“Io faccio lo sforzo di stare con il Pd e Draghi se ne va?”. Matteo Salvini aveva già detto di augurarsi l’attuale premier ancora a lungo a palazzo Chigi. Ma venerdì, risponendo ai cronisti durante una pausa del processo Open Arms in corso a Palermo, l’ha ribadito senza mezzi termini: “È giusto che continui, non è facile che se sposti una pedina poi resti tutto com’è”. Secondo la Lega, quindi, il presidente del Consiglio non dovrebbe candidarsi al Quirinale per non vanificare gli sforzi del governo. Salvini si dice “assolutamente d’accordo” con l’Economist, il giornale inglese che ha proclamato l’Italia “Paese dell’anno” e Draghi un premier “competente e rispettato”. Tirando in ballo anche un’altra circostanza che secondo molti si frappone tra l’ex banchiere e il Colle: “E cosa facciamo, prolunghiamo lo stato d’emergenza fino al 31 marzo e poi a gennaio va via?”, chiede retoricamente. Per Draghi ancora capo del governo torna a spendersi anche il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani: “È un fatto che riguarda l’interesse nazionale, un grande attestato di stima nei confronti di Draghi. Ormai tutti dicono la stessa cosa: lo dico io, lo dice Salvini, ma anche Letta, Conte, Washington e Bruxelles. È una voce unanime di buon senso condivisa dalla maggioranza degli italiani”, dice all’Ansa.
Il leader del Carroccio annuncia di voler partire con le annunciate “consultazioni” con i leader di partito “tra Natale e Capodanno. Ho raccolto l’impegno di tutti i segretari, che ho contattato uno per uno, da Fratoianni a Berlusconi. Aspettiamo l’approvazione della legge di bilancio. Per me ci si potrebbe trovare anche prima della fine dell’anno per iniziare a ragionare di criteri”. Un invito destinato però a cadere nel vuoto, perché nessuno ha intenzione di anticipare la discussione: “È molto presto per impegnarsi in un confronto sul Quirinale”, taglia corto Tajani, “credo che concretamente se ne parlerà a inizio gennaio”. Dopo il via libera alla legge di bilancio quindi, ma soprattutto dopo la conferenza di fine anno all’Auditorium Antonianum di Mario Draghi. Appuntamento in cui tutti sperano cessi il silenzio del presidente del Consiglio sul tema Quirinale. L’obiettivo, dice, è “decidere presto, bene e, se non tutti insieme perché sarà difficile, a larga maggioranza, senza escludere nessuno: già c’è il Covid con tutto quello che comporta, non vorrei che gli italiani a gennaio passassero giornate e giornate davanti a un Parlamento che non riesce a decidere un presidente della Repubblica”.
Almeno a parole, Salvini insiste sull’ipotesi che a succedere a Sergio Mattarella possa essere Silvio Berlusconi: “Cerchiamo di capire cosa vuole fare. A differenza di Letta che dice “Va bene tutti però Berlusconi no”, io mi siedo a quel tavolo ascoltando tutti. Perché Berlusconi no? Se Berlusconi avesse i numeri non c’è un articolo della Costituzione che prevede che il segretario del Pd possa mettere i veti“. L’ipotesi di una donna presidente? “Anche noi ne abbiamo“, risponde. E il nome – ricorrente – di Marcello Pera come candidato del centrodestra? “Checché ne dicano i giornali non lo vedo e non lo sento da tempo, ma è stato presidente del Senato, quindi…”. “È inutile che si parli di consenso largo per il Quirinale se la destra continua a tirare in ballo Berlusconi. Salvini si chiede perché no Berlusconi? Questa non è una domanda ma una provocazione che respingiamo al mittente”, replica a nome del M5S il presidente della Commissione Giustizia della Camera, Mario Perantoni.