Anche a Milano migliaia di lavoratori, provenienti dalle regioni del nord Italia, sono scesi in piazza per partecipare allo sciopero generale proclamato da Cgil e Uil. Il capoluogo lombardo è stata una delle 5 città italiane (insieme a Roma, Palermo, Cagliari e Bari) dove i due sindacati hanno organizzato cortei e manifestazioni. In piazza c’erano lavoratori pubblici, privati, metalmeccanici, studenti e pensionati a manifestare insieme contro la riforma dell’Irpef e il disinteresse dei partiti sui temi delle pensioni, del fisco, della sanità e della scuola. Ognuno con la sua storia e il suo vissuto lavorativo. Come quello di Roberta Trama, operaia metalmeccanica lombarda, che invita Draghi e i politici ad andare nelle fabbriche per vedere da vicino la vita reale di una donna metalmeccanica in Italia: “Lavoro da quando avevo 15 anni e oggi, con le mie colleghe, ci ritroviamo a 50 anni spaccate in due dall’usura fisica ma per lo Stato non rientriamo nelle fasce di lavoro usuranti. Quindi – sottolinea – chissà se e quando andremo in pensione”.
In piazza ci sono anche i lavoratori della logistica, come Antonio Forlano dell’Ups: “Il problema del nostro settore sono i subappalti e le delocalizzazioni dei servizi amministrativi. Quello della logistica è un mondo del lavoro molto frantumato e oggi le multinazionali riescono a fare grandi affari con le varie società e i loro dipendenti che non hanno salari e previdenza corretti”. Jonatan Ceccato di anni ne ha trenta e già da qualche anno ha un contratto a tempo indeterminato ma partecipa al corteo con un cartello per esprimere solidarietà ai suoi colleghi precari: “Nella mia azienda abbiamo ancora più del 30% di lavoratori precari. Loro sono anche timorosi a partecipare a scioperi come questo perché sono sempre ricattabili. Non è possibile nel 2021 avere lavoratori con così pochi diritti”.
Hanno aderito allo sciopero generale anche i rider. Davide Contu lavora per Just Eat, una delle prime piattaforme digitali ad avere applicato contratti subordinati: “Ci sono stati riconosciuti i diritti e le tutele dei lavoratori dipendenti, ma di fatto, nonostante il contratto indeterminato, abbiamo un grosso problema di precarietà. Maggiormente sono contratti da 10-15 ore che vengono incrementati settimanalmente con un orario supplementare, che non è garantito sempre ed è anche pagato di meno”. Tante anime di un mondo del lavoro che dopo sette anni è ritornato in piazza per uno sciopero generale: non accadeva dal 2014, dai tempi della mobilitazione nazionale contro il Jobs Act.