Nella richiesta di misure cautelari che ha portato agli otto arresti per traffico di stupefacenti, il pm Leonardo Lesti parla di un "modus operandi caratterizzato dall’impiego di sistemi di comunicazioni criptate, che solo un'operazione congiunta di carattere internazionale ha consentito di disvelare". Con Lucci che dimostra di “avere grosse disponibilità di denaro contante”
Capo ultras e trafficante di droga. Il “lavoro” di Luca Lucci, alias “il Toro” o anche “Belvaitalia” (il suo nome nei messaggi criptati con il sistema Encrochat) non è quello di capo ultrà del Milan e nemmeno quello presso la società Lu.Ma. srl, ma quello, presunto secondo l’accusa, di trafficante di cocaina, marijuana e hashish. Lo spiega lui stesso in modo chiaro quando scrive, certo di non essere intercettato: “E ho mezzo milione di lavoro in Marocco”. E ancora, alla frase di un amico, “Io spaccio”, il capo della curva Sud rossonera risponde: “Fino alla morte”. I passaggi sono contenuti negli atti dell’inchiesta della Procura di Milano che ha ottenuto dal giudice otto misure cautelari per spaccio di droga. Sei degli indagati sono assidui frequentatori della curva del Milan. Tra loro c’è Lucci, che nel dicembre 2018 – alla festa per i 50 anni della curva Sud – fu immortalato in abbracci amichevoli con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. Allora aveva già patteggiato un condanna per spaccio. Ed era già stato condannato anche per aver sferrato un pugno, nel derby Milan-Inter del 15 febbraio 2009, al tifoso interista Virgilio Motta facendogli perdere un occhio. E nonostante questo il leader leghista, che diceva di essere in prima linea contro la droga, non ebbe remore a farsi fotografare con Belvaitalia.
Nell’indagine non è al momento contestata l’associazione per delinquere, anche se nelle conclusioni della sua richiesta il sostituto procuratore della Repubblica Leonardo Lesti scrive di “un vero e proprio modus operandi, caratterizzato dall’impiego di sistemi di comunicazioni criptate sostanzialmente inattaccabili con i tradizionali mezzi di captazione, rappresentati da telefoni cellulari Bq Aquaris, che generano unicamente traffico dati sulla piattaforma di messaggistica chiusa Encrochat, che solo una operazione congiunta di carattere internazionale ha consentito finalmente di disvelare nel luglio 2020”. Con Lucci che dimostra di “avere grosse disponibilità di denaro contante, tanto che è in grado di pagare subito dopo la fornitura di 90 chilogrammi di hashish i quasi trecentomila euro che ne costituiscono il prezzo”. Ora, va detto – e il pm correttamente lo spiega – che l’intera inchiesta basata sullo studio delle chat criptate è fondata sulla cosiddetta “droga parlata” (e non sequestrata, tranne 4 chili di marjuana). L’indagine è uno stralcio della maxi-inchiesta nata nel marzo 2019 dopo il tentato omicidio in via Cadore a Milano del trafficante Enzo Anghinelli, colpito alla testa mentre si trovava in auto. Per quel fatto ancora però non è stata trovata la quadratura giudiziaria. Dunque, quello di oggi appare come un primo capitolo di una vicenda ben più ampia e pericolosa.
L’inchiesta inizia a diventare interessante nel novembre 2019, quando viene arrestato in flagranza Francesco Marasco. In casa sua la polizia trova quattro chili di marjuana. Assieme ad altri, Marasco – si comprende dagli atti – era monitorato dalla squadra Mobile proprio per il tentato omicidio di Anghinelli. È da lui che la Procura, grazie soprattutto alla lettura delle chat criptate, parte e arriva ai vertici del gruppo. Tra questi, oltre a Lucci, anche Rosario Calabria, titolare del ristorante i Malacarne di Cologno Monzese – storico ritrovo dei milanisti – e il calabrese Rosario Trimboli, detto Saro o Ghost. Lo stesso Marasco, intercettato nel febbraio 2020, spiega: “Loro (la polizia, ndr) cercano di far cadere il pilastro grande (…) cercano di far terra bruciata attorno sperando che qualcuno…”. L’interlocutore domanda: “Perchè lui non ha mai niente in mano?”. Marasco: “Ma sei fuori, ma zero lui fa tutto con il telefono ovvio”. Telefoni che utilizzano la chat criptata chiamata Encrochat. Stylishgate è il nickname di Calabria. Nel marzo 2020 con Lucci parlano di un carico di cocaina dal Sudamerica. Dice Stylishgate: “Ma questo era 300 (chili) so io”. Di quel carico Lucci è interessato per dieci chili e altri dieci andrebbero a Ghost Trimboli. Lucci-Belvaitalia: “Io punto ad avere il mio da B e ghost il suo da u Zii”. E ancora: “Quando carica fra, chiedo quando devo mandare a loro se mi dice per 10 siamo apposto se mi dice che devo dare a u Zii vuol dire sono quelli! Basta avere pazienza! Ghost deve stare sereno se va bene la mossa abbiamo dieci a testa se no ci accontentiamo (…). Fra se stiamo sereni mangiamo tutti e pure bene”.
Ad aprile Lucci è in contatto con il trafficante che fa da broker per la droga. Non è stato identificato e risulta con il nickname in chat di Remoteback. Il carico però sarà sequestrato in Brasile. Lucci resta a bocca asciutta ma dovrà comunque pagare i 75mila euro pattuiti. Il Toro non si perde d’animo: “Ho un lavoro da mezzo milione in Marocco”. Così a maggio Lucci in chat con Remoteback: “Mi serve tutto, erba e fumo, se porti organizziamo”. L’altro: “Dimmi quanti chili vuoi, giovedì il carico è qua”. Lucci chiede il prezzo. L’altro: “3,5 (3500 al chilo), fra, pagata cara tranquillo (…). A 4 (4000) la dai senza problemi”. A giugno i due sono ancora in chat. Lucci: “Serve troppo”. Il fornitore: “Ne ho una tonnellata in casa, io quando faccio, faccio il colpo fra!”. A luglio si replica. Remoteback: “Fra tutto ok, caricato”. Belvaitalia: “Quello di Bergamo vuole 20 chili ma a 3,6 non riesci a fare a me 3,3”. L’altro: “Per te faccio tutto (…) ma soldi cash”. L’11 luglio Remoteback annuncia: “Fra camion arrivato”.
Si attivano i contatti di Lucci. Rosario Calabria: “Mi servirebbero un 10 di erba e un 10 di fumo”. Lucci: “Fra sto consegnando”. Il giorno dopo ancora il trafficante a Lucci: “Già venduti 180 chili e venti a te poi finito”. Lucci: “Portane altri che lunedì serve a me (….) preparo 58mila”. Lucci invia la foto di mazzette di soldi. Il modus operandi appare in un’altra chat dove (…) chiede 10 chili. Non si può fare, spiega Lucci: “No fra, mi prendono tutti 20 o 30. Quindi se per esempio te vuoi 10 devo associarti a uno che prende anche lui”. Insomma un lavoro con le vendite che viaggiano nell’ordine di decine di chili di droga. Remoteback: “Quando vuoi i prossimi 50 chili?”. Lucci: “Di più mi sa fra! (…). Fumo per ora 80, dimmi tu se vuoi mi fermo con le ordinazioni”. Dalle chat emerge che Lucci è in grado di ordinare fino a 90 chili di droga alla volta. E le consegne, stando alla lettura degli atti, si susseguono pressoché quotidianamente.