Perdita di due mesi di anzianità. È la sanzione che la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura ha inflitto al procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, accusato dalla pm di Palermo Alessia Sinatra di averla molestata sessualmente nel 2015 in un hotel romano durante un’iniziativa della loro corrente, Unicost. Il procedimento disciplinare, iniziato lo scorso maggio, si è svolto tutto a porte chiuse. Creazzo è stato considerato responsabile del capo di incolpazione che lo accusava di aver “leso la propria immagine e il prestigio dell’intera magistratura“, mentre è stato assolto dall’altro, la “violazione del dovere di correttezza ed equilibrio” per il “comportamento gravemente scorretto” tenuto nei confronti della collega.

“Si tratta di una sentenza ingiusta perché sono innocente. È una decisione conforme alla condanna mediatica che avevo già subito allo scoppiare della notizia. Farò ricorso per Cassazione, dove confido che potrò avere finalmente giustizia”, commenta il capo dei pm fiorentini. Mentre il difensore di Sinatra, il giurista Mario Serio, critica l’esiguità della sanzione: “Indipendentemente dal giudizio (che non spetta a noi) sulla pronuncia della Sezione disciplinare, e sulla congruità della sanzione inflitta con riguardo alla levatura del bene tutelato, resta forte e grave l’impressione che la Magistratura italiana ed il suo organo di governo debbano proseguire ancora a lungo nella strada dell’acquisizione di una maggior consapevolezza del valore della dignità della donna nell’ambiente di lavoro giudiziario e dell’adeguatezza della relativa tutela”.

Il caso era venuto alla luce grazie all’indagine di Perugia su Luca Palamara: in una chat, infatti, Sinatra si sfogava con l’allora capocorrente nei giorni in cui Creazzo correva per diventare capo della Procura di Roma. “Giurami che il porco cade subito“, “il mio gruppo non lo deve votare“, il tenore di alcuni messaggi. E ancora: “Sono inorridita. Sento kazzate su valori e principi fondanti ed elevatissimi. E su queste basi il gruppo per il quale io mi sono spesa stando nell’angolo, farà di tutto per mettere sulla poltrona di Roma un essere immondo e schifoso“. Per quelle chat entrambi erano finiti sotto giudizio disciplinare, lui incolpato della presunta molestia, lei di aver cercato una “privata giustizia” scrivendo a Palamara.

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