Il manager, dopo le inchieste giornalistiche e giudiziarie, ha spostato tutta l'area comunicazione dell'agenzia sotto la sua direzione. E per difendere la sua reputazione ha ingaggiato anche una società specializzata nella comunicazione di crisi che tra i clienti storici ha avuto società regolate e vigilate dall'agenzia. "Tutti ex clienti", precisa l'agenzia. Ma il rischio resta
Cerchi il direttore delle Dogane, risponde la Comin&Partners Srl, la principale agenzia italiana di comunicazione di crisi. Mentre una trentina di dipendenti assunti nell’ufficio comunicazione dell’ente si chiedono, non a torto, “che ci stiamo a fare qui?”. Domanda per Marcello Minenna, da due anni a capo dell’Agenzia dei Monopoli, ente pubblico che vigila su settori strategici regolati dallo Stato come le dogane, carburanti, giochi e tabacchi.
Da qualche tempo in effetti Minenna è al centro di diverse inchieste giornalistiche e di un’indagine aperta dalla Procura di Roma che hanno segnato l’immagine dell’ex assessore capitolino che mollò la giunta Raggi lamentando “scarsa trasparenza”. Per risolverlo, oltre a mettere sotto la propria ala gli uffici della comunicazione, ha ingaggiato con un “contratto personale” la società di comunicazione esterna che risponde alle domande dei giornalisti. La scelta solleva una serie di questioni spinose.
La prima è se è conforme alla legge. La n. 150 del 2000 disciplina espressamente “le attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni”: un ministro o un sindaco possono conferire l’incarico di indirizzo politico a soggetti fiduciari estranei all’amministrazione, ma inquadrandoli correttamente nell’ente che paga per i servizi resi, previa dichiarazione di insussistenza di cause di inconferibilità e incompatibilità. L’art. 7 della legge dispone anche che portavoce e uffici stampa non esercitino “altre attività delle relazioni pubbliche per tutta la durata dell’incarico”.
Il direttore ingaggia però privatamente la Comin, la paga di tasca propria, formalmente risolvendo l’obbligo di trasparenza e assenza di potenziali conflitti di interessi. Nel caso specifico, sulla pagina web della Comin spiccano ancora clienti come British American Tobacco, Philip Morris, Lottomatica, Snam rete gas e altre, vale a dire grandi società e multinazionali che sono concessionari o soggetti regolati e vigilati dall’agenzia che lo stesso Minenna dirige. La Comin, che è agenzia seria, assicura che si tratta perlopiù di “clienti storici”, con i quali i contratti non sono più attivi, e che al momento non c’è alcun contratto di relazioni istituzionali con società regolate dall’Agenzia delle dogane. Ma è diverso da una dichiarazione d’impegno resa in atti.
D’altra parte l’agenzia che lavora per il direttore delle Dogane, non per l’amministrazione delle Dogane, risponde anche su temi che delle Dogane incrociano l’attività: quando ilfattoquotidiano.it ha cercato di ricostruire il destino di un carico di mascherine sospette a Verona l’agenzia, non il dg delle Dogane, ha fatto sapere che Minenna non conosce gli importatori né i titolari dell’ordinativo, e neppure il funzionario che ha sdoganato quella merce, “non sa neppure chi sia”. Ma poi la stessa Comin (e non Minenna) ha confermato al fattoquotidiano.it che in effetti “su Verona è aperta un’indagine interna, per cui non è possibile dire di più”.