Gentile, sorridente e sempre pacato, ma quando si tratta del suo grande amore – la danza – anche Roberto Bolle non ha paura di schierarsi in prima linea. Oggi abbiamo visto le immagini alla Camera dei Deputati dell’étoile dei due Mondi alle prese con un discorso durissimo in difesa della danza italiana. Un j’accuse nei confronti della pessima gestione a livello istituzionale dell’arte tersicorea.
“La Danza italiana viene costantemente avvilita, trattata come la Cenerentola delle arti, con Opera lirica e musica sinfonica nel ruolo delle sorelle privilegiate, cui sono riservate le attenzioni e le cure delle Fondazioni. – ha detto – Da cosa nasce questa decisione che sembra quasi unanime di uccidere il Balletto qui in Italia? Non certo per insostenibilità dei corpi di ballo ma per scarsa conoscenza del settore e mancanza di visione di chi ne era responsabile”. Poi l’affondo: “Molti sovrintendenti amano l’opera, amano la musica. Al contrario molto raramente conoscono e apprezzano la danza. La frase più comune che si sente dire è ‘Non capisco nulla di Danza’. E una risposta sta proprio lì: il Balletto è vittima dell’ignoranza di chi, per il ruolo che ricopre, dovrebbe proteggerlo, promuoverlo e valorizzarlo”.
Il discorso di Bolle si è rivelato efficace, puntuale e con spunti e suggerimenti precisi indirizzati al Ministero della Cultura e al governo. Un lungo schema programmatico illustrato durante il discorso e tra i punti citiamo: “Bisogna prima di tutto stabilizzare le danzatrici e i danzatori di Napoli e Palermo, ripristinando un organico consono. Rimettere in piedi il corpo di ballo stabile all’Arena di Verona (…) mettere mano alla situazione del MaggioDanza, a Firenze (…) Equiparare il punteggio Fus del balletto con quello dell’opera lirica. Diminuire il punteggio del Fus per le attività prodotte da un corpo di ballo esterno, che oggi valgono tanto quanto quelle svolte da un corpo di ballo interno Incentivare e sostenere finanziariamente quei teatri che decidono di investire nei corpi di ballo. Incentivare e agevolare le coproduzioni tra i teatri e le tournée dei nostri corpi di ballo nelle altre Fondazioni e negli altri Teatri italiani”.
Un discorso che ci è piaciuto perché oltre ad essere dettato da una delle stelle della danza più ammirate e applaudite del mondo, è stato proposto da chi la danza l’ha vissuta e ‘masticata’ sin da bambino. Aveva solo 12 anni quando è entrato alla Scuola di Ballo della Scala di Milano. Roberto Bolle è nato e cresciuto al Teatro alla Scala per poi girare il mondo, raccogliendo consensi ovunque.
Il suo grido di dolore ha spiazzato inizialmente chi lo conosceva come l’artista pacato, ma risoluto. La misura è colma ed è per questo che Bolle ha deciso di esporsi in prima persona, come abbiamo visto ammirando e condividendo – per questa volta – le sue parole e non la sua tecnica eccellente. Il mondo della cultura della danza viveva già un momento di crisi prima dell’avvento della pandemia, a causa della scellerata gestione di alcuni enti e conti poco trasparenti. La situazione sociale ed economica attuale ha dato il colpo di grazia, tanto che ci sono in Italia solo quattro corpi di ballo.
L’analisi di Roberto Bolle ci restituisce un professionista pronto al grande salto: la carica della Sovrintendenza della Scala di Milano. Il francese Dominique Meyer è l’attuale Sovrintendente, il terzo straniero nominato di fila dopo il francese Stéphane Lissner (in carica dal 2005 al 2010) e l’austriaco Alexander Pereira (in carica dal 2014 al 2019). I tempi sono maturi per ragionare già alla prossima elezione e Roberto Bolle non è solo un nome italiano, ma una eccellenza riconosciuta in tutto il mondo. La frase “Non capisco nulla di Danza” di certo non uscirà mai fuori dalla sua bocca.