Un drone che rappresentava “una potenziale minaccia” per la messa di papa Francesco lo scorso 15 settembre a Sastin, in Slovacchia, è stato neutralizzato da un’apparecchiatura elettronica israeliana, la D-Fend. Lo rivela in esclusiva il sito del Jerusalem Post secondo cui il sistema – che collaborava con il ministero dell’interno slovacco – riuscì a individuare e assumere il controllo dell’oggetto volante comparso in maniera inaspettata. Mentre Francesco celebrava la funzione nella spianata della Basilica – di fronte a 60mila fedeli e alla presenza della presidente Zuzana Caputova, del premier Eduard Heger, nonchè di 90 vescovi e 500 sacerdoti – dietro le quinte si sono vissuti momenti di tensione. La polizia locale ha decretato lo stato di allerta e il drone è stato costretto a tornare al suo punto di decollo, lontano dalla folla dei fedeli.
Da tempo i servizi di sicurezza di molti Paesi hanno compreso che l’uso offensivo di droni può rappresentare un rischio per dirigenti politici e anche per grandi raduni di folla. Un “allarme drone” – subito rientrato – si era registrato anche in Vaticano nell’agosto 2017, in quella che la polizia avrebbe poi definito “una ragazzata”. Ma già l’anno seguente il presidente del Venezuela Nicolas Maduro sfuggì all’attacco di due droni esplosivi lanciati contro di lui mentre pronunciava un discorso nella Avenida Bolivar, a Caracas. E ancora il mese scorso, a Baghdad, il premier iracheno Mustafa al-Kadhimi è sfuggito di misura all’attacco di un drone esplosivo lanciato contro il proprio palazzo, all’interno di un’area molto protetta. Secondo Zohar Halachmi, presidente di D-Fend, “i droni rappresentano una minaccia crescente in tutto il mondo: per le infrastrutture critiche, per i civili e anche per i leader”. Aver assicurato protezione a papa Francesco, ha aggiunto, “è stato per noi un onore”.