Menlo Park invierà presto avvisi a circa 48mila persone in oltre 100 Paesi che il colosso del web considera vittime di attività dannose da parte delle sette compagnie: tra loro ci sono giornalisti, dissidenti, critici di regimi autoritari e attivisti per i diritti umani e le loro famiglie. Sono 1.500 gli account falsi eliminati che si aggiungono agli indirizzi web maligni bloccati
Creavano account falsi su commissione con i quali contattavano gli obiettivi indicati dai propri clienti per controllarli, estrapolare informazioni sensibili se non, addirittura, screditarle. Così Facebook ha deciso di bandire dalla propria piattaforma sette società investigative, annunciando che invierà presto avvisi a circa 48mila persone in oltre 100 Paesi che il colosso del web considera vittime di attività dannose da parte delle compagnie. Sono 1.500 gli account falsi eliminati che si aggiungono agli indirizzi web maligni bloccati e alle lettere di diffida inviate.
Si tratta di società che, fanno sapere dalla casa madre Meta appena fondata da Mark Zuckerberg, mettono nel mirino “regolarmente” politici, attivisti per i diritti umani, giornalisti, dissidenti e familiari di oppositori politici. L’obiettivo dei “cyber mercenari”, come vengono definiti, non è solo quello di raccogliere informazioni su di loro o controllare le loro attività, ma in alcuni casi si tratta di vere e proprie operazioni da macchina del fango volte a screditarli pubblicamente.
Tra le società d’investigazione colpite dal provvedimento di Menlo Park ci sono anche la Black Cube, una società israeliana che ha acquisito notorietà dopo che il produttore cinematografico condannato per reati sessuali, Harvey Weinstein, li aveva assunti, sostiene Facebook, per prendere di mira le donne che lo avevano accusato di abusi. Appare poi il nome di Cobwebs, società sempre con base in Israele che secondo Facebook ha consentito ai suoi clienti di utilizzare siti web pubblici o nel dark web per indurre gli obiettivi a rivelare informazioni personali. Infine c’è Cytrox, una società della Macedonia del Nord che ha consentito ai suoi clienti di infettare gli obiettivi con malware utilizzando la tecnica del phishing.
Molte di queste aziende dichiarano di operare su commissione per prendere di mira criminali e terroristi, ma secondo Facebook l’industria ha permesso “regolarmente” ai suoi clienti di attaccare giornalisti, dissidenti, critici di regimi autoritari e attivisti per i diritti umani e le loro famiglie. “La nostra speranza è quella di contribuire a una più ampia comprensione dei danni che questo settore rappresenta in tutto il mondo e invitare i governi democratici ad adottare ulteriori misure per proteggere le persone e imporre la supervisione sui venditori di spyware onnipresenti”, ha spiegato la società.