Una data simbolo, stabilita in ricordo di un evento prodigioso che salvò Napoli dalle conseguenze di una violenta eruzione del Vesuvio. In questa data del 1631, infatti, la lava minacciò di distruggere la città partenopea
Sarà perché lo chiamano laico e ai devoti questa parola suona un po’ blasfema. Sarà perché solitamente avviene nella Cappella del Tesoro di San Gennaro, diciamo, a porte chiuse. Luogo gestito dalla Deputazione di San Gennaro, istituzione laica nata nel 1527 e presieduta dal sindaco di Napoli. Quest’anno invece la teca contenente il sangue del santo martire è stata trasferita sull’altare del Duomo per misure anti-covid e, come già successo nel 2020, il miracolo non è avvenuto. Il sangue di San Gennaro non si è ancora sciolto, così come la tradizione vuole per il 16 dicembre. Appare ancora decisamente solido. Si è continuato a pregare fino alle 12.30, poi la teca è stata riposta in cassaforte. Alle 16,30 la messa con il vescovo di Ratisbona, Rudolf Voderholzer, i fedelissimi sfiniti dalle preghiere e dalla pandemia che avanza sperano fino all’ultimo nel cosiddetto “terzo miracolo”.
Mi chiamano da Milano: “Lo sai che sta per sciogliersi il sangue?” Davvero, non ne sapevo nulla. Ma il termometro dell’umore religioso lo registro nel vicolame di Via Egiziaca a Pizzofalcone, il set naturale dei celebri “Bastardi” Maurizio De Giovanniani. Vado da Giorgio, “Il Boss della Frutta”, così recita la sua insegna. Io invece lo chiamo l’Arcimboldo della frutta per le sue composizioni di cassette, verdure e fogliame: “E’ nu’ miracolo di serie B. Per me il vero miracolo rimane del 19 settembre, onomastico del Santo Patrono. Ogni anno vado al Duomo, scavalco la gente per andarmi a baciare la teca”. Entra in bottega Luigi, venditore ambulante, e dal portafoglio tira fuori il suo reliquiario di santini. San Gennaro in pole position. A braccetto con la Madonna di Santa Lucia, la statua fu trovata a mare e portata in pellegrinaggio al Duomo da San Gennaro. Umberto, il maestro vetraio di via Egiziaca, da 53 anni soffia il vetro come quello di Murano, ha ascoltato distrattamente la notizia del Non Avvenuto Miracolo alla radio, senza dargli troppa importanza. Eppure la ricorrenza del “Terzo Miracolo” ha origini nobili di spirito quando la lava del Vesuvio si arrestò alle porte della città per le preghiere del popolo al santo patrono. Correva l’anno 1631.
Il Secondo Miracolo ricorre invece la prima domenica di maggio quando la roccia dove San Gennaro (ovviamente non ancora santo) fu decapitato si tinge di rosso. Scaramantica Daniela Sabella, protagonista di RealHousewives di Napoli. Lo è da sempre e deve averle portato buono visto che da una costola del reality è nata la sua serie televisiva Narcos Italia, starring Stella Giannicola, altra superdevota, che San Gennaro lo mette pure sul presepe. Sorride Antonella Esposito Gagliardo, avvocato e “sentinella” del sociale dell’antico quartiere di Monte di Dio: “Si tratta di un miracolo meno considerato. E poi proprio perché lo chiamano terzo miracolo suona un po’ come la replica della replica. Ma rimane il segno di auspicio e speranza per la città, anche chi non crede crede al miracolo di San Gennaro”.
Rimaniamo in attesa. San Gennà, piensace tu…Altrimenti che figura ‘e mierd faccime co’ Crozza che dice che Napoli è a’ capitale du mund.
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