Nel 2011 il marito, poi morto carbonizzato, le diede fuoco, deturpandole il viso e privandola di una mano e di parte del braccio sinistro. Una violenza atroce, che non ha mai tolto la voglia di vivere a Valentina Pitzalis, simbolo della lotta alla violenza contro le donne, che oggi insieme al sorriso ha ritrovato anche il braccio sinistro. Dieci anni dopo la tragedia è lei la prima persona in Italia ad poter utilizzare una mano bionica di nuova generazione, Nexus, la più evoluta al mondo. “È un sogno che si realizza“, dice. “Sono qui per dire a tutte le donne che con la forza e il coraggio ce la possiamo fare a cambiare il mondo e noi stesse, perché nulla del genere accada più a nessuna”, sottolinea Valentina, da anni impegnata nelle scuole italiane per sensibilizzare i ragazzi sul tema della violenza sulle donne. “Oggi per me è una giornata fantastica – aggiunge – e se sono arrivata fino a qui è grazie a tutte le persone, e sono tante, che da dieci anni mi aiutano. È importate che le donne non siano mai lasciate sole. Se qualcuno mi avesse spiegato certe cose prima, forse non sarei mai arrivata a patire tutto questo”.
Una svolta per lei, ma con la consapevolezza che comunque le difficoltà restano: “Il prossimo passo sarà farmi da sola la piega con il phon ma non potrò mai essere di nuovo autosufficiente. La protesi è fantastica, mi garantisce 14 movimenti, ma non è impermeabile – ha spiegato poi al Corriere della Sera -. Quindi per lavarmi, per esempio, avrò sempre bisogno dell’aiuto di un’altra persona. Però, per una che ha perso la mano sinistra e può usare la destra solo al 60 per cento, poter di nuovo fare da sola cose semplici come tagliare una fettina di carne, è bellissimo. Non do più niente per scontato”.
Realizzata su progetto inglese, la speciale mano bionica le è stata applicata presso l’officina ortopedica Maria Adelaide di Torino, leader nazionale nel settore protesi. “La tecnologia di Nexus segna un passaggio epocale rispetto alle protesi precedenti – spiega il direttore dell’Officina, Roberto Ariagno – si applica facilmente, è personalizzata e si articola leggendo, tramite sensori, i movimenti muscolari dell’avambraccio”. Si infila come un guanto, senza necessità di alcun intervento chirurgico, e ha 14 posizioni rese possibili da un micropulsante azionato dal paziente.
“È una protesi sofisticata che può cambiare la vita delle persone – aggiunge Elisa Mighetti , ingegnere biomedico – che però costa 40 mila euro a fronte dei 15 mila coperti dal servizio sanitario nazionale che speriamo presto cambi il tariffario per poter aiutare le persone che si trovano in queste situazioni di grande difficoltà”.
A presentare la nuova applicazione oggi a Torino, accanto a Valentina Pitzalis, c’era anche Riccardo Perdomi, presidente dell’associazione Fare X Bene, che ha accompagnato Valentina in questi dieci anni di calvario, nei quali è stata sottoposta a 32 interventi. L’acquisto della protesi per la giovane donna è stato reso possibile anche dal sostegno economico offerto proprio da Fare X bene e dall’associazione Doppia Difesa. “Ma non tutte le persone che hanno bisogno di apparecchiature di questo tipo possono fare conto su sostegni come questi”, conclude Alessio Ariagno, amministratore unico di Officina Ortopedica Maria Adelaide.
Visualizza questo post su Instagram