Per la Procura generale di Milano l’ex sindaco Pd di Lodi Simone Uggetti ha comunque violato le norme. Per questo motivo, il sostituto procuratore generale di Milano Massimo Gaballo ha chiesto alla Corte di cassazione di annullare la sentenza della seconda Sezione della Corte d’appello meneghina che aveva assolto nel maggio scorso l’ex primo cittadino del comune lombardo, ma anche i tre coimputati, che erano accusati di turbativa d’asta, in concorso, in relazione all’appalto della primavera del 2016 per la gestione per sei anni di due piscine scoperte di proprietà del Comune di Lodi. Uggetti era stato arrestato il 3 maggio 2016 con l’accusa di turbativa d’asta e condannato, in primo grado, a 10 mesi di reclusione.
Nelle motivazioni che hanno portato al ricorso in Cassazione, la Procura generale contesta l’interpretazione estensiva data dalla corte all’articolo 353 del codice penale, ritenendo che tutti i precedenti di giurisprudenza abbiano sempre considerato il reato come “di pericolo” e non “di evento”. Nella fattispecie, Uggetti è stato assolto dalla corte di appello di Milano sulla base del criterio che “la turbativa non ricorre in presenza di qualsiasi disordine relativo alla tranquillità della gara, essendo necessaria una lesione, anche potenziale, agli scopi economici della pubblica amministrazione e all’interesse dei privati di poter partecipare alla gara”. In questo caso specifico, secondo la seconda Sezione questa “necessaria lesione anche potenziale” non ci sarebbe stata. Al contrario, secondo la Procura generale di Milano i comportamenti contestati agli imputati, a partire dalla comunicazione anzitempo di una bozza del bando di gara a un amministratore della società partecipata poi risultata vincitrice, avrebbero comunque violato la norma, indipendentemente dall’esito potenzialmente coincidente con gli interessi del Comune di Lodi.
Il ricorso della Procura generale, in caso di esito positivo, potrebbe riscrivere una storia che ha avuto risvolti politici anche su scala nazionale. Dopo l’assoluzione del maggio 2021, era scattata la solidarietà di tutti i partiti nei confronti dell’ex sindaco. Le forze politiche che avevano accusato più duramente l’ex amministratore lombardo (M5s e Lega in primis) furono costrette a scusarsi pubblicamente, con Di Maio e Salvini a fare mea culpa. Il diretto interessato, dal canto suo, aveva accusato i media di processo mediatico. In particolare, se l’era presa con il Fatto Quotidiano, che aveva pubblicato le sue dichiarazioni ai pm del 2016 dal carcere di San Vittore. A maggio, però, Uggetti non solo non aveva fornito alcuna spiegazione sugli “sbagli” che lui stesso aveva detto di “aver fatto per il bene della mia città”, ma non aveva neanche commentato la sua ammissione davanti ai pm, a cui aveva raccontato di aver tentato di cancellare le prove. “Dopo l’arresto, non mi vergogno a dirlo, io sono andato per qualche mese da una psicoterapeuta” disse all’AdnKronos, sottolineando che “l’accanimento che sta operando contro di me Il Fatto mi fa pensare che un maggiore equilibrio, magari anche con un supporto professionale, potrebbe essere d’aiuto anche a loro nella comprensione della realtà”.
Uggetti scelse però di non aggiungere altro in merito alle sue dichiarazioni ai pm sul bando e sui suoi interessamenti a favore della “Sporting Lodi”. Si limitò, accusando Il Fatto, a sostenere “che c’è una differenza fondamentale tra l’ammettere di aver compiuto degli sbagli e l’ammettere di aver commesso un reato“. E non entrò quindi nel merito del verbale. “Io ho sempre collaborato con i magistrati, sempre. Magistrati che rispetto profondamente e che ho rispettato anche nei momenti più duri, perché fanno un lavoro delicato e difficile”. Del resto “tutti possono sbagliare, ma non è perché un medico sbaglia che non si va più in ospedale a curarsi”.