Chi ha qualche anno in più si ricorderà che da bambini si era soliti giocare con la parola “anno”, facilmente modificabile in altro sostantivo riguardante una nota parte del corpo. Giù risate e risatine quando si augurava quindi un buon anno o si veniva definiti come studenti dell’anno.

Oggi quando si legge che The Economist elegge l’Italia come paese del 2021, ecco dunque sorgere ricordi, qualche nostalgia e soprattutto un po’ di ironia. Anche perché a eleggere il Belpaese come il “migliore” (ma guarda un po’!) è quel settimanale edito dal 2015 da “Exor”, ovvero dalla famiglia Agnelli. E’ un po’ come se Repubblica eleggesse le macchine fabbricate dalla famiglia torinese come le migliori del mondo.

Insomma, almeno un sorriso dovrebbe scappare, ma invece in Italia la notizia è stata presa molto seriamente anche perché nella solenne sentenza che giustifica il premio si loda il nostro Paese per “un governo migliore, il successo sui vaccini, una nuova competenza politica e una forte ripresa economica”.

Ironico anche che questo avvenga dopo uno sciopero generale che, nonostante sia stato sbeffeggiato sui giornali legati ai soliti noti, abbia avuto un ottimo successo soprattutto per aver messo in luce le crisi sociali ed economiche che si sono acutizzate con la pandemia e che sono state amabilmente trascurate dal governo guidato dall’ex banchiere Mario Draghi.

Sì, perché ai danni causati dal Covid ci sono quelli atavici (corruzione, salari e pensioni mai aumentati negli ultimi vent’anni, questione morale legata alla politica, giustizia) e quelli nuovi (inflazione di nuovo alle stelle, caro energia, disoccupazione in aumento, nuovi poveri).
In più nonostante sia stato incensato e benedetto, il premier nostrano anche sul piano sanitario (quello che oggi tiene più banco) non sembra proprio più così sicuro di sé anche se è quello che vuole trasmettere.

Perché il Green Pass tanto voluto ha mostrato le crepe che molti indicavano fin dall’inizio e che venivano tacciate come banali critiche da no vax. Invece si è instaurata una falsa sicurezza (i vaccinati si contagiano e contagiano e senza misure non sanitarie il problema diverrà sempre maggiore), non si è fatto nulla per aumentare il personale sanitario, la campagna vaccinale tanto elogiata è certamente buona ma non così distante da quella di altri paesi dove non si sono usati obblighi mascherati per convincere gli indecisi.

In più Draghi guida un governo Arlecchino dove tutti sembrano pensare ad altro tranne che al bene del Paese: ognuno rivendica qualcosa, ma in realtà c’è un immobilismo certificato anche sul Pnrr (con i 250 miliardi ottenuti da Conte e non da Draghi), rischiando che la Ue prima o poi si svegli e inizi a richiamare i migliori ai loro obblighi, pena la restituzione del malloppo in tempi brevi.

Insomma, che The Economist elegga l’Italia come paese dell’anno farà certamente notizia sui soliti canali, ma nella quotidianità forse non ci sarà nemmeno più ironia, ma solo arrabbiature perché come insegnano Gino e Michele “anche le formiche, nel loro piccolo, si incazzano”. E il messaggio dato da Landini è proprio questo, solo che i partiti (anche quelli che lo dovrebbero appoggiare) sono tutti proni al primo ministro, terrorizzati dalle urne e da quello che potrebbe uscirne.

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