Tutti i presidenti, all'unanimità, hanno votato per una conclusione "regolare" del campionato, terrorizzati dalle possibili perdite economiche connesse a un'esclusione della squadra campana a metà torneo, come invece vorrebbe la legge. Il presidente Figc dovrà chinare la testa davanti al "nemico" Lotito che, in caso di retrocessione sul campo, potrebbe anche decidere di tenersi il club e godere del paracadute milionario per i retrocessi in Serie B
Mancano due settimane all’esclusione della Salernitana dal campionato. Le regole parlano chiaro ma in Italia non si rispettano quasi mai e la FederCalcio, dopo essere già scesa a compromessi quest’estate, rischia di dover fare un altro passo indietro. La Serie A si è schierata con Claudio Lotito, o meglio con se stessa perché da qualsiasi punto di vista lo si guardi, sportivo, economico, reputazionale, un campionato zoppo, ridotto a 19 squadre a metà stagione, sarebbe un disastro. Nel prossimo consiglio federale chiederà ufficialmente di lasciar terminare la stagione al club campano, mettendo spalle al muro Gabriele Gravina. Il numero 1 della Figc si troverà a dover scegliere fra due opzioni altrettanto sgradevoli: applicare la legge, arrecando però un danno devastante al sistema, oppure cedere e perdere la faccia, oltre che il braccio di ferro col “nemico” Lotito.
Il bubbone Salernitana ormai è scoppiato. Melior Trust e Widar Trust, a cui è affidata la scatola in cui si trova il club, hanno comunicato la brutta notizia che era nell’aria: non ci sono offerte concrete. O meglio, nessuna delle offerte arrivate (perché qualcosa nella busta del bando c’era) è “accettabile”. Cosa si intenda, se il problema è il prezzo preteso da Lotito (che partiva da una valutazione di 40 milioni) o delle carenze documentali, lo sanno solo loro. Paolo Bertoli, uno dei tecnici incaricati, insiste sul concetto di “solidità patrimoniale”: “Immaginatevi che pasticcio se dovessimo vendere a qualcuno che il giorno dopo fallisce”, ha spiegato. Dunque mancherebbero le garanzie, gli acquirenti che si sono fatti avanti non sarebbero abbastanza affidabili. La sostanza però è che la scadenza del 15 dicembre per le offerte è passata e a questo punto salvo improbabili colpi di scena passerà anche quella del 31 dicembre, deadline fissata dalla Figc per la cessione del club, pena l’esclusione immediata dal campionato. Tanto che i trustee hanno già chiesto alla Federazione di “valutare un differimento del termine delle operazioni di vendita, con l’obbiettivo di permettere alla U.S. Salernitana 1919 S.r.l. la conclusione del campionato in corso”. Tradotto: lasciar finire il campionato e poi si pensa.
L’estromissione dei granata è prevista dalle regole ed è stata inserita persino nell’atto costitutivo del trust. Però è una prospettiva talmente disastrosa che resta difficile immaginare che avvenga davvero. Non a caso in assemblea di Serie A tutti i presidenti si sono schierati dalla parte del club campano, con un voto unanime (astenuti la Lazio di Lotito e la stessa Salernitana) che raramente si vede in Lega. Facile capire il perché: con l’esclusione verrebbero a mancare 19 partite già vendute. Anche se il bando sui diritti tv tutela la Lega, le conseguenze economiche (non solo con Dazn e Tim, ma in generale con tutti gli sponsor) potrebbero essere pesanti. Per non parlare del danno d’immagine a livello internazionale, quello sì incalcolabile. Per questo martedì in Federcalcio il presidente Paolo Dal Pino, che è il principale alleato di Gravina, sarà costretto a schierarsi contro di lui e a favore dell’ennesima deroga per la Salernitana, per salvare il campionato. Ed è difficile immaginare che i calciatori di Umberto Calcagno possano votare diversamente, lasciando a spasso decine di tesserati che si ritroverebbero senza lavoro con l’esclusione della Salernitana (discorso simile per l’Assoallenatori e lo staff tecnico).
Insomma, la FederCalcio è in un vicolo cieco. Ci si è messa da sola quest’estate, quando ha accettato un compromesso che salvava solo le apparenze, non la regolarità del campionato che a questo punto va tutelata. Solo che per quanto il presidente Gravina si è speso personalmente sulla vicenda, e per la nota rivalità personale con Lotito, questa assomiglierebbe a una disfatta politica. Non si può escludere nemmeno che il presidente federale voglia andare fino in fondo, ma a quel punto si assumerebbe la responsabilità di una decisione presa contro la volontà della stessa Serie A.
Dietro l’angolo poi c’è anche la beffa. Perché la Salernitana, sportivamente parlando, è quasi spacciata: salvo miracoli a giugno tornerà in Serie B e a quel punto, caduto il divieto di permanenza nella stessa categoria della Lazio, Lotito potrebbe provare anche a tenersela, con in dote il paracadute milionario che spetta alle retrocesse. Certo, il nuovo accordo potrebbe spostare l’obbligo di vendita di sei mesi, pena la mancata iscrizione al prossimo campionato, ma sarebbe difficile applicarlo considerando che la norma sulla multiproprietà attualmente in vigore dà tempo fino al 2024 per liberarsi delle situazioni pregresse. Lotito per il momento osserva e se la ride. Tanto ormai è “fuori” dalla Salernitana, come dice lui.