Cronaca

Covid, le Regioni in allarme. Il Veneto anticipa la zona gialla: mascherine all’aperto. De Luca: “Ho dato ordine di riaprire le rianimazioni”

Record di contagi e Zaia anticipa di 48 ore le misure del governo, intensificando anche gli screening in ospedale e dando un giro di vite alle Rsa. Il presidente della Campania avvisa: "Fiammata di contagio, aumenti anche nell'ordine del 200-300% al giorno. Responsabilità o saremo costretti a richiudere tutto a gennaio"

Le Regioni sono in allarme per la forte spinta del contagio e iniziano a correre ai ripari, preparandosi all’ondata di Omicron. I primi presidenti a muoversi sono Luca Zaia e Vincenzo De Luca. Il Veneto – di fronte a un aumento record di contagi con un nuovo record di 5.577 casi in 24 – anticipa la zona gialla, con un’ordinanza che entra in vigore dalla mezzanotte fino al 16 gennaio. Quella imposta dal governo scatterà lunedì, coinvolgendo anche Marche, Liguria e Trentino. Mentre in Veneto già da sabato al di fuori delle abitazioni la mascherina va usata subito, sempre all’aperto, ad eccezione dei bambini sotto i 6 anni e i soggetti con patologie e disabilità. De Luca ha invece avvisato che “c’è una maledetta accelerata diffusione del Covid, siamo nel pieno della quarta ondata, dobbiamo riaprire le terapie intensive”. Se la situazione dovesse continuare, ha avvisato, “dovremmo chiudere reparti ordinari e riaprire i reparti di terapia intensiva” e ha annunciato di aver dato “indicazione ai direttori generali di riattivare i posti di terapie intensiva a cominciare dagli ospedali modulari che abbiamo realizzato”.

Zaia ha anche inserito nell’ordinanza un innalzamento della frequenza dei test per lo screening di operatori sanitari e socio-sanitari, accorciata a quattro giorni dagli attuali dieci indipendentemente dallo stato di vaccinazione. Lo stesso avviene al momento del ricovero e ogni quattro giorni per i degenti. “Il Veneto ha il 13% di occupazione delle terapie intensive, tre sopra il limite di zona gialla, e in area medica il 15%, esattamente quello che fa scattare la zona gialla. Siamo in una fase – ha detto il presidente Zaia – nella quale la circolazione del virus è importante. I dati dicono che l’Rt è a 1.15, l’incidenza di 506,3 su 100mila residenti a settimana; è alta ma lo è anche in proporzione ai tamponi che facciamo”. Tra le altre disposizioni venete, vi è l’obbligo per una sola persona di accompagnamento ai pazienti negli ospedali e per la visita in ospedali e Rsa. Sospese le visite alle case di riposo a minori di 12 anni, e i rientri in famiglia degli ospiti. Per l’accoglienza di nuovi ospiti nelle Rsa si prescrive un test all’ingresso, 7 giorni di quarantena e test ogni 7 giorni. Nella regione guidata da Luca Zaia e nella provincia autonoma di Bolzano (con 566,8 casi per 100mila abitanti) si registrano questa settimana le incidenze più elevate. Seguono il Friuli Venezia Giulia (376,8), la Valle d’Aosta (330,1) e la Liguria (313,1).

In Campania, invece, ha spiegato De Luca, “cominciamo ad avere un dato estremamente preoccupante: aumenta la diffusione del contagio Covid a un ritmo impressionante, un aumento a volte dell’ordine del 200-300% di contagi”. Quindi difendendo l’ordinanza con cui ha vietato la vendita di bevande nel periodo natalizio e le feste in piazza “meno che mai a Capodanno”, il presidente ha sottolineato: “Se periamo la testa nella settimana dalla vigilia di Natale a Capodanno perdiamo tutto quello che abbiamo fatto in questi mesi e ci ritroviamo a metà gennaio a dover richiudere”. L’ordinanza, ha ribadito, “non è certo una ghigliottina ma è il minimo che potevamo fare”.

“Ci stiamo avvicinando anche in Italia, sia pure con ritardo, ai livelli di contagio che registriamo in altri Paesi d’Europa – ha aggiunto – C’è da augurarsi ovviamente che l’elevato livello di vaccinazione nel nostro Paese ci salvaguardi dagli effetti più pesanti del contagio Covid, ma non c’è dubbio che siamo di fronte a una fiammata di contagio che è estremamente preoccupante”, ha detto ancora De Luca. Una situazione nella quale l’obiettivo è “evitare assembramenti davanti ai bar e ai pub di gente che consuma alcolici, provocando assembramenti. Non è un grandissimo sacrificio”. L’alternativa “alla responsabilità e al contenimento del Covid è la chiusura di tutto, lo dico con grande serenità e semplicità, ma con grande chiarezza”, ha concluso il presidente della Regione Campania.

Nuovo picco di contagi in Calabria: sono 573 i positivi. Nelle ultime 24 ore il bollettino conta anche sei decessi (2 a Catanzaro e Cosenza, uno a Crotone e Reggio). Quattro in più di ieri i ricoveri nelle aree mediche degli ospedali dove invece le terapie intensive guadagnano due posti letto. Il tasso di positività risulta del 6,85 % in virtù degli 8.363 tamponi effettuati. Anche in Piemonte continua il trend di crescita. Il bollettino dell’Unità di crisi della Regione riporta oggi 2.510 contagi, con un tasso di positivi del 3,8%. I tamponi processati sono 65.382, di cui 54.846 antigenici. Dei nuovi casi gli asintomatici rappresentano il 58,4%. Negli ospedali il numero dei ricoverati in terapia intensiva è lo stesso di ieri, 53, ma si registra un picco negli altri reparti, +43, con totale salito a 667. Due i decessi, nessuno di oggi. Preoccupano i dati dell’Emilia-Romagna. L’incidenza dei casi è infatti salita a 292 ogni 100mila abitanti (il limite è di 50), l’occupazione dei reparti di terapia intensiva è al 10% (limite raggiunto per passaggio da zona bianca a gialla), mentre rimane al di sotto (11% contro il limite del 15%) l’occupazione dei posti letto Covid ordinari. Il dato positivo è il calo dell’Rt, ancora superiore a 1, ma in diminuzione da 1,3 a 1,15.