Basta la sigla per capire che questa volta gli sceneggiatori della serie “The Ferragnez”, su Amazon Prime, hanno azzeccato subito il registro. Infatti il tono è ironico, la canzone che i due cantano anche e già questo sorprende (visto che sui social tanto ironici non paiono proprio).
Invece la nuova serie te li fa scoprire così: simpatici, totalmente diversi l’uno dall’altro e per questo funzionanti nel gioco delle parti, tanto che lo psicoterapeuta di coppia – altra idea sicuramente brillante che lega le varie puntate – punta tutto su come conciliare l’opposizione tra Chiara, sempre sorridente, sempre bionda, circondata da bionde sorelle, sempre positiva, sempre entusiasta e Fedez. Che invece si stressa della famiglia sempre addosso, vorrebbe starsene per i fatti suoi, ha un carattere umorale e soprattutto quando gli eccessi della consorte diventano troppi (vedi neve finta lanciata dall’alto durante la permanenza della famiglia in una sontuosa dimora di campagna o l’auto di lusso del padre) non manca di bollare il tutto come “tamarrata”.
Insomma: la serie riesce nel farci conoscere la mitica coppia da vicino e loro sono bravi nel mostrare (pur davanti alle telecamere, anche nella stanza della terapia di coppia) ciò che esattamente sono. Lei che dice “amore” una parola sì l’altra no e che va al lavoro luminosa e positiva, lui che invece vuole dormire quanto vuole e cerca di schivare l’iperattivismo zuccherino della compagna, entrambi genitori affettuosi e innamorati del figlio, persone che ridono e piangono.
The Ferragnez ci fa sentire tutti noi un po’ come loro e anzi ci spinge a provare ad esserlo ancora di più, seguendoli quindi con ancor più lena. Ovvio, guardando l’attico luminoso milanese a due piani, la mole di gioielli che indossa Chiara, osservando il sontuoso baby shower rosa confetto fatto per l’arrivo di Vittoria, la villa dove si cena un po’ stile Downtown Abbey, l’outfit firmato Versace per il Festival di Sanremo in cui Donatella Versace crea un uno smoking uguale al padre per Leone – bambino vivacissimo e capace di segnalare il suo disagio di fronte agli eccessi – si capisce che non potremo mai essere come loro.
Se le ombre (e i domestici) scompaiono
Ma l’identificazione resiste per due motivi: anzitutto perché gli sceneggiatori, furbamente, hanno avuto l’accortezza di eliminare alcuni “dettagli”. Non solo spariscono, ça va sans dire, tutte le varie polemiche seguite a gaffe o scelte davvero infelici della coppia, ma anche – soprattutto – i molteplici accordi commerciali volti a sponsorizzare, non sempre con massima trasparenza, prodotti commerciali (vedi la canzone Mille con Orietta Berti e la Coca cola).
Insomma, i conflitti col mondo esterno si dileguano, mentre si parla di quelli che si risolvono fluidamente, come nel caso della canzone spoilerata per sbaglio prima di Sanremo. Nel mondo dei The Ferragnez le grandi ombre non esistono: ci sono solo quelle piccole, caratteriali appunto, che vengono trattate e smussate in uno studio ovattato da un terapeuta dalla voce suadente.
Ma c’è anche un’altra mossa strategica: mentre nella serie si fanno parlare il general manager di Chiara e i colleghi di Fedez, e l’esercito delle sorelle e i parenti, resta invece completamente assente quel piccolo, anzi grande, plotone di figure che rende possibile questa atmosfera di morbida e confortevole naturalezza: dove sono le tate, ad esempio (a un certo punto si vede un’ombra scusa che porta letto il bambino e sarà l’unica)? E le persone che cucinano pranzo e cena? E gli autisti che scorrazzano i due ovunque? Fantasmi.
Per non parlare dei parrucchieri e truccatori che con buona probabilità frequentano la casa normalmente, visto che difficilmente Chiara può alzarsi perfettamente truccata, con i capelli da messa in piega, le unghie lunghissime con smalto senza sbavature, la collana di Bulgari e un pigiama firmato. Non c’è traccia, insomma, di chi lavora “dietro” perché tutto appaia meravigliosamente ordinario e i due una famiglia quasi come la nostra (gli sceneggiatori ci risparmiano per coerenza Chiara che cucina, però mostrano i suoceri che fanno frittate e cuociono fagiolini).
Come i reali inglesi? Per niente
Ma allora i Ferragnez sono l’equivalente dei reali inglesi? No, perché i reali sono tali per legge, i loro privilegi sono chiari, non fanno la pubblicità di Amazon, la loro separazione dalla gente è evidente a tutti. Invece i Ferragnez ci invitano a provare ad essere come loro. E se in parte ci riescono – tutte le coppie sposate hanno bisogno di terapia, non fanno quasi più sesso, idolatrano i loro piccoli – dall’altra a guardar bene l’identificazione è impossibile.
E non solo perché la Ferragni è l’unica donna al mondo che, praticamente priva di pancia, all’ottavo mese di gravidanza si mette una felpa tagliata sopra l’ombelico. Ma perché la verità è che la maggior parte di coloro che vedono la serie è molto più simile ai protagonisti raccontati da Zerocalcare nella sua serie “Strappare lungo i bordi”. Gente che neanche è riuscita ad avere un posto da insegnante e ora serve caffè. Ragazzi che vivono ai margini della società. E che i figli non li possono fare perché i soldi non li hanno. Sono stati meno bravi o meno fortunati dell’imprenditrice digitale e del rapper di successo? Non è questo che importa. Il problema è che creare aspettative in giovani e giovanissime – che già prima volevano diventare tutte come la Ferragni, e dopo questa serie ancor di più – non è detto sia un bene.
Puntare a una vita ideale come quella, che mai potrà essere (perché è vera per loro, ma finta per noi) per poi scoprire che è irraggiungibile, fa più male, di sicuro, che stare coi piedi piantati nella realtà. E da qui magari pensare a piani più realistici che possano, ad esempio, portare in altri paesi fuori dall’Italia. Dove non si diventerà milionari, ma almeno il salario minimo garantito c’è e anche un asilo pubblico per avere un figlio. Dove soprattutto nessuno parla dei Ferragnez: perché i due restano, di fatto, un prodotto perfetto per la provincia che noi siamo.