“Uno sforzo coordinato è necessario” e le restrizioni “devono essere basate su criteri oggettivi, non devono danneggiare il funzionamento del mercato unico e non ostacolare in maniera sproporzionata la libertà di circolazione tra gli Stati membri o di viaggiare in Ue”. Sono queste le conclusioni del Consiglio Ue ancora in corso, secondo quanto si apprende, riguardanti le restrizioni adottate per contrastare la diffusione del coronavirus in Europa, dopo le decisioni unilaterali di alcuni Paesi, tra cui l’Italia, di rendere obbligatori i test in entrata anche ai vaccinati provenienti dal resto dell’Ue. È un Consiglio europeo comunque ricco di temi da affrontare con urgenza, il primo senza Angela Merkel e con il nuovo cancelliere tedesco Olaf Scholz. Dal tema emergenziale dei migranti a quello altrettanto urgente dell’approvvigionamento energetico, dopo le minacce della Bielorussia di chiudere il gasdotto Yamal-Europe, fino alle restrizioni sugli spostamenti collegate alla nuova ondata di Covid in Ue e alla nuova tensione al confine tra Ucraina e Russia, con il presidente Vladimir Putin che ha ammassato 175mila soldati alla frontiera facendo temere per una nuova invasione. Il primo a prendere la parola, come di consueto, è stato il presidente del Parlamento Ue uscente, David Sassoli, che teme un nuovo impantanamento dei negoziati tra i governi dei 27 Stati membri, e invita quindi a “non avere paura del cambiamento, non dobbiamo tremare davanti alle innovazioni”. L’Ue deve “trovare urgentemente un accordo” sul patto per le migrazioni e l’asilo, “altrimenti saranno il populismo e le soluzioni a breve termine a prevalere in tale dossier”, ha dichiarato rilanciando poi il messaggio già esplicitato da Emmanuel Macron in vista della presidenza di turno francese sulla necessità di favorire politiche espansive tenendo lontana la tentazione di una nuova austerity: “Queste innovazioni non ci esimono neppure dall’adeguare il nostro quadro finanziario alle sfide del nostro secolo, riformando in maniera realista il Patto di stabilità e crescita. Non possiamo più ingabbiare il nostro futuro e quello dei nostri figli nella regola del 3%

Il presidente dell’Eurocamera prova a tracciare il percorso nel futuro prossimo dell’Ue, non limitandosi a intervenire sui temi di stretta attualità, ma elencando quelle che sono le tre azioni da intraprendere per il rilancio dell’Unione: “Innovare, proteggere, diffondere”. “Ho ritenuto importante approfittare di questo discorso per richiamare l’attenzione di tutti sulle lacune del progetto – ha dichiarato in apertura – ‘Innovare, proteggere, diffondere’ ecco le tre proposte per guidare il rinnovamento del nostro progetto europeo”. Si è poi rivolto direttamente a Macron spiegando che “durante la mia visita a Parigi giovedì scorso ho preso ben nota del motto scelto dalla Francia per la sua presidenza del Consiglio dell’Unione: ‘Rilancio, potenza, appartenenza’. Constato che si tratta di una scelta del tutto coerente con quella di cui parlavo perché non possiamo rilanciare senza innovare, perché la potenza che vogliamo per la nostra Unione deve servire ad affermare la nostra visione del mondo e a proteggere quindi i cittadini europei, perché i cittadini europei sentiranno di appartenere all’Europa soltanto se il suo modello politico funge da esempio e attrae. Mi compiaccio pertanto che queste diverse visioni del futuro si incontrino. Spetta ora a noi tradurre tali visioni in azioni concrete, in modo che l’Europa mantenga il suo rango e le sue promesse al servizio di tutti i cittadini europei”, ha concluso ‘benedicendo’ di fatto la rotta intrapresa da Parigi. E sulle tensioni al confine bielorusso, sia per la questione migratoria che per il rischio di un blocco all’approvvigionamento di gas con l’inverno alle porte, dichiara: “I recenti avvenimenti alla frontiera bielorussa hanno chiaramente dimostrato la necessità di un’azione risoluta e solidale”. E per evitare che i provvedimenti si blocchino, come spesso succede, in sede di Consiglio, il capo dell’Europarlamento torna a dire che “unanimità e diritto di veto sono anacronistici, soprattutto in un’Europa con tanti Paesi. La democrazia è fatta di maggioranza e opposizione“.

