Le lettere di licenziamento, per ora, restano ferme. Ma non basta a far trascorrere un Natale sereno ai dipendenti Air Italy, perché i liquidatori non intendono prorogare la cassa integrazione in scadenza a fine anno. È uno spiraglio piccolo quello che si è aperto durante l’incontro interministeriale convocato nell’ambito della procedura di licenziamento collettivo per i 1322 lavoratori della compagnia sardo-qatariota, con hub a Olbia e sede operativa a Milano-Malpensa, in liquidazione dal febbraio 2020. E così, se è ormai sfumata la speranza di rivedere il decollo degli aerei, non resta loro che aggrapparsi agli impegni assunti dal Ministero dello Sviluppo economico per voce della viceministra Alessandra Todde (M5S): “Il Ministero è favorevole a proseguire in qualsiasi percorso in cui si salvaguardino l’occupazione e le competenze acquisite negli anni dai lavoratori. La vicenda Air Italy è molto particolare, perché la perdita del lavoro è un passaggio grave a cui dobbiamo porre rimedio. Il settore aereo sta vivendo una situazione difficile per motivi chiari, tra cui la pandemia che colpito compagnie e mercato. Siamo disponibili a supportare qualsiasi percorso con tutti gli strumenti a nostra disposizione”.
La speranza è che alle parole seguano fatti concreti in grado di evitare l’ennesima catastrofe occupazionale. Il tempo non è amico e la scadenza della cassa è dietro l’angolo: “Il ministero aggiornerà il tavolo in tempi brevi”, assicura Todde. Dal canto proprio Teresa Bellanova, viceministra delle Infrastrutture, auspica “un percorso finalizzato al mantenimento delle licenze e all’attivazione in parallelo di programmi di formazione destinati ai lavoratori coinvolti”. Ma non basta a rasserenare gli animi e Arnaldo Boeddu, segretario Filt-Cgil Sardegna, rivendica a muso duro provvedimenti concreti. “Il governo nazionale, con i suoi ministri, e i presidenti delle Regioni Sardegna e Lombardia si occupino in prima persona di questa vicenda”, incalza. “Finora abbiamo registrato un interessamento tardivo e le rassicurazioni arrivate dalle viceministre sono poca cosa per evitare ciò che si prefigura come un vero disastro economico e sociale. L’impegno a convocare un nuovo incontro tra le parti, prima della fine dell’anno, unito al congelamento delle lettere di licenziamento, è tuttavia un piccolissimo spiraglio”.
Per William Zonca (Uiltrasporti), che chiede l’apertura urgente di un tavolo istituzionale, “è inaccettabile che un’azienda con forti interessi radicati nel territorio non si ponga minimamente il problema sociale dei licenziamenti in Sardegna”. Mentre Alessandra Zedda, assessora sarda al Lavoro e vicepresidente della Giunta regionale, critica il comportamento poco collaborativo della proprietà: “Non possiamo accettare che si chiuda in maniera vergognosa e indegna la storia di 1.322 lavoratori: la proprietà deve comprendere che serve gestire la vertenza della più grande azienda in crisi del Paese con responsabilità, agendo a tutela dei lavoratori”. La fine di Air Italy, oltre al dramma dei lavoratori, fa svanire il sogno di una compagnia aerea sarda. Una storia che riporta indietro di sessant’anni, quando il principe Karim Aga Khan sbarcò in Sardegna e si innamorò di quella che poi sarebbe diventata la Costa Smeralda. La compagnia Alisarda, da lui fondata nel 1963, ha contribuito a rendere quella parte di Sardegna una meta turistica d’interesse internazionale. Alisarda si trasformò in Meridiana e Meridiana Fly, fino a diventare Air Italy nel 2018. Ma il “matrimonio” tra il principe Karim e i quatarioti ha dato segni di incompatibilità dall’inizio. Con un epilogo infausto che è cronaca di questi giorni.