di protezione individuale come le pettorine”.

Tra i colpiti dalle misure cautelari c’è l’imprenditore novarese Alessandro Cavalieri, 44 anni, ritenuto la mente del gruppo, in passato testimone nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio dell’imprenditore Ettore Marcoli, avvenuto il 20 gennaio 2010. Cavalieri era stato anche coinvolto in passato in altre vicende giudiziarie, tra cui una serie di incendi dolosi a camion e una bancarotta. Attualmente su di lui vi era un’altra misura cautelare, aggravata dal nuovo provvedimento.

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