di Giovanni Ceriani
L’oscuramento mediatico che è stato scavato attorno allo sciopero generale di ieri è pari per ampiezza ed intensità all’opposto ingigantimento mediatico, con tanto di dirette, dibattiti, editoriali, anteprime, etc. che ha avuto l’altra manifestazione della Cgil, quella contro il fascismo e lo squadrismo, di sabato 16 ottobre. Giusti giusti due mesi: 16 ottobre ieri, 16 dicembre oggi.
Ora, come sia possibile tanta e tanto palese schizofrenia mediatica è presto detto, visto che riconferma quanto qui si vien dicendo da tre anni a questa parte, con sempre maggior elementi di prova ed indignata coscienza. Il punto è che il potere di oggi, nella sua forma neo-liberista e strenuamente stato-fobica, si è comodamente seduto sull’immaginario, tra le battaglie e nelle piazze dell’Antifascismo.
E da tale comoda, e pure virtuosa (anzi, virtuosissima!) posizione sta portando avanti la sua solita vile (anzi vergognosa!) battaglia per il profitto. Lo fa in fogge “antifa’”, menando fendenti ed altro ai reprobi di turno: che siano fasci o costruttori di giustizia sociale fa lo stesso (per loro). La “reductio ad fascismum” paga sempre.
Usare l’arma dei diritti civili e la retorica dei diritti civili contro i diritti sociali e il bisogno – anzi il grido – di maggiore giustizia sociale, è lo stile di questo nuovo corso del potere neoliberale nella sua variante “antifascista” e/o “antipopulista”. Che poi si finisce – sempre schizofrenicamente – per essere innalzati – ieri – nella sacra crociata anti-no-vax, ed oggi (al contrario) presto additati come pericolosi sobillatori, antiscientifici, complottardi, pauperisti ed antisviluppisti.
E’ il solito trucco dell’antipopulismo, virato in direzione antifascismo, per fare il gioco del neoliberismo. Un giochino, appunto.
Prima se ne coglie il veleno e l’ipocrisia meglio è.
Meglio per reinterpretare – dalla nostra parte – il vero antifascismo come lotta contro il dominio del capitale, nella sua determinazione finanziaria e confezionamento mediatico. E non come ulteriore elemento della guerra tra poveri, tra penultimi, terzultimi e quartultimi della classe, la stessa classe. Perché il giochino dei primi della classe che dà dei fascisti agli ultimi della classe fa sorridere: se dura poco. Inorridire se diventa costante politica e cristallizzazione “etica” dei… “migliori”.
Ed allora da questo nuovo e radicale punto di vista viene pure percepito l’altro squadrismo: quello di Lorsignori contro il Reddito di cittadinanza, contro il Decreto dignità, contro il blocco dei licenziamenti. Contro quei manigoldi populisti dei 5stelle e del loro Avvocato.
Ma da questo nuovo punto di vista e nuovo antifascismo ecco che possiamo allora rienterpretare, puntellare e universalizzare anche lo sciopero generale di ieri. Appunto, uno sciopero generale che però, senza questa consapevolezza e senza questa presa di posizione, generale non è.
Facciamo in modo che lo sia.