Sogno, speranza e compassione. O forse tutte e tre le cose insieme. Dal testo cult francese degli anni ’70 di Roman Gary “La Vita davanti a sé”, riduzione e regia di Silvio Orlando al Teatro Mercadante, commuove. Leonesse, spregiudicati e spietate leggi della giungla per sopravvivere in un babele di culture, religioni, trashume e stili di vita. È la storia di Momó, un bambino arabo di 10 anni, che vive con Madama Rosa, anziana prostitute ebrea nel quartiere multietnico di Belleville. Il nome, in contrasto con la più squallida delle periferie. E mise en scene d’impatto che si rifà agli apocalittici Pilastri della Saggezza di Kiefer.
Applausi. Madame Rosa ha la corteccia della vecchia quercia inspessita dalla durezza della vita. Testo attuale più che mai condito con battute dolci/amare su questo mondo che ci appare piccolo, claustrofobico, impietoso, in deficit di ossigeno. Prima che cali il sipario, é strepitoso il fuori scena con bis dell’Ensemble Musicale di Terra Madre con Orlando che virtuosamente dà fiato al flauto. Intonano “ Comment te dire adieu”, la canzone cult di Francoise Ardy. Uno spettacolo nello spettacolo. Con ritrovato spirito natalizio perché la compassione rischi di diventare un lusso x pochi, un must to see al Mercadante fino al 19 dicembre.
P. S. Altro fuoriscena inedito. Con debito di gratitudine alle proprie origini e a Domenico Ciruzzi, penalista, cinefilo, regista e presidente Premio Napoli. La carriera dell’Orlando decolla con lui