Cultura

Che fine ha fatto la bellezza di Canova? Al Mart di Rovereto una mostra raccoglie oltre 200 opere dall’Ottocento ai giorni nostri

Dal 17 dicembre un'esposizione celebrerà i due secoli dalla morte del genio di Possagno attraverso i lavori di altri artisti, in particolare scultori e fotografi, divisi in "buoni" e "cattivi" dai curatori Beatrice Avanzi e Denis Isaia su un'idea di Vittorio Sgarbi. I "buoni" cioè quelli che hanno preso Canova come modello e i "cattivi" che hanno tradito e ripensato gli ideali di bellezza

di Marco Ferri

Chi si concede una visita al Museo del Louvre di Parigi e si lascia sedurre dal fascino delle sculture, porterà per sempre con sé il ricordo della Venere di Milo, della Nike di Samotracia, ma soprattutto di Amore e Psiche, il candido capolavoro di Antonio Canova. Il 2022 sarà l’anno in cui si ricorderanno i due secoli dalla scomparsa del genio veneto; tuttavia, anche se l’anniversario cadrà il prossimo ottobre, al Mart di Rovereto tutto è pronto per Canova tra innocenza e peccato, la mostra ideata da Vittorio Sgarbi e curata da Beatrice Avanzi e Denis Isaia, che si inaugurerà oggi 17 dicembre e proseguirà fino al 18 aprile 2022. “Essendo presidente della Fondazione Canova onlus di Possagno e del cda del Mart di Rovereto – afferma Sgarbi – ho previsto alcuni prestiti al museo trentino da quello veneto, dove le celebrazioni per Canova inizieranno solo a maggio. In particolare al Mart ci saranno gessi, marmi, opere di artisti italiani che hanno guardato a Canova, e poi tante foto che dimostreranno, per esempio, quanto Canova sia un mito classico per il popolo omosessuale, ma anche quanti se ne distaccavano”.

Più che la creatività di Canova, nella mostra del Mart sarà celebrata l’eredità di uno dei più importanti maestri della scultura di tutti i tempi. L’esposizione infatti si prefigge di esplorare l’attualità della sua opera nei linguaggi artistici contemporanei, dalla fotografia alle esperienze scultoree del Novecento, mettendo in luce relazioni, dialoghi, continuità, ma anche contrapposizioni, talvolta violente, lontane anni-luce da quella perfezione raggiunta dal genio di Possagno.

In mostra ci saranno circa 200 opere che spaziano dall’Ottocento ai giorni nostri e che si presentano ordinate in varie sezioni. All’inizio Canova è visto come l’erede della perfezione della scultura greca, ma che allo stesso tempo ha saputo interpretare le istanze di un’epoca inquieta, a cavallo tra due secoli, dominata dall’Impero napoleonico. La sua ricerca, ricca di rimandi al passato, si apre così al futuro, lasciando in eredità un ideale estetico che continua a vivere fino a oggi.

La mostra poi prosegue attraverso alcune opere di artisti attivi in anni più recenti, come Leone e Marcello Tommasi, Giuseppe Bergomi, fino ai giovani Livio Scarpella, Elena Mutinelli che intendono la pratica della scultura come esercizio di maestria tecnica ed espressione di una ricerca che costantemente rinnova, rendendolo attuale, il canone di bellezza canoviano. Ma nell’iter scultoreo trovano spazio anche opere di Fabio Viale, Igor Mitoraj, Filippo Dobrilla, Ettore Greco.

Un’ampia sezione della mostra presenta suggestivi dialoghi tra Canova e i più grandi fotografi del Novecento, capaci di indagare la perfezione della tecnica e della forma, cogliendola e sublimandola nel corpo umano: saranno presenti opere di Wilhelm Von Gloeden, Helmut Newton, Robert Mapplethorpe, Edward Weston, Irving Penn.

Accanto a questi “buoni” osservatori della bellezza canoviana, in mostra si troverà un gruppo di “cattivi”, di fotografi che hanno dato vita a ricerche di segno opposto, come Miroslav Tichý, che nella Repubblica Ceca degli anni Sessanta ha colto, spesso di nascosto, la verità di corpi femminili imperfetti; o come Jan Saudek e Joel-Peter Witkin, che hanno rivelato il corpo nei suoi aspetti più decadenti e grotteschi.

Una sezione della mostra, infine, è dedicata ai fotografi che hanno prestato il loro obiettivo alla documentazione e all’interpretazione dell’arte di Canova, perpetuandone la visione ideale: i fratelli Alinari, Luigi Spina, Paolo Marton, Massimo Listri.

“Canova preso come modello, ma anche negato da coloro che hanno tradito questo ideale di bellezza – dice uno dei curatori, Avanzi – E’ proprio questa l’idea di Sgarbi, di lavorare su questi due poli che sono riassunti nello stesso titolo della mostra, l’innocenza e il peccato. Quindi da una parte ci saranno coloro che hanno accolto l’ideale canoviano e dall’altra invece chi l’ha negato. Tra i primi ci sono tutti gli scultori figurativi del Novecento che continuano questa tradizione di classicismo, da un punto di vista sia formale, sia tecnico. Senza contare che tra i ‘buoni’, se vogliamo chiamarli così, ci sono anche i fotografi come Newton, Mapplethorpe e altri”.

“Tra i ‘cattivi’ c’è una buona metà dei fotografi le cui opere sono in mostra – aggiunge Isaia -; si tratta di coloro che hanno cercato di riscrivere i canoni della bellezza, fotografando corpi che non sono più perfettamente formali. Poi ci sono dei ‘cattivissimi’, come Friedlander, Tichý, Saudek e Witkin, che hanno fotografato i reietti della società, ma spesso citando pose classiche, tipiche di Canova”. “Questa mostra – conclude Avanzi – riprende l’idea del dialogo tra i grandi artisti dei secoli passati e gli artisti più vicini a noi. Sono letture libere, originali, che in questo caso ristabiliscono la perfezione di Canova, che agli inizi del Novecento era stata negata perché ritenuta non solo inarrivabile, ma anche fredda”.

Info

Canova tra innocenza e peccato
Da un’idea di | Vittorio Sgarbi
Curatori | Beatrice Avanzi e Denis Isaia
Dove | Mart – Corso Bettini 43 – Rovereto (Trento)
Quando | 17.12.2021-18.04.2022
Orari | Mart-Dom 10-18, Ven 10-21, Lun chiuso
Biglietti | Intero 11 euro, ridotto 7. Ingresso gratuito per under 14 e persone con disabilità
Telefono | 800 397760 – 0464 438887
Email | info@mart.trento.it
Web | www.mart.trento.it

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