Il tema che preoccupa maggiormente i leader europei, stando almeno alle dichiarazioni rilasciate all’entrata del Consiglio Ue, sembra essere quello dei controlli ai confini sia interni che esterni dell’Ue. “Sottolineeremo ancora oggi che l’inviolabilità dei confini è uno dei fondamenti più importanti della pace in Europa e che tutti insieme facciamo tutto il possibile per garantire che questa invulnerabilità resti”, ha dichiarato Scholz che, come leader di uno dei principali Paesi di destinazione finale dei flussi migratori, promuove l’ultima proposta della Commissione che, tra le altre cose, prevede controlli rafforzati ai confini esterni, ma anche maggiore facilità di attuare respingimenti interni, verso i Paesi di primo approdo, possibilità di reintrodurre controlli alle frontiere tra gli Stati Ue in “casi eccezionali” e delle deroghe all’avvio delle procedure d’asilo. “Davanti all’attacco ibrido della Bielorussia al confine europeo abbiamo espresso la nostra solidarietà alla Polonia“, la situazione “rappresenta una grande sfida e faremo di tutto insieme per respingere gli attacchi” di Minsk e “per garantire che non funzionino”. Ma tiene a sottolineare che “l’Europa ha già intrapreso alcune attività insieme”, ad esempio per fermare il traffico di migranti attraverso le compagnie aeree, e continua a lavorare “unita”.

È quello che si augura anche il premier sloveno Janez Jansa: “Spero che sulle restrizioni ai viaggi avremo un approccio coordinato a livello europeo. È ciò che ci serve. È l’Ue che deve coordinare le reazioni in situazioni come queste e credo che siamo vicini a un accordo“. “La cosa migliore per i viaggi – sostiene invece il primo ministro lettone Krisjanis Karins – sarebbe avere test diffusi, mascherine e vaccinazioni, ma non fermarli”, ha detto dopo che Irlanda, Portogallo, Italia e Grecia hanno introdotto l’obbligo di test anche per i vaccinati provenienti da altri Paesi Ue.

Chi invece si dichiara contrario alle misure intraprese dai quattro Stati membri è il capo del governo del Lussemburgo, Xavier Bettel, secondo cui “se diciamo che i tamponi Pcr sono più importanti dei vaccini, le persone non avranno più alcuna motivazione a vaccinarsi, penso che sia un’idea sbagliata”. Si tratta di “scelte di competenza nazionale” che “tutti possono fare, ma ritengo che sia molto importante mantenere il certificato di vaccinazione”, qualsiasi alternativa è “un falso segnale”, ha evidenziato. Visione simile a quella della premier estone, Kaja Kallas: “La validità del certificato Covid e le regole per i viaggi vanno unificati in tutta l’Ue e di questo parleremo al Consiglio”. Lo stesso Sassoli ritiene che “tutte le azioni andrebbero coordinate. Anche questo fa parte di una Ue che non ha capacità di affrontare con tempestività le questioni che il Covid ci sottopone”. E da fonti Ue vicine al Consiglio emerge che “molti leader hanno sollevato il tema di un coordinamento internazionale, della necessità di informare adeguatamente i partner sulle misure europee” e di assumere “azioni proporzionate”.

Da quanto si apprende, il primo coordinamento si ha sulla validità del green pass europeo: la Commissione Ue presenterà un atto delegato sulla validità del Green pass per uniformarlo in tutta l’Unione. E’ questa una delle novità emersa in maniera “centrale” nella prima parte del summit che sarà inserita nel paragrafo 1 delle conclusioni. L’atto delegato sarà presentato nei prossimi giorni e nel testo verrà indicata la durata del Green Pass. Fonti europee spiegano che sarà la Commissione a decidere tale durata che, probabilmente, seguirà l’indicazione dei 9 mesi. La parte riguardante l’approccio coordinato da mantenere in eventuali misure restrittive era già presente nelle bozze dei giorni scorsi. (ANSA).

